Confindustria: Carlo Bonomi è stato designato nuovo presidente

Carlo Bonomi Presidente Confindustria

È Carlo Bonomi il presidente designato al vertice di Confindustria per il mandato 2020-2024, votato online, a causa della pandemia da coronavirus, dal Consiglio Generale.

Il prossimo 20 maggio si terrà l’assemblea privata degli industriali, in cui avverrà l’elezione definitiva.

Già da tempo Carlo Bonomi era stato dato per favorito, quando la Commissione di designazione di Confindustria aveva certificato il suo vantaggio sia in consiglio generale che in assemblea.

CHI È CARLO BONOMI

Dal giugno 2017, Carlo Bonomi è presidente di Assolombarda, l’Associazione delle imprese che operano nella Città Metropolitana di Milano e nelle province di Lodi, Monza e Brianza.

Nato a Crema il 2 agosto del 1966 è imprenditore nel settore bio-medicale, presidente della Synopo e delle aziende manifatturiere controllate, Sidam e BTC Medical Europe.

In ambito associativo ha ricoperto diversi ruoli: in Assolombarda è stato vice presidente con la delega al credito, fisco, finanza, organizzazione.

In precedenza era stato vice presidente del Gruppo Giovani sia di Assolombarda che di Confindustria Lombardia. È alla guida del Gruppo tecnico per il fisco nella squadra di Vincenzo Boccia. Da luglio 2019 è anche presidente della Fondazione Assolombarda.

L’elezione di Carlo Bonomi alla guida di Assolombarda fu una scelta in continuità con il passato, visto il suo ruolo al fianco di Gianfelice Rocca, suo predecessore.

In Assolombarda a guida Rocca fu prima Consigliere Incaricato per Ricerca, Innovazione e Agenda Digitale e poi vicepresidente dello stesso Rocca con delega a Credito e Finanza, Fisco, Organizzazione e Sviluppo.

La sua campagna elettorale fece leva sul clima “anti-Roma”, sentimento diffuso tra gli industriali lombardi, e il suo mandato non se ne è discostato, non mancando occasione di criticare i governi Conte I e II.

“Non si esce da anni di crescita e produttività stagnanti, se le istituzioni della Repubblica, per prime, non comprendono che occorre un grande impegno comune, pubblico e privato”, diceva nel suo discorso all’assemblea generale lombarda, nel 2019, “non dimentichiamo quello che abbiamo visto e sentito nei 14 mesi precedenti.

Non possiamo dimenticare che quel governo ci ha promesso di cancellare la povertà, invece ci ha restituito alla stagnazione”, era la critica rivolta a Giuseppe Conte poco dopo l’esordio del secondo esecutivo, prima di una sfilza di puntualizzazioni nel dettaglio delle varie misure.

Con Carlo Bonomi, l’asse di Confindustria si sposta dal Sud – Vincenzo Boccia è di Salerno – al Nord, quel Nord lombardo oggi simbolo dell’epidemia coronavirus, sia dal punto di vista sanitario che economico. A lui, la sfida di dialogare con il governo e riunire gli industriali italiani in uno dei momenti più drammatici per il Paese.

Digital Innovation Hub e i Competence Center

digital innovation competence center
Nasce il network italiano dell’innovazione 4.0

I Digital Innovation Hub di Confindustria e gli otto Competence Center selezionati dal Ministero dello Sviluppo Economico, hanno siglato un’intesa che segna la nascita del “network italiano dell’innovazione 4.0”

L’accordo di collaborazione operativa tra questi soggetti si propone l’obiettivo di creare “sinergie per accelerare l’adozione di tecnologie digitali 4.0 nei processi produttivi, soprattutto in questa delicata fase di ripartenza del sistema produttivo”.

Con questa intesa la rete dei Competence Center e il network dei Digital Innovation Hub si impegnano a supportare le imprese nella trasformazione digitale dei prodotti, dei processi e delle filiere attraverso una collaborazione volta a valorizzare i rispettivi ruoli e competenze: la prossimità territoriale dei Digital Innovation Hub e la loro appartenenza a un network e le competenze, le specializzazioni tecnologiche e la ricchezza dei partenariati dei Competence Center.

Da un lato c’è l’esperienza maturata nel corso di questi ultimi anni dai Digital Innovation Hub che, con la loro diffusione capillare sul territorio, hanno incontrato 15.000 imprese in centinaia di incontri sul territorio e hanno svolto oltre 1.000 assessment per valutare la maturità digitale delle imprese

Dall’altro, gli otto Competence Center finanziati con oltre 80 milioni di euro dal Ministero dello Sviluppo Economico: Cim 4.0 di Torino, Made di Milano, Smact del Triveneto, Start 4.0 di Genova, Bi-Rex di Bologna, Artes 4.0 di Pisa, Cyber 4.0 di Roma, Meditech di Napoli.

