Eni e Air Liquide hanno siglato una partnership per investire nello sviluppo delle infrastrutture necessarie a consentire l’espansione della mobilità a idrogeno in Italia
Obiettivo principale sarà quello di favorire lo sviluppo sostenibile di una estesa rete di stazioni di rifornimento di idrogeno in Italia.
La collaborazione includerà uno studio di fattibilità e sostenibilità per lo sviluppo della filiera dell’idrogeno low-carbon e rinnovabile a supporto del mercato dei veicoli a celle a combustibile per la mobilità pesante e leggera.
“A inizio 2022 Eni aprirà la prima stazione di rifornimento idrogeno in Italia in ambito urbano a Mestre (Venezia), cui seguirà la seconda a San Donato Milanese.
Grazie all’accordo con Air Liquide, si rafforza la collaborazione tra operatori del settore per una ancora maggiore efficienza nel percorso verso la transizione energetica” afferma il direttore generale Energy Solution di Eni, Giuseppe Ricci. “Decarbonizzare il settore dei trasporti è un’importante sfida della transizione energetica.
L’implementazione di una rete di stazioni di rifornimento di idrogeno è una pietra miliare fondamentale lungo questo percorso” conclude Pascal Vinet, senior vice president e membro del Comitato Esecutivo del Gruppo Air Liquide.
Gli ingegneri di Control Tecniques, si impegnano molto nella fase di sviluppo dei prodotti per assicurarsi che siano il più sicuri possibile per il cliente
La sicurezza integrata è il nuovo paradigma della progettazione dei sistemi. I moderni processi industriali devono affrontare una sfida significativa: la costante richiesta di una maggiore produttività delle macchine e la parallela necessità di ridurre i punti di guasto, il tutto garantendo la salute e la sicurezza degli operatori umani.
La modernizzazione della progettazione del sistema, sostituendo i tradizionali componenti di sicurezza con le capacità dell’ultima generazione di azionamenti a velocità variabile, è il nuovo standard in tutti i settori per aumentare l’efficienza e la disponibilità.
Le soluzioni di sicurezza integrate di Control Techniques offrono la massima flessibilità nella progettazione funzionale e nella scelta dei componenti e dei protocolli da integrare.
Unidrive e Digitax offrono due ingressi Safe Torque Off (STO) integrati, certificati SIL3 / PLe, fornendo una soluzione elegante e più affidabile rispetto ai tradizionali contattori per motori.
Le opzioni di sicurezza MiS210 e MiS250 estendono l’STO integrato con la possibilità di monitorare e/o limitare l’ambito del movimento in modo sicuro. La sicurezza integrata negli azionamenti semplifica l’architettura di sicurezza funzionale, rendendola una soluzione conveniente, ad alte prestazioni e flessibile per i clienti.
SEMPLICE, CONVENIENTE E FUNZIONALE
La sicurezza integrata supporta il decentramento delle funzioni di sicurezza del movimento per una macchina apportando numerosi vantaggi. Riduce la complessità, i tempi di progettazione e cablaggio, è facile da mettere in servizio e agisce rapidamente. Ciò riduce di conseguenza i costi complessivi per il cliente.
Inoltre, un STO integrato interrompe in modo sicuro la coppia al motore senza la necessità di contattori esterni.
L’aggiunta di un’opzione di sicurezza MiS2x0 consente un sofisticato monitoraggio del movimento direttamente sull’azionamento utilizzando l’encoder motore esistente.
PRESTAZIONI SENZA COMPROMESSI
Quando si proteggono persone e attrezzature dai pericoli, il tempo è fondamentale. La sicurezza integrata offre tempi di reazione più rapidi, grazie all’accoppiamento ravvicinato delle funzioni di sicurezza e dell’azionamento.
Tutte le funzioni di sicurezza integrate di Control Techniques sono certificate esternamente per la categoria di controllo SIL 3 e il livello di prestazione PLe.
SOLUZIONE DI SICUREZZA FLESSIBILE
Con una soluzione di sicurezza integrata di Control Techniques, il cliente ottiene la massima flessibilità nella progettazione funzionale e nella scelta dei componenti e dei protocolli da integrare.
Le opzioni MiS210 e MiS250 supportano diversi protocolli encoder su un massimo di 4 canali diversi collegati all’azionamento. Le funzioni di sicurezza del movimento integrate supportano più istanze e sono disponibili anche blocchi logici sicuri per consentire l’implementazione di catene di sicurezza complesse.
Il controllo e il monitoraggio delle funzioni e il trasferimento dei valori di posizione e velocità sicuri sono disponibili sui principali bus di campo di sicurezza: CIP Safety e Safety over EtherCAT (FSoE).
PIÙ SICUREZZA. MENO CABLAGGIO
La sicurezza della rete consente di implementare configurazioni di sicurezza complesse con un cablaggio minimo e senza modificare la topologia di rete esistente.
Le opzioni di sicurezza MiS supportano tutti i principali standard di settore per una facile integrazione in qualsiasi architettura di automazione. Il supporto per il protocollo Safe EnDat riduce ulteriori costi richiedendo meno cablaggi e la necessità di dispositivi di feedback aggiuntivi.
Lo strumento gratuito Connect PC è l’hub per la messa in servizio, l’ottimizzazione e il monitoraggio delle prestazioni dell’azionamento e del sistema, consentendo ai clienti di gestire facilmente la sicurezza integrata tramite la porta di comunicazione integrata dell’azionamento.
About Control Tecniques
Control Techniques, una società Nidec, è lo specialista globale di azionamenti con una lunga storia imprenditoriale. Più recentemente, abbiamo il supporto di una grande società madre internazionale, Nidec, e dei suoi altri marchi. Siamo uno sfidante con un grande nome nel settore degli azionamenti. Siamo orgogliosi del servizio che forniamo, non solo da Newtown in Galles, ma anche dalla nostra rete di 45 centri di guida in tutto il mondo. Siamo ossessionati dalla guida e la nostra ambizione ci spinge a essere il punto di riferimento per le unità.
Per ulteriori informazioni, visitare www.ControlTechniques.com
Abbiamo rivolto alcune domande al Presidente di questo grande gruppo che è Terranova Instruments, Enio Valletti, che presenta un grande portfolio di esperienze e soluzioni per tutte le Industrie di Processo con la qualità, la creatività e l’eccellenza che la manifattura italiana ha sempre dimostrato negli anni
Di Maria Elena Monti
Terranova Instruments include brand differenti, può darci brevi cenni della sua storia e spiegare di cosa si occupano i vari marchi?
Valcom Fondata a Milano nel 1974, Valcom® iniziò progettando e producendo strumenti pneumatici per il controllo e la misura con una specifica competenza nell’industria della cellulosa e della carta. Nel 1978 fu prodotto il primo trasmettitore elettronico con LVDT e nei primissimi anni ’80 la realizzazione di una gamma di trasmettitori di livello e pressione con sensori piezoresistivi costituì un passo decisivo nello sviluppo della strumentazione elettronica. Il continuo impegno dedicato alla ricerca, portò Valcom® ad entrare nei primi anni ’90 anche nel settore Navale, attraverso la selezione di materiali perfettamente compatibili con le applicazioni in ambito marino e offshore.
Spriano Iniziò la propria attività nel 1923 producendo misuratori di pressione e temperatura. Nel 1936 fu la prima azienda in Italia a produrre un servomotore pneumatico e contribuì così a un significativo miglioramento tecnico nell’automazione e nel controllo industriale nei settori della Gomma, dell’Oil&Gas e Alimentari. Negli anni ’80 fu completato il passaggio dalla strumentazione pneumatica a quella elettronica.
Mec-Rela Nel 1976 fu progettata e costruita una linea completa di valvole di controllo sotto marchio Mec-Rela®, che fornivano soluzioni efficaci ed efficienti per applicazioni industriali anche in condizioni estremamente difficili. Valvole di tipo criogenico, valvole a 3 vie con corpo monolitico e costruzione a doppia gabbia fecero di Mec-Rela® un brand riconosciuto a livello mondiale già nei suoi primi dieci anni di vita.
Qual è il posizionamento di Terranova Instruments sul mercato?
Forniamo strumenti di misura livello, pressione e temperatura ai più importanti EPC nel settore Oil&Gas, alla cantieristica commerciale e militare, migliaia di strumenti annualmente nel settore acque.
Abbiamo certificazioni ed omologazioni sempre aggiornate per i settori in cui operiamo. Esportiamo il 70-80% della produzione.
L’indirizzo è verso l’Oil&Gas ed il Marine è tuttavia modulato dalla capacità di produrre, ad esempio, livelli di barra di torsione, misuratori di densità per fanghi di trivellazione, Venturi fino a 15.000 PSI per pozzi petroliferi, water cut, varie tipologie di trasmettitori di temperatura, misuratori di nebbia di olio, trasmettitori di consistenza per pasta di carta.
La varietà dei prodotti, il volume e la flessibilità di produzione attuale non richiedono investimenti di ricerca verso altri settori oltre a quelli elencati, se non a questi affini
In che misura contribuisce il settore chimico/pharma al fatturato del Gruppo?
Il settore chimico/farmaceutico oggi costituisce circa il 15% del fatturato totale.
E quello rivolto all’ambientale?
In questo caso si tratta di circa il 7%.
Qual è il mercato europeo in cui registrate i risultati più soddisfacenti?
Per quanto riguarda il brand Spriano, attivo nel settore Oil & Gas, la bussola è puntata sul Medio Oriente. Per Valcom invece, più presente in ambito navale e industriale, i migliori risultati vengono realizzati in Scandinavia, Germania, Grecia e Turchia.
Come si presenta, invece, il mercato italiano dal punto di vista delle vendite e delle richieste dei vostri clienti?