Sono dei partenariati pubblico-privato intorno a cui ruotano le principali università e centri di ricerca del Paese, che si occupano di orientamento, formazione e sviluppo di progetti innovativi insieme alle imprese, soprattutto PMI.

DIH-competence
I punti dell’accordo

L’accordo definisce quindi i ruoli di tutti i soggetti nelle diverse aree di competenza e stabilisce anche che Competence Center e Digital Innovation Hub proporranno al governo una serie di “aggregazioni” che potranno poi essere presentate in Europa ai fini della partecipazione al Digital Europe Programme.

1) Chi fa cosa

Il primo punto disciplina chi fa cosa, soprattutto sull’area di sovrapposizione dei servizi di orientamento su cui sono competenti sia i Digital Innovation Hub che i Competence Center. L’accordo prevede che i Digital Innovation Hub si occupino dell’orientamento generale delle imprese sulle tecnologie abilitanti, mentre i Competence Center si occuperanno più in dettaglio dell’orientamento in relazione ai progetti di innovazione.

In dettaglio, si stabilisce che i Digital Innovation Hub “possono svolgere per i Competence Center sia attività di livello generale volte a sensibilizzare le imprese e a fornire una formazione di base sulle tecnologie 4.0 sia attività specifiche volte a individuare le imprese potenzialmente interessate a incontrare e avvalersi delle competenze dei CC”.

Dal canto loro i CC, avendo competenze tecnologiche elevate e disponendo di luoghi fisici dove approfondire la conoscenza e sperimentare le tecnologie, metteranno a disposizione delle imprese accompagnate dai Digital Innovation Hub:

  • Dimostrazioni e attività di orientamento anche attraverso la realizzazione e la gestione di laboratori e dimostratori per i vari ambiti di interesse delle imprese
  • Attività di Proof of Concept (PoC).
  • Scouting tecnologico a supporto dei progetti di interesse delle aziende
  • Progetti di implementazione di Ricerca Industriale, sviluppo sperimentale, prototipazione e testing.
  • Formazione
  • Servizi di consulenza e con verifica di progetti di implementazione e supporto alla scelta di tecnologie.
  • Affiancamento periodico e continuativo alle imprese per l’analisi di fabbisogni, opportunità e opzioni tecnologiche
 2) Collaborazione sul territorio

Quanto al secondo punto, si sancisce il coinvolgimento di tutti i Digital Innovation Hub di Confindustria nelle attività dei Competence Center su base regionale e il ruolo dei Competence Center su tutto il territorio nazionale, stabilendo che “potranno essere realizzati accordi e convenzioni sia tra singoli Competence Center e singoli Digital Innovation Hub sia tra singoli Competence Center e “aggregazioni” di Digital Innovation Hub accumunati dall’interesse per specifici ambiti tecnologici”.

3) Partecipazione al Digital Europe Programme

Il terzo punto su cui verte l’accordo è il tema degli European Digital Innovation Hub. Il Ministero dello Sviluppo Economico è chiamato a segnalare all’Europa i soggetti italiani titolati a partecipare, come European Digital Innovation Hub, ai bandi previsti dal Digital Europe Programme per il periodo 2021-2028. Questi bandi saranno lo strumento con cui la Commissione Europea distribuirà risorse (diversi miliardi di euro) finalizzate a promuovere l’innovazione digitale delle imprese.LINK: https://it.finance.yahoo.com/notizie/confindustria-operativo-il-network-italiano-dellinnovazione-4-0-

L’industria del Nord: riaprire per non spegnere il motore del Paese

Milano piazza del duomo

Appello delle Confindustrie regionali del Nord: a rischio gli stipendi di aprile se non si riparte. Intanto il decreto imprese (Dl 8 aprile 2020, n. 23) è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale ed entra quindi in vigore. Avviare una collaborazione tra autorità pubbliche, imprese e sindacati uscendo dalla logica dei codici Ateco.  Per definire un “crono programma” certo per avviare la Fase 2

Le confindustrie delle quattro regioni a maggiore vocazione manifatturiera, Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, indirizzano al Governo una proposta congiunta che ha come obiettivo il superamento del lockdown, blocco produttivo ormai non più sostenibile per le imprese.

La salute – si legge nel documento – è certamente il bene primario, e ogni contributo affinché si possano alleviare e contrastare le conseguenze dell’epidemia è cruciale. Se le relazioni economiche e sociali sono colpite già ora in modo grave, si deve tuttavia essere consapevoli che all’emergenza sanitaria seguirà una profonda crisi economica.
Riaprire in sicurezza le imprese è la strada maestra per evitare che questa crisi si trasformi in depressione. Se le quattro principali regioni che rappresentano il 45% del Pil – si legge nella nota – non riusciranno a ripartire nel breve periodo il Paese rischia di spegnere definitivamente il proprio motore e ogni giorno che passa rappresenta un rischio in più di non riuscire più a rimetterlo in marcia.