In Italia stiamo facendo bene, c’è mercato per i nostri strumenti. Nel corso dell’anno prossimo intendiamo rafforzare la rete commerciale. Stiamo entrando nelle vendor list delle grandi società di ingegneria italiane. Dobbiamo però potenziare le visite degli agenti commerciali alle industrie più piccole. Certo, i grandi numeri oggi si fanno in altri paesi, dove si costruiscono ancora grandi impianti, ma è essenziale essere molto ramificati sul nostro territorio.
La “misura di livello in ambito industriale” è una parte importante del Vs lavoro, ci può raccontare come viene declinato da Terranova?
Terranova propone diverse soluzioni per la misura di livello. La più comune è quella basata sul battente idrostatico che possiamo soddisfare con i nostri strumenti ad immersione (27I e T72) ma anche con trasmettitori a barra di torsione, di pressione differenziale per montaggio diretto sul serbatoio o remoti tramite capillari. I Radar KRG a 26GHz sono parte integrante per quelle misure in cui il contatto con il fluido non è raccomandato e livellostati ad ultrasuoni, condotti di barra metallica e a galleggiante per evitare l’overfilling. Forniamo inoltre sistemi di misura a gorgogliamento BMS, in particolare in ambito navale anche se applicazioni nell’industria sono frequenti. A fianco dei trasmettitori abbiamo gli indicatori magnetici locali MLG (equipaggiabili anche con trasmettitore) ed indicatori SPG (Self Powered Gauges), potendo garantire così anche la visualizzazione delle misure di livello localmente.
Qual è la gamma di prodotti che proponete? Quali sono caratteristiche peculiari e vantaggi?
Al di fuori degli strumenti standard per applicazioni normali, quali ad esempio le ∆PCell, ogni tipologia di prodotto ha le proprie peculiarità pertanto è fondamentale per noi comprendere l’applicazione e le necessità del cliente in primis, così da proporre la soluzione più adatta.
Le variabili principali misurate sono livello, pressione, temperatura, portata, densità e consistenza.
Per applicazioni su serbatoi in pressione, sicuramente i trasmettitori differenziali T7D, SST57B, SST57BL, SST77B e SST77BL la fanno da padrone. Questi strumenti equipaggiabili anche con separatori e capillari rilevano sia la pressione totale interna al serbatoio sia quella esercitata dalla pressione del battente idrostatico. Deducendo dalla pressione totale rilevata la pressione di pressurizzazione, i trasmettitori sono in grado di misurare l’effettivo livello del liquido all’interno.
Quando invece parliamo di serbatoi atmosferici o pozzi, gli strumenti ad immersione 27I e T72 sono i più adatti. Facili da installare ed affidabili nel tempo, non necessitano di commissioning e possono essere installati anche in pozzi molto profondi (anche oltre i 500 m). Inoltre possono resistere ad elevate sovrapressioni e a picchi di pressione dovuti al fenomeno dello sloshing, tipico nelle casse di zavorra e di servizio in ambito navale.
I radar KRG possono essere utilizzati per misure non a contatto anche per fluidi corrosivi. I sistemi a gorgogliamento BMS permettono di misurare contemporaneamente il livello di varie casse o serbatoi.
Forniamo anche livellostati ad onde acustiche condotte in barra metallica tipo ASL, utilizzati per verificare il riempimento ed evitare l’overfilling, proteggendo così gli impianti e gli operatori. Possono essere ad una o due antenne con lunghezze customizzabili ed anche in materiali esotici.
La quasi totalità dei sensori è gestito da microprocessori con protocollo di comunicazione (HART) per ottenere risultati eccellenti in precisione. La nostra produzione è particolarmente attenta ed esperta nello sviluppo della parte meccanica/idraulica del prodotto, in quanto garanzia di affidabilità a lungo termine.
Può fare cenno a qualche applicazione significativa?
Tra le recentissime acquisizioni possiamo citare:
Trasmettitori elettronici di pressione relativa e differenziale con membrana dorata, per unità di produzione idrogeno e idrotrattamento distillati in una Oil Refinery;
Trasmettori di livello ad immersione in PVDF con membrana ceramica per falde inquinate;
Self Powered Gauges per indicazione locale di livello su portaerei;
Skid multifase di nostra completa produzione costituito da tubo venturi, strumentazione varia e water-cut modello T7W.
Come si è evoluto il vostro business?
Il business Terranova nasce nel 2013 con l’acquisizione di Spriano e Mec-Rela da parte di Valcom. Questi tre marchi italiani (Spriano 1923, Valcom 1974 e Mec-Rela 1976) costituiscono un gruppo capace di operare i n perfetta sinergia per le loro esperienze e capacità di produrre ed operare nei settori della strumentazione quali Oli&Gas, marina commerciale e militare, cartiere, centrali termiche, industria chimica, petrolchimica, farmaceutica, alimentare e delle acque.