Lockdown significa continuare a non produrre, perdere clienti e relazioni internazionali, non fatturare. Con il risultato che molte imprese finiranno per non essere in grado di pagare gli stipendi del prossimo mese. La richiesta è quella di definire una roadmap per una riapertura ordinata e in piena sicurezza delle imprese che rappresentano il cuore del sistema economico del Paese.

Realizzando un percorso chiaro e decisioni condivise con una interlocuzione costante tra Pubblica Amministrazione, Associazioni di rappresentanza delle imprese e Sindacati che indichi le tappe per condurre il sistema produttivo verso la piena operatività delle imprese.

La salute è il primo e imprescindibile obiettivo: le imprese devono poter riaprire, ma è indispensabile che lo possano fare in assoluta sicurezza, tutelando tutte le persone. Le aziende sicure devono poter lavorare. Chi non è in grado di assicurare la sicurezza necessaria nei luoghi di lavoro non può dunque aprire.

L’obiettivo è quello di definire un piano di aperture programmate di attività produttive mantenendo rigorose norme sanitarie e di distanziamento sociale. Uscendo però dalla logica dei codici Ateco, delle deroghe e delle filiere essenziali a partire dall’industria manifatturiera e dai cantieri. È una logica non più sostenibile e non corretta rispetto agli obiettivi di sanità pubblica e di sostenibilità economica. Perché il criterio guida deve essere la sicurezza.

Le imprese si sono già dotate di alcuni importanti strumenti per modulare i propri comportamenti in questa difficilissima situazione, in primis il Protocollo di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro. Si tratta di un documento fondamentale, condiviso da tutti gli attori che deve trovare una rigorosissima applicazione, anche nei controlli, e costituire il principale riferimento.

Per mettere le imprese in condizione di attuarlo le quattro Confindustrie regionali chiedono accessibilità ai dispositivi di protezione individuale, la velocizzazione dei percorso di autorizzazioni da parte dell’ISS per i dispositivi prodotti in deroga alle normative sanitarie, ma che dimostrino requisiti di protezione soddisfacenti, la messa in campo di misure di finanziamento a fondo perduto che supportino gli investimenti delle imprese nella sicurezza basato su alcune linee d’azione fondamentali: adozione di protocolli di sanificazione degli ambienti di lavoro; ripensamento degli spazi lavorativi per ridurre al minimo i contatti tra le persone; nuova mobilità da e per i luoghi di lavoro e all’interno dei siti produttivi; ricorso allo smart working.

Il piano di contenimento del virus dovrebbe essere realizzato in collaborazione tra Autorità preposte, imprese e sindacati, evitando dunque ogni contrasto. Condividendo con i Servizi Sanitari modelli di collaborazione in cui le imprese diventano luoghi in cui si attuano le politiche per la salute a partire dalle attività di screening preventivo sulle quali si attendono decisioni tempestive e univoche delle autorità competenti: con l’ausilio fondamentale di test sierologici validati o con programmi coordinati di “tamponi” sul territorio. Le imprese sicure, conclude la nota, sono tutte uguali.

Innovazione: accordo ENEA-MITO Technology per investimenti in tecnologie per la sostenibilità

accordo Enea-Mito
Facilitare l’accesso a fondi di venture capital per accrescere gli investimenti in tecnologie innovative nel campo della sostenibilità

È l’obiettivo dell’intesa sottoscritta fra ENEA e MITO Technology, società specializzata nella valorizzazione dei risultati della ricerca a supporto di università ed enti pubblici e advisor strategico del fondo di investimento Progress Tech Transfer, lanciato nel 2019 e sottoscritto dal Fondo europeo per gli investimenti (FEI) e da Cassa Depositi e Prestiti (CDP) con una dotazione iniziale di 40 milioni di euro per l’innovazione nel settore della sostenibilità.

In particolare, attraverso l’intesa con MITO, ENEA e Progress Tech Transfer collaboreranno per accrescere gli investimenti in tecnologie sviluppate dall’Agenzia nei settori energia, ambiente, nuovi materiali e per favorirne il trasferimento verso imprese esistenti o attraverso la creazione di spin-off.

A livello operativo, Progress Tech Transfer concorrerà a selezionare progetti ENEA di “proof of concept” (a basso livello di maturazione tecnologica), sui quali indirizzare le risorse finanziarie necessarie al loro sviluppo, con l’obiettivo di arrivare all’industrializzazione e alla commercializzazione di nuovi prodotti.

“Siamo particolarmente soddisfatti dell’accordo raggiunto con ENEA – ha dichiarato Francesco De Michelis, amministratore delegato di MITO Technology – perché si tratta di un interlocutore cruciale nei settori di interesse di investimenti in tecnologie Progress Tech Transfer e un potenziale canale di alimentazione del dealflow, che ci consentirà di concentrarci sulle attività peculiari di Progress Tech Transfer come finanziatore di programmi di proof of concept.

Nell’interesse anche delle generazioni che verranno, ci auguriamo di identificare progetti nel settore della sostenibilità che arriveranno al mercato e aiuteranno a risolvere le sfide ambientali, energetiche, produttive del nostro tempo”.