Siamo impegnati a fare conoscere queste capacità acquisite in molti decenni di esperienza ai nostri clienti e soprattutto ai nostri potenziali clienti. Offriamo un’alternativa di altissima qualità ed in particolare, per le industrie italiane, un prodotto nazionale tecnicamente competitivo e molto spesso vantaggioso economicamente.
Contribuiamo a far crescere l’attività, con tutti i vantaggi connessi, sul territorio italiano.
Quali sono i vostri punti di forza?
Industria generica di processo, in particolare Oil&Gas, marina commerciale e militare, cartiere e food, ma con anche un occhio al settore delle energie alternative. Questi i campi dove possiamo trovare il timbro Terranova Instruments, in un continuo sforzo nella ricerca e nello sviluppo di soluzioni innovative nonostante i decenni d’esperienza, ponendoci così come partner ideale e fornitore per apparecchiature di misurazione e controllo per processi di trattamento di acque, pozzi, casse, laghi, ma anche settori che spaziano all’industria farmaceutica, del cemento e dell’acciaio
Come ha affrontato le tematiche della digitalizzazione e quelle dell’efficienza energetica il Gruppo?
Nell’ottica di una maggiore digitalizzazione ed evoluzione dell’operatività interna, siamo impegnati nel passaggio al sistema SAP, che contiamo di rendere operativo a fine 2022.
Disponiamo di impianto fotovoltaico da 47 KW e pompe di calore per il condizionamento/riscaldamento.
A quali criticità e/o problematiche rispondono le vostre soluzioni? Quali sono le esigenze del Cliente che soddisfate maggiormente?
La decennale esperienza, la produzione tutta in Italia, la stretta rete di fornitori per determinate lavorazioni, un grosso stock delle parti degli strumenti e la capacità di modulare la produzione e ridefinire le priorità ci permettono di risolvere in modo positivo una criticità piuttosto frequente: il tempo di consegna.
Altre problematiche che siamo in grado di risolvere piuttosto bene sono quelle legate alle caratteristiche tecniche dei materiali speciali, leghe, trattamenti relativi alla sicurezza meccanica ed alla resistenza chimica.
Quali servizi offrite al cliente?
I nostri clienti trovano da noi non solo un fornitore, ma un partner. Lavoriamo fin dalle fasi di ingegneria con molti loro, li seguiamo durante la scelta degli strumenti e la fornitura. Tutto però non si ferma qui, ma proseguiamo anche con l’aiuto in fase di installazione e commissioning, service e qualora si presentino delle problematiche in futuro anche con assistenza diretta da remoto o in campo.
Come siete strutturati per la produzione e per la rete commerciale in Italia?
Come produttori, realizziamo la nostra strumentazione interamente nella sede di Terranova dei Passerini (Lo), avvalendoci della collaborazione esterna di officine meccaniche, quando possibile, residenti nelle nostre vicinanze.
Per la rete commerciale Italia, abbiamo allargato la nostra forza commerciale, coinvolgendo nuovi agenti / distributori che ci seguono nelle varie regioni.
Avete lanciato recenti novità sul mercato del chimico/farmaceutico e del settore ambientale?
No, non novità assolute ma adeguamenti costanti alle particolari esigenze dei settori quali ad esempio l’estensione di attacchi al processo specifici per il settore farmaceutico ed alimentare.
Avete nuovi progetti in cantiere o in lavorazione?
In questo periodo abbiamo portato avanti un progetto importante che lanceremo sul mercato a gennaio 2022. Attualmente abbiamo terminato la fase di prototipazione e siamo impegnati in quella di pre-serie. Si tratta della rivisitazione digitale dello storico interruttore di livello a ultrasuoni ASL che sarà in grado di rispondere alle esigenze dell’Industry 4.0, in un’ottica intelligente e programmabile. Tra i vantaggi: miglioramento della flessibilità di calibrazione, gestione delle
uscite di corrente e/o relay più semplice e aumentata, diagnostica rafforzata.
Questo interruttore di livello potrà supportare nuove applicazioni con limiti estremi di pressione e temperatura (1000 bar, -200…+500°C). La serie ASL si presenterà sul mercato forte delle certificazioni CE, ATEX, IECEx, PED, SIL nonché Type Approvals per applicazioni navali e Offshore, per cominciare RINA e DNV.
Quali sono le prospettive per il futuro?
Nel corso del 2022 lanceremo sul mercato il nuovo livellostato ASL in versione digitale con possibilità di programmazione e semplicissima messa in servizio. Nel nostro settore le certificazioni sono fondamentali, pertanto il 2022 ci vedrà impegnati anche su questo fronte con il rinnovo di certificazioni/omologazioni in scadenza e con l’acquisizione di nuove.
Questi investimenti, assieme a tutto il lavoro svolto nel corso del 2020 e 2021 ci permetteranno di essere ancora più presenti sul mercato e di incrementare ulteriormente il nostro business a livello sia nazionale che internazionale.