“Questa collaborazione con un soggetto di particolare rilievo – ha sottolineato il presidente ENEA Federico Testa – è un risultato importante anche nell’ambito della strategia di Knowledge Exchange lanciata da ENEA per rafforzare il trasferimento di tecnologie innovative e servizi avanzati alle imprese.

Accordi analoghi sono stati siglati con altri operatori del venture capital con l’obiettivo di  accrescere le opportunità di valorizzazione dei risultati della ricerca ENEA in particolare nel campo delle biotecnologie e dei materiali avanzati”.

L’accesso ai fondi di venture capital rappresenta uno dei tre ‘pilastri’ della ‘Knowledge Exchange Strategy, la strategia lanciata da ENEA nel 2018 per rafforzare il trasferimento tecnologico alle imprese. Gli altri due pilastri sono il il fondo interno di Proof of Concept e il Knowledge Exchange Program (KEP), realizzato in collaborazione con CNA, Confapi, Confartigianato, Confindustria e Unioncamere. Il KEP dà alle aziende la possibilità di iscriversi gratuitamente al portale www.kep.enea.it, che raccoglie tecnologie, competenze e infrastrutture ENEA suddivise per specifiche aree tematiche: energia, beni culturali, diagnostica avanzata, strumenti medicali, biotecnologie e agroindustria e sicurezza delle infrastrutture critiche.

Le imprese che si iscrivono vengono contattate da un Knowledge Exchange Officer (KEO), un ricercatore ENEA esperto in trasferimento dell’innovazione, in grado di individuare soluzioni ‘su misura’ dell’impresa iscritta, di organizzare visite ai laboratori e incontri diretti con i ricercatori.

In cinque mesi al programma – che segue il modello di esperienze di successo come l’Industrial Liaison Program del MIT di Boston – hanno aderito circa 100 imprese, prevalentemente per i settori energia e diagnostiche avanzate, e sono in via di perfezionamento le prime partnership.

Il Fondo interno per il Proof of Concept ha una dote triennale di 2,5 milioni di euro per supportare lo sviluppo di tecnologie innovative ENEA, in partnership con imprese interessate a condividere il rischio dell’investimento; ENEA non finanzia le imprese, ma specifici progetti al cui sviluppo contribuiscono le imprese stesse, selezionate  a seguito di una manifestazione di interesse.  I progetti vengono valutati da un’apposita commissione costituita da esperti di IBAN, l’Associazione Italiana dei Business Angels: nei primi due anni di avvio del Fondo sono stati finanziati 38 progetti con circa 1,67 milioni di euro, a fronte degli oltre 170 presentati.

Rockwell Automation: produzione flessibile

produzione flessibile
Le 5 priorità per adattarsi ai cambiamenti di mercato

Per molti produttori, la flessibilità rappresenta un obiettivo fondamentale e lo è a ragion veduta. In tutti i segmenti industriali, le aziende che hanno dimostrato di essere in grado di attuare modelli operativi flessibili oggi occupano posizioni di leadership nei loro settori

Basta pensare all’impegno di Amazon e Alibaba nel fornire ai propri clienti una customer experience senza precedenti, oppure,  a come le aziende produttrici di automobili si stiano adeguando alle normative per la riduzione delle emissioni di carbonio. Di fronte a nuovi scenari e condizioni di mercato, la flessibilità ha sempre la meglio sulla rigidità.

Cosa vuol dire essere un produttore flessibile

Cosa implica, però, essere un produttore flessibile? Flessibilità significa rapidità di adattamento. Significa creare un flusso ininterrotto cha va dal bisogno alla consegna, dalla decisione all’implementazione e dalla sfida alla soluzione.

La vera flessibilità consente ai produttori di essere costantemente in sintonia con il proprio mercato attraverso l’introduzione di livelli di controllo e di reattività che vanno a prendere il posto di modelli operativi rigidi e statici

La flessibilità è un concetto che va oltre la semplice tecnologia, benchè sia proprio questa a rappresentare  il cuore della trasformazione e a continuare a guidare e rendere possibili nuovi modi di innovare. Tuttavia, la tecnologia da sola non può ingenerare un cambiamento di velocità e deve essere associata  a un quadro organizzativo flessibile. Per questo motivo, è necessario guardare al di là dei soliti aspetti ed individuare le aree che consentiranno di operare in modo flessibile all’interno della propria organizzazione.

Focalizzare l’attenzione su 5 priorità

Per incrementare la flessibilità è bene, come prima cosa, individuare possibili ostacoli e colli di bottiglia. Per fare ciò è necessario avviare una completa valutazione di ogni area che possa contribuire a soddisfare le esigenze del mercato. Questa supervisione, oltre che risolvere eventuali attriti, consente anche di migliorare l’allocazione delle risorse per continuare a migliorare gli aspetti organizzativi. 

La nostra esperienza con i clienti ci ha portato a dare la priorità alle seguenti aree:

Tecnologia: a livello tecnico, una maggiore flessibilità può essere raggiunta grazie all’adozione di sistemi intelligenti. Per molti decenni, la produzione è stata basata su linee di produzione statiche e scollegate, controllate da sistemi di operation technology (OT) spesso scarsamente duttili. Ora, nell’era di digitalizzazione, i produttori possono convergere i sistemi OT con quelli IT e dischiudere nuove opportunità di raccolta e analisi dei dati, con livelli di dettaglio sempre più granulari. Tale analisi può essere poi utilizzata per adattare e perfezionare le attività operative secondo un ciclo di feedback auto-potenziante, man mano che i sistemi vengono utilizzati.

Competenze: uno degli errori più gravi che può commettere un produttore è quello di concentrarsi esclusivamente sulla tecnologia, trascurando il fattore umano. Operatori qualificati, tecnici specializzati e analisti sono solo alcune delle figure professionali necessarie per una produzione flessibile. L’uso di funzionalità avanzate è strettamente correlato alla capacità, da parte del personale, di sfruttarle. La specializzazione e l’impegno nell’aggiornare le competenze supportano l’approccio flessibile, e fanno sì  che il cambiamento tecnologico vada di pari passo con le capacità delle risorse. 

Supporto esecutivo: la flessibilità coinvolge anche i livelli decisionali. Scegliere di produrre un nuovo prodotto a fronte di emergenti richieste da parte dei clienti, o di sospendere una linea di prodotti che, fino a poco tempo prima, era redditizia per rispondere a palesi cambiamenti del mercato, richiedono un processo decisionale rapido e collaborativo. Avere dalla propria parte degli sponsor a livello executive, che preferibilmente includano una vasta rappresentanza delle business unit e che siano sostenuti da chiari modelli di governance, può incrementare le probabilità di successo di un progetto di innovazione.

Modelli di consumo: uno dei maggiori trend commerciali dell’ultimo decennio è stato il passaggio a modelli di consumo basati sugli abbonamenti. Lo abbiamo visto nelle app e nei servizi online che utilizziamo e ora vediamo lo stesso approccio applicato ad aree storicamente ad alta intensità di capitale. Possedere macchinari fisici è un impegno considerevole e lega il produttore all’asset durante tutto il suo ciclo di vita. I produttori hanno constatato che, al fine di disporre di maggiore flessibilità, un approccio Machine-as-a-Service può contribuire ad aumentare l’efficienza degli OpEx, offrendo una maggiore capacità di aggiornamento o di cambiamento in linea con le nuove funzionalità che si affacciano sul mercato. 

Comprensione del mercato: l’ultima area è relativa alla comprensione del cliente. Tradizionalmente, in molte aziende , il marketing viene visto come una funzione a compartimento stagno, responsabile dell’incremento delle vendite, ma senza alcun input diretto sul prodotto. Un approccio che non è più perseguibile.

Oggi, per essere un passo avanti rispetto al mercato, le vendite e il marketing devono essere direttamente  connessi alla produzione. La comprensione del profilo del cliente, della sua esigenza (immediata) e delle modalità secondo le quali desidera gli sia consegnato il bene,  permette alla produzione di adattarsi di conseguenza e di soddisfare i suoi desideri. Questo vale per le caratteristiche e la qualità del prodotto, così come per le questioni relative alle pratiche etiche e sostenibili, che sono sempre più al centro dell’attenzione dei clienti.

Essere operativi, evolvere velocemente

Superare l’inflessibilità in ciascuna di queste aree chiave può contribuire a creare una solida base su cui costruire e operare. Noi supportiamo i clienti nella valutazione di ciascuna di queste aree nell’ambito della loro operatività e proponiamo soluzioni per il miglioramento. 

Attraverso un’estesa rete di partner, siamo in grado  di offrire supporto in fase di progettazione e di realizzare un proof of concept che permette ai nostri clienti di testare l’idea in un ambiente live. Questo normalmente comporta degli investimenti iniziali e l’allocazione di risorse finalizzati al mantenimento delle nuove attività per alcuni mesi e al monitoraggio delle prestazioni. 

Una volta dimostrata l’efficacia del concetto e definiti i processi complementari riguardo alle linee, aiutiamo i nostri clienti a evolvere fino alla piena produzione.

Flessibilità di progettazione

Trovandosi a plasmare gli ambienti di produzione di un’era più intelligente e più incentrata sul cliente, va considerato che la flessibilità rappresenta una mentalità tanto quanto un mezzo tangibile per coordinare la produzione.

Adattarsi alle mutevoli condizioni di mercato, sia in termini di cambiamenti radicali a breve termine sia di trend a lungo termine, richiede una mentalità che non si aggrappa più agli investimenti e ai modi di lavorare del passato, ma che sia disposta ad abbracciare il nuovo per raccoglierne i frutti. Ciò significa muoversi più velocemente – non solo come singola linea di produzione, ma come un’intera organizzazione– e che la velocità può venire solo da basi flessibili. 