Dal punto di vista industriale proprio in queste settimane si è conclusa un’importante operazione di acquisizione di una società storica dell’industria italiana per la produzione di elementi primari per la misura della portata e che porterà non solo ad un ampliamento della nostra offerta commerciale, ma anche a una riorganizzazione e ottimizzazione delle procedure interne.
Migliorano tutti i parametri di sostenibilità ambientale. Lamberti: i giovani studino la chimica per essere protagonisti dello sviluppo sostenibile
Le imprese chimiche in Italia hanno adottato in modo molto efficace i protocolli anti Covid-19: nel 2020 i contagi hanno pesato solo per il 4,6% sul totale degli infortuni nei luoghi di lavoro. In generale, il settore è comunque tra quelli con la più bassa incidenza di infortuni rispetto alle ore lavorate (8,4 per milione ore), migliore del 35% rispetto alla media manifatturiera (12,9 per milione ore).
Anche nell’anno della pandemia la Chimica conferma la sua posizione di leadership in termini di sicurezza dei lavoratori e, in generale, di sostenibilità. Lo rileva il 27° Rapporto annuale Responsible Care®, il Programma mondiale volontario di promozione dello sviluppo sostenibile dell’industria chimica, gestito in Italia da Federchimica, presentato oggi.
“Sono dati estremamente significativi, considerato che i nostri impianti hanno lavorato senza sosta durante il lockdown, garantendo al tempo stesso la fornitura di prodotti essenziali per la gestione dell’emergenza sanitaria e per la nostra vita quotidiana e i massimi livelli di protezione dei dipendenti contro il contagio da Covid-19” ha osservato Paolo Lamberti, Presidente di Federchimica.
“L’impegno dell’Industria chimica su questo fronte è testimoniato anche dalla proficua collaborazione tra INAIL e Federchimica, che prosegue da 15 anni: il più recente Protocollo, sottoscritto a fine 2019, sta portando risultati estremamente significativi. Federchimica ribadisce il massimo impegno per sviluppare iniziative condivise per supportare le imprese, che, pur messe a dura prova in questi mesi di drammatica emergenza, penso si siano dimostrate all’altezza”.
Nel complicato contesto della pandemia il settore ha comunque migliorato le prestazioni, già ottime, rispetto a tutti gli indicatori di sostenibilità ambientale: i gas serra si sono ridotti del 62% e l’efficienza energetica è migliorata del 48% rispetto al 1990. Risultati rilevanti, già in linea con gli obiettivi dell’Unione europea al 2030.
Sempre rispetto al 1990 le emissioni in atmosfera sono diminuite in media di oltre il 95% grazie a miglioramenti di processo e prodotto e a nuove tecnologie per la loro riduzione. Migliora anche la gestione dei rifiuti: il riciclo è la prima modalità di trattamento ed equivale a quasi il 30% del totale.
“Sono moltissime le innovazioni tecnologiche che il nostro settore è in grado di fornire per rendere più sostenibili i processi produttivi e i prodotti stessi, con un effetto virtuoso lungo tutte le filiere a valle. Penso al riciclo chimico, inserito nel PNRR come tecnologia strategica per valorizzare le materie plastiche, riutilizzandole” ha ricordato Lamberti. “È solo uno tra i tanti esempi di come la chimica è, e sarà sempre più, portatrice di soluzioni alle sfide della transizione ecologica e del cambiamento climatico, interpretando le istanze ambientali con serietà e concretezza e andando oltre slogan semplicistici.
I giovani, che stanno dimostrando di avere giustamente a cuore il futuro del Pianeta, dovrebbero considerare percorsi di studio e professionali nella chimica per essere realmente protagonisti del cambiamento, lavorando a favore di una sostenibilità che contempli, oltre alla tutela ambientale, anche lo sviluppo sociale ed economico”.
Alla manifestazione di presentazione del 27° Rapporto annuale Responsible Care® sono intervenuti: Franco Bettoni, Presidente INAIL; Raffaele Cattaneo, Assessore all’Ambiente e Clima Regione Lombardia; Paolo Pirani, Segretario Generale UILTEC – UIL, in rappresentanza di tutte le Organizzazioni Sindacali.; Filippo Servalli, Presidente Programma Responsible Care Federchimica.
Per le innovazioni allo sviluppo di deodoranti aerosol sicuri ed eco-compatibili tramite:
la sostituzione dei sali di alluminio dalle formulazioni con eliminazione del rischio di possibili dermatiti nei soggetti allergici;
l’utilizzo dell’azoto come propellente, che rende il prodotto non infiammabile e permette di ridurre drasticamente l’emissione di COV in ambiente domestico, nonché l’utilizzo di bombolette di alluminio di minori dimensioni e quindi un minore utilizzo di materia prima, una migliore impronta di carbonio durante le fasi di produzione e trasporto, nonché una riduzione della produzione di rifiuti.
L’invenzione di Cosmosol è oggetto di richiesta di brevetto.