(Fonte: Paolo Butti, Director Industry and Oem – Emea, Rockwell Automation)

Lanxess: materie prime di origine vegetale, per ridurre le emissioni di CO2

lanxess

LANXESS, azienda che produce specialità chimiche, ha aggiunto delle varianti a base di materie prime di origine vegetale alla gamma di prodotti Aktiplast PP. Questi processing promoters per Compounds sono utilizzati nella produzione degli pneumatici e in tutti i tipi di articoli tecnici in gomma.

Aktiplast PP-veg, a base di materie prime rinnovabili, è stato sviluppato specificamente per rispondere alle esigenze di clienti in Asia. In questo modo, la business unit LANXESS Rhein Chemie mira a consentire ai trasformatori di gomma di ridurre la loro impronta di CO2. A differenza dei prodotti convenzionali, Aktiplast PP-veg è prodotto esclusivamente a base di oli di origine vegetale, e la proporzione di materie prime rinnovabili arriva quasi al 90%, in modo che l’impatto ambientale dovuto alla CO2 sia significativamente ridotto.

Il punto di partenza sono le materie prime ottenute dai frutti delle palme da olio. Sono ecologicamente più sostenibili di palme da cocco, colza o girasole, perché forniscono di gran lunga la più alta resa di olio per ettaro. Gli aiuti di processo sono particolarmente adatti per Compounds a base di gomma naturale, riducendone la viscosità e migliorando significativamente il comportamento ad iniezione ed estrusione, anche in combinazione con polimeri funzionali. A seconda della composizione del Compound, il prodotto migliora il comportamento alla scottatura, favorendo la vulcanizzazione e assicura un facile distacco della matrice senza contaminazione dello stampo

A propostio di LANXESS LANXESS è un’azienda leader nella produzione di specialità chimiche con un fatturato di 7,2 miliardi di euro nel 2018. Attualmente, l’azienda ha circa 15.500 dipendenti in 33 paesi e 58 siti di produzione in tutto il mondo. Il core business di LANXESS è lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti chimici intermedi, additivi, prodotti chimici speciali e materie plastiche. LANXESS è presente nei principali indici di sostenibilità, quali Dow Jones Sustainability Index (DJSI World ed Europa) e FTSE4Good.

RISCOPERTA DEL LATO BUONO DEL WEB

smart-working

CORONAVIRUS: LA RISCOPERTA DEL LATO BUONO DEL WEB

La bufera che ci ha travolto inaspettata ci permette di osservare la velocità di adattamento e risposta delle utility. Stefano Cagnoli, presidente del Comitato Italiano Gas ha spiegato le potenzialità di un periodo complesso come quello che ci troviamo ad affrontare in questi giorni.

La riscoperta del lato buono del web in questi giorni ci ha permesso di lavorare e di essere operativi ad alto livello. Internet, soprattutto negli ultimi anni, è stato oggetto di numerose critiche mosse da coloro che lo dipingono come uno strumento capace di generare i peggiori sentimenti.

In realtà, quello che stiamo vivendo oggi ci riporta all’origine del web stesso.

Si tratta di un salto importante dal punto di vista culturale che siamo stati chiamati a compiere in questo preciso momento storico ma che resterà per sempre.

Utilizzare il web nell’attuale situazione di isolamento come strumento per mantenere vivi i servizi essenziali (ma anche per continuare a coltivare i rapporti umani) è accadimento davvero straordinario. Un accadimento che dovrà rimanere come bagaglio culturale frutto di questi giorni complessi.

Sviluppare questi strumenti ci aiuterà a migliorare anche la qualità del lavoro, la responsabilizzazione del singolo che, prestando la propria attività lavorativa da remoto, deve rispondere in termini di risultato e non di tempo.

Cagnoli è dell’avviso questo rappresenta il punto di partenza per poter porre in essere un’evoluzione del nostro sistema.

Grazie al web siamo in grado di agire per supportare l’erogazione dei servizi pubblici di pubblica utilità e quindi di ridurre i disagi alla popolazione e alle strutture in prima linea nell’emergenza.

Abbiamo apprezzato la riscoperta del lato positivo del web, della forza di questo strumento utilizzato quotidianamente che ci consente di dematerializzare la nostra presenza fisica in moltissime attività e di dare a chi è obbligato ad agire sul campo un adeguato supporto organizzativo e logistico fondamentale.

Molti strumenti tecnologici utili a supportare l’evoluzione dei servizi già esistono ma si scontrano a volte con una sorta di pregiudizio nel loro uso a volte giustificato da una naturale resistenza al cambiamento.

La situazione attuale, invece, ci costringe forzatamente a cambiare abitudini e a gestire tutto quanto è possibile “da remoto”, senza una presenza fisica, una situazione nuova uno stato che potremmo definire “di guerra” da cui però imparare e fare esperienza: trasformare il problema in opportunità.

Questo cambio di abitudini  verrà senz’altro, o almeno si spera, trasferito anche nel post emergenza aprendo scenari del tutto innovativi sia nel modo di rapportarsi con gli atri sia nel modo di lavorare.

Fino ad oggi, abbiamo operato poco tramite web, ora invece siamo improvvisamente costretti a cambiare atteggiamento.

Chiunque di noi si trovava in precedenza a gestire “fisicamente” alcune attività ha ora compreso che per tali attività si possono utilizzare una serie di servizi, migliori e già attivi, attraverso il web e questo va di pari passo con una necessario aumento del senso di responsabilità del singolo e delle metodologie di misura della bontà del lavoro da parte delle imprese e delle aziende.

La pratica di prestare attività lavorativa dalla propria abitazione è sempre stata vista con diffidenza e pregiudizio, oggi invece siamo chiamati a comprendere che la gestione delle attività senza presenza fisica è possibile e si impone come aspetto fondamentale per una società resiliente.(fonte Energia Media)

PostCovid

Lavori del futuro

Quali lavori saranno più richiesti dopo l’emergenza?

PostCovid, quali lavori saranno più richiesti dopo l’emergenza?

lavori digitali sono quelli più adattivi, flessibili e richiesti non solo in questo periodo di “social distancing” ma anche nel futuro. Il virus ha coinvolto 183 Paesi a livello globale mettendo in ginocchio le nostre economie con grosse perdite di capitali, di lavori e purtroppo di persone. Si stima che il virus determinerà una forma a “L” o “U” dei risultati economici portando una recessione nei Paesi maggiormente impattati. Goldman Sachs, ad esempio, stima un calo del Pil del 34% nel solo secondo trimestre del 2020.

L’economia internazionale ha già rallentato fortemente: basta leggere la sequela di comunciati stampa delle società quotate che rivedono al ribasso le stime per l’intero anno, consapevoli che nella seconda metà del 2020 non si riuscirà a recuperare quanto si sta perdendo in questi mesi. In Italia l’osservatorio Ambrosetti stima una contrazione del PIL  tra il -3,5% e il -11,5% per il 2020.

Ci sono 3 fenomeni che è importante analizzare per capire i trend dei lavori più richiesti:

Il lavoro a distanza è cresciuto del 90% grazie all’utilizzo di diverse tecnologie. Solo Zoom in questo periodo ha avuto un balzo in Borsa del 67%. Quello che stiamo vivendo non è il vero smart working, piuttosto è “lavoro da casa”, ma in ogni caso ci ha obbligato ad imparare nuovi modi di comunicare e nuove tecnologie. E ha salvato tanti posti di lavoro. Ecco una lista open source, ideata da Alessandro Cordova, di piattaforme che consentono di trovare lavori da remoto, ad esempio.

I lavori che hanno visto un crollo pesante sono stati quelli legati al turismo, alla ristorazione, alla produzione di beni non essenziali, ai trasporti, al retail. Oggi sono in aumento invece tutti i lavori legati al mondo sanitario, medici ed infermieri, così come addetti al trasporto, alla logistica, all’e-commerce e alle piattaforme digitali. Google, Apple, Microsoft, Netflix, Amazon e altri giganti Tech continuano ad assumere. La loro importante presenza online e la non dipendenza da luoghi fisici (sebbene Apple abbia una grande catena di negozi) consentono loro di rimanere aperti. E di continuare a guadagnare dal momento che siamo stati obbligati a cambiare le nostre esperienze privilegiando l’online sia in termini di comunicazione sia di acquisto.

Non torneremo più indietro. Le nostre esperienze saranno comunque modificate anche nel futuro. Questo significa che non entreremo più in un supermercato affollato, in un treno pieno, o faremo un viaggio in comitiva a cuor leggero. Stessa cosa si dica per il lavoro. Dopo che abbiamo sperimentato lo smart working, siamo sicuri che ritorneremo in ufficio tutti i giorni? Dopo che abbiamo sperimentato la formazione online, siamo sicuri che torneremo in aula tutti i giorni? Dopo che abbiamo utilizzato i pagamenti online, siamo sicuri che torneremo a pagare sempre in contanti?

“In questo periodo abbiamo visto molti business fare una vera e propria riconversione non solo di prodotto ma anche di processi digitali e questo può disegnare dei nuovi trend per le professioni più richieste nel futuro – spiega Mariagrazia Bizzarri, head of people development, reward and transformation in NEXI – Le professioni più ricercate richiederanno skill nell’analisi e interpretazione dei dati e dei processi digitali:  data specialist, digital marketing e SEO expert, e-commerce specialist, esperti di comunicazione (sopratutto di gestione della crisi), IT developer sono tra i primi lavori che vedranno una ripresa”.

La politica sta vagliando delle soluzioni per mitigare la crisi economica e presto saranno varate delle misure in tutti i paesi. Tuttavia queste misure non devono essere sequenziali alla crisi che stiamo vivendo. Assieme alla fase di lockdown bisogna pensare e realizzare la fase di unlocking, di uscita.