L.MANETTI-H.ROBERTS S.p.A
Per lo sviluppo di packaging sostenibile in ottica di economia circolare di un’ampia gamma di prodotti cosmetici perseguendo obiettivi di riduzione complessiva dell’impatto ambientale e di maggiore circolarità degli imballaggi. I principali risultati ottenuti hanno riguardato:
l’ottimizzazione e la riduzione del peso dell’imballaggio e, conseguentemente, la diminuzione delle materie prime utilizzate;
l’utilizzo di imballi prodotti con materie prime riciclate o provenienti da fonti rinnovabili;
l’impiego di packaging riciclabili.
L’attività sulla sostenibilità ambientale degli imballaggi si inserisce in un approccio di eco-design a 360° che comprende anche lo sviluppo di formulazioni sempre più eco-compatibili e sicure per il consumatore.
SOL S.p.A.
Per l’applicazione del Protocollo Behaviour Based Safety alle operazioni di verifica pre-riempimento bombole. SOL ha investito in salute e sicurezza nei luoghi di lavoro portando a compimento un progetto che consiste nell’applicazione del protocollo B-BS (Behaviour based Safety) alle operazioni di verifica pre-riempimento bombole in 37 unità del Gruppo SOL in cui si effettuano operazioni di riempimento di bombole e pacchi di bombole. In particolare, è stato applicato il protocollo B-BS alle operazioni di verifica pre-riempimento bombole (ad es. controllo filettatura connessioni, controllo stato O-Ring). Sono state inoltre osservate le modalità di movimentazione manuale dei recipienti e l’utilizzo di DPI per la fase di riempimento. L’obiettivo principale, ossia quello di ridurre gli infortuni e gli incidenti, è stato raggiunto attraverso l’analisi e l’eliminazione dei comportamenti non sicuri dei lavoratori, che si sono ridotti considerevolmente durante il periodo di osservazione.
Dal 1° ottobre, Ronald Busch, CEO designato, e il Consiglio di
Amministrazione rinnovato assumeranno la responsabilità per le attività di
business della futura Siemens
AG per l’esercizio 2021
Siemensha
dipinto il futuro team del Consiglio di Amministrazione sotto la guida del CEO
designato Roland Busch, a regime dal 1° ottobre 2020.
Klaus
Helmrich, membro del Consiglio di Amministrazione con responsabilità per
Digital Industries (DI), andrà in pensione alla scadenza
del suo contratto alla fine di marzo 2021, dopo 35 anni in azienda.
Cedrik
Neike, membro del Consiglio di Amministrazione attualmente responsabile di
Smart Infrastructure (SI), gli succederà a partire dal 1° ottobre 2020.
Matthias
Rebellius – attualmente Chief Operating Officer (COO) di SI – è stato nominato
membro del Board e assumerà la responsabilità di questa unità.
Dal 1° ottobre, Busch e l’intero
Consiglio di Amministrazione assumeranno la responsabilità per le attività di
business della futura Siemens AG e quindi per l’esercizio
2021.
Come previsto, Joe Kaeser trasferirà il proprio ruolo di CEO a Roland Busch in
occasione dell’Assemblea Annuale degli azionisti della società, nel febbraio
2021.
“Il Consiglio di sorveglianza e il
Consiglio di Amministrazione desiderano ringraziare Klaus Helmrich per i molti
anni di servizio in Siemens e per aver consentito a Digital Industries di
raggiungere la posizione di leader di mercato.
Klaus Helmrich adempirà al
contratto come previsto e, insieme a Cedrik Neike, garantirà una transizione
ottimale”, dichiara Jim Hagemann Snabe,
Presidente del Consiglio di Sorveglianza di Siemens AG.
“Le ultime decisioni sono un altro
passo verso il Consiglio di Amministrazione di Siemens AG del futuro”, continua
Snabe.
“Con questi incarichi e la nomina
precedentemente annunciata di Judith Wiese nel Consiglio di Amministrazione di
Siemens come Chief Human Resources Officer, abbiamo concluso con successo il
riallineamento di Siemens AG, incluso il processo di successione nel CdA,
aprendo la strada per uno sviluppo continuativo dell’azienda”.
Matthias Rebellius è stato
nominato per un mandato di cinque anni: come COO di SI, negli ultimi anni ha
contribuito a integrare con successo le singole parti del business di Smart
Infrastructure.
A seguito delle decisioni prese,
il Consiglio di Amministrazione di Siemens comprenderà i seguenti membri, a
partire dal 1° ottobre: Joe Kaeser (fino a quando non lascerà l’azienda nel
febbraio 2021), Roland Busch, Ralf Thomas, Judith Wiese, Cedrik Neike, Matthias
Rebellius e Klaus Helmrich (fino a quando non lascerà l’azienda nel marzo
2021).
“In questa fase, vorrei esprimere
il mio apprezzamento molto speciale a Joe Kaeser per il suo supporto attivo nel
processo di successione”, conclude Snabe.
I nuovi sensori Q45UAA sono wireless, compatti e particolarmente performanti. Sono denominati Q45 Ultrasonic All-in One
Turck Banner Italia, tra i
principali fornitori di sensori, illuminatori e segnalatori industriali,
sistemi bus e sicurezza, presenta con i nuovi sensori wireless Q45UAA Ultrasonic
All-in-One, una serie di dispositivi in grado di risolvere in modo
efficiente le più svariate applicazioni.
La gamma di sensori e nodi wireless All-in-One serie Q45 include da
ora i nuovi sensori a ultrasuoni a corto raggio del Q45UAA. Con un raggio di
rilevamento da 100 mm a 1 m, questi dispositivi compatti sono progettati per
adattarsi facilmente in spazi ristretti e monitorare in modo affidabile
contenitori di dimensioni molto ridotte.
Una volta installato, il Q45UAA può monitorare, ad esempio, il livello di riempimento
di liquidi o solidi in un serbatoio o contenitore e comunicare i dati a un
controller wireless DXM su una rete wireless.
Un solo dispositivo “cost-effective” di rapida applicazione
Il Q45UAA alloggia un sensore, un nodo wireless e la batteria in un
dispositivo compatto e completamente wireless che rappresenta un risprmio se
comparato con l’acquisto dei componenti singoli. Il design All-in-One elide il
tempo, la manodopera e i costi di installazione di sensori e nodi separati, un
vantaggio significativo per applicazioni su larga scala.
Prevenire i problemi prima della loro insorgenza
Il sensore a ultrasuoni wireless All-in-One semplifica il monitoraggio dei
livelli in qualunque contenitore da qualsiasi posizione abilitata in una rete.
Gli operatori hanno accesso a dati puntuali e precisi e recepiscono
potenziali problemi già durante il monitoraggio dei livelli da parte del
sensore. Grazie a questo sensore gli operatori possono interrompere gli
overflow e pompare la cavitazione anche prima che si attivino gli allarmi.
Versatilità per la risoluzione di qualsiasi applicazione
I sensori wireless Turck Banner Q45All-in-One
semplificano il monitoraggio e la raccolta di dati da un singolo punto o più
punti su risorse critiche all’interno di una struttura o impianto complesso.
Gli utenti possono distribuire e ridistribuire un singolo sensore Q45
All-in-One più volte o distribuire più sensori All-in-One in una rete.
L’involucro compatto e la dimensione più piccola del sensore Q45UAA usati
come aggiuntivi, rendono ancora più semplice l’implementazione in applicazioni
strette e difficili da raggiungere.
La serie Turck Banner Q45 Ultrasonic All-in-One offre la possibilità di
automazioni di fabbrica e soluzioni IIoT per molte applicazioni, tra le quali
il monitoraggio del livello di riempimento di serbatoi, silos o contenitori
anche di prodotti secchi come anche il rilevamento di presenza e assenza.
La versione del sensore di pressione All-in-One Q45PS e il nodo wireless
misurano specificamente la pressione di aria, gas e fluidi di sistemi e
apparecchiature, mentre la versione Q45THA All-in-One è dedicata al
monitoraggio della temperatura e umidità. Con il software cloud Turck Banner
Connected Data Solutions è semplicissima la creazione di una soluzione IIoT
end-to-end che aiuterà nell’identificazione e risoluzione rapida dei problemi e
sarà un ausilio alle decisioni tempestive basate sui dati.
Con l’anno accademico 2021-2022 partirà in Italia il primo
dottorato in intelligenza artificiale.
Firmata la convenzione tra il Consiglio Nazionale delle
Ricerche (Cnr), l’Università Sapienza di Roma, il Politecnico di Torino,
l’Università Campus Bio-Medico di Roma, l’Università Federico II di Napoli e
l’Università di Pisa.
Lo rendono noto il Ministero dell’Università e della Ricerca
(Mur) e il Cnr, presso il quale il Mur ha costituito un comitato per elaborare
una strategia unitaria e realizzare un coordinamento nazionale, finanziando con
4 milioni di euro il Cnr e con 3,85 milioni di euro l’Università di Pisa.
Sono già disponibili 194 borse di studio, 97 cofinanziate dal
Cnr e 97 cofinanziate dal Mur attraverso l’Università di Pisa.
L’investimento complessivo, con il
co-finanziamento degli atenei, supererà i 15 milioni di euro.
“Si tratta di una grande opportunità per il
nostro Paese. Con il dottorato in intelligenza artificiale l’Italia sarà più
competitiva sulle tecnologie avanzate”, ha affermato il titolare del
Mur, Gaetano Manfredi.
Complessivamente, il mercato dell’Intelligenza
artificiale in Italia è agli albori, con una spesa in tecnologie nel
settore di poche centinaia di milioni di euro l’anno. Lo studio McKinsey
individua le possibilità di maggior sviluppo, e ritorno economico, in settori
industriali strategici per il Paese come il manifatturiero, la robotica
industriale e di servizio, l’agroalimentare.
“Si gioca qui una delle grandi sfide del
nostro futuro”, ha detto il rettore della Sapienza, Eugenio Gaudio, “e per questo dobbiamo investire
nella formazione e nella specializzazione dei giovani a partire da quei
settori, come la robotica e l’Intelligenza artificiale, che
costituiscono un’eccellenza
del nostro Paese.
L’avvio di un dottorato nazionale
potrà rappresentare il trampolino di lancio per progetti di grande impatto
scientifico”. L’Università La Sapienza, sul tema, dal 2009 offre un corso
in lingua inglese.
Uno studio sui lavori scientifici nel settore dell’Ai, basato su
dati Scopus di Elsevier, posiziona l’Italia al decimo posto a livello mondiale
come numero di pubblicazioni. Il loro impatto scientifico, però, ci colloca al
quinto posto. “Il nostro Paese può sicuramente contare su un grande punto di
forza: la qualità della sua ricerca scientifica”, ha detto il
presidente del Cnr, Massimo Inguscio. “Dobbiamo
ripartire dalla ricerca, digitale e intelligenza artificiale sono settori
cruciali”.
Nel 2020 l’industria chimica in Italia non ha subito
direttamente gli effetti del lockdown in quanto, salvo limitate eccezioni, è
stata riconosciuta quale attività essenziale
Ha, infatti, garantito con continuità la fornitura di materiali e beni
fondamentali per affrontare l’emergenza
sanitaria: gas medicinali, reagenti
e principi attivi farmaceutici, disinfettanti e prodotti per l’igiene personale
e degli ambienti, tessuti‐non‐tessuti per le mascherine e i dispositivi di
protezione individuale.
L’industria chimica in Italia è previsto che
chiuda il 2020 con un calo della produzione del 10% circa, in presenza di
rischi al ribasso nel caso di una seconda ondata di contagi. Non essendo
soggetta a lockdown, gli spazi di recupero saranno dettati dalla domanda,
attesa in lento rialzo.
L’EU Recovery Fund rappresenta
un’importante opportunità per supportare la ripresa e il processo di
trasformazione ambientale in Italia, mobilitando ingenti risorse pubbliche
accanto a quelle private.
L’industria chimica dovrebbe vedere
riconosciuto il suo ruolo strategico in virtù della natura essenziale dei suoi
prodotti, delle competenze inerenti la trasformazione e la gestione della
materia e della sua capacità di sviluppo
tecnologico indispensabile per tutte le filiere industriali.
Tantissimi sono, infatti, gli ambiti che vedono la chimica in prima linea: basti
pensare alle biotecnologie industriali,
nelle quali l’Italia vanta una posizione di avanguardia, all’impegno nella progettazione sostenibile e circolare dei
prodotti e allo sviluppo di tecnologie innovative per l’efficienza energetica degli edifici, per una mobilità ecosostenibile, per il riciclo chimico, per la
cattura, lo stoccaggio e il riutilizzo della CO2 e per l’idrogeno pulito.
Sull’onda della nuova Plastics Strategy varata dalla Commissione europea, dopo anni di quiescenza, si ricomincia a parlare di riciclo chimico
Appare infatti ormai assodato che il
riciclo meccanico, da solo, non è sufficiente per raggiungere gli ambiziosi
obiettivi posti da Bruxelles all’industria delle materie plastiche.
Riportando i rifiuti plastici al loro stato
originario, è possibile riutilizzare in ottica circolare anche i rifiuti eterogenei, multimateriale o
contenenti additivi che ne rendono poco conveniente il riciclo per via
meccanica.
Che si tratti di depolimerizzazione, pirolisi o
gassificazione, si possono ottenere materie prime rigenerate praticamente da
qualsiasi ammasso di rifiuto plastico, e
soprattutto senza degradazione delle caratteristiche fisico meccaniche del
manufatto finale che – entro certi limiti – può essere anche conforme al
contatto con gli alimenti.
BASF e
il “ChemCycling”
A credere nel riciclo chimico, tanto da avviare partnership a
valle con importanti produttori di imballaggi e componenti auto, è il gruppo
tedesco BASF, che ha lanciato ilprogramma ChemCycling.
Si tratta di un processo basato sulla pirolisi
di rifiuti plastici eterogenei, difficili da trattare per via meccanica
(compresi espansi come l’EPS), trasformati in oli sintetici da
aggiungere in steam cracking per ottenere nuove materie prime, come
etilene o propilene, alternative a quelle fossili, con cui produrre nuovi
polimeri senza scadimento delle proprietà intrinseche.
A questo scopo il gruppo tedesco ha stretto
un’alleanza con Quantafuel, titolare di un processo integrato per la
pirolisi di rifiuti plastici e la successiva purificazione degli oli ottenuti.
Accordo sancito da un investimento di 20 milioni di euro, che BASF
ha iniettato nella società norvegese per accelerare lo sviluppo industriale del
processo, anche in vista di future attività di licensing. Quantafuel ha in
programma di avviare entro la fine di quest’anno, a Skive
(Danimarca