(fonte: Sole XXIV Ore)

Camfil introduces the easiest and most cost-efficient way to reduce gas turbine CO₂ emissions.

Camfil and most cost efficient

There are many established methods of cutting CO2 intensity (ratio of the amount of CO2 generated per unit of energy) such as carbon scrubbing, combustion carbon capture, and upgrading the gas turbine. However, all of these require high capital expenditure and additional infrastructure to be built. Upgrading intake filters is the best method of cutting CO2 because inlet system retrofits can be done on the existing infrastructure

Improved air inlet systems are the simplest and smartest way to reduce the CO 2 intensity of your operations. They also improve engine performance so that your turbine engines produce more power at a lower environmental impact. So, boost to reduce!

Camfil Power Systems, an industry leader in environmentally conscious filtration solutions, has designed new and advanced calculation tools to help gas turbine operators in the Power Generation and Oil & Gas industries. The new tool will calculate the potential carbon savings that can be achieved by upgrading filtration systems. Calculations are based on Camfil’s Life Cycle Cost Analysis, which measures the impact of fouling on an engine depending on the efficiency class of its filtration system. EPA filtration 1 is only one element that improves engine efficiency, as hydrophobic properties along with low, stable pressure drop also help to keep heat rate and carbon intensity low. Higher rated efficiency hydrophobic filters with low and stable pressure drop protect gas turbines the best against all weather conditions, reducing fouling and corrosion. The engines run more efficiently, which cuts CO2 emissions per megawatt hour produced.

Both the CO 2 emissions calculator and the CO2 tax calculator are part of Camfil’s initiative ‘Boost to Reduce’.

  • The CO2 emissions calculator can help experts calculate how much excess carbon is being emitted due to fouling because of inadequate filtration systems. Based on operational input data like: 288 MW average power demand, initial 9295 MJ/MWh heat rate, 8000 yearly operating hours, with an installed final filter class F8, it is calculated that fouling causes roughly 18 206 additional tonnes of CO2 emissions per engine, per year. 

With an upgraded E12 efficiency filter solution, emissions could be reduced by 16 159 tonnes while producing the same 2.3 million MWh per year.

  • The CO2 tax calculator can help industry experts calculate how much tax money can be saved by upgrading to advanced filtration solutions. Based on the same operational input data as above and considering a $20 USD CO2 tax rate per tonne of emissions, 8% net profit margins, it is calculated that turbine operators can reduce taxes by $363 184 USD per engine, per year bottom line. Or, when assuming an average selling price of $35 USD per MWh produced, you would be required to produce an additional 57 711 MWh extra within the same fiscal year to generate the same bottom line result.

“Thanks to high quality, hydrophobic, EPA efficiency filters, it has never been easier for turbine operators to reduce their carbon footprint while simultaneously improving engine availability, reliability and generating more savings”, says Marc Van den Eynde, Vice President Camfil Power Systems.

Depending on your environment, you could eventually reduce emissions even further than expected.

To learn more about reducing your carbon footprint with advanced Camfil filtration solutions, please contact:

BoostToReduce@camfil.com.

VORTICE: asciugamani elettrici a lama d’aria VORT SUPER DRY UV

VORTICE SUPER DRY UV G - ambientato

Asciugare bene le mani è importante quanto lavarle bene.

Le mani bagnate favoriscono il trasferimento di batteri che è 500 volte più veloce che con le mani asciutte.

VORTICE, eccellenza italiana nel settore del Trattamento Aria, con gli asciugamani elettrici a lama d’aria VORT SUPER DRY UV dimostra il suo costante e continuo rispetto per il benessere delle persone e per l’ambiente.

VORT SUPER-DRY UV Bianco

Sono asciugamani equipaggiati di filtro HEPA che previene dai rischi di contatto con allergeni eventualmente presenti nell’ambiente e lampada germicida (UV) per una maggiore igiene  degli utenti e sono particolarmente adatti per un uso intensivo in ambienti commerciali quali i bagni di bar, ristoranti, palestre e autogrill.

L’uso è semplice ed efficace: è sufficiente inserire le mani nel dispositivo e si asciugano contemporaneamente entrambi i lati grazie a un doppio e potente getto d’aria calda, generato da un motore EC (brushless) che garantisce un ridotto tempo di asciugatura. L’apparecchio si spegne non appena vengono tolte e comunque si arresta automatica­mente dopo 25 secondi di funzionamento ininterrotto.

Un apposito tasto consente la disattivazione della resistenza elettrica quando le temperature dell’ambiente circostante sono elevate ed è quindi inutile che l’aria emessa venga riscaldata.

Sono 2 i modelli che si differenziano per il colore: bianco o argento.

Un Display luminoso posto nella parte alta dell’apparecchio visualizza il tempo residuo di funzionamento, lo stato di azionamento, lo stato di sterilizzazione filtro ed eventuali anomalie. Il grado di protezione da polveri e acqua è IPX4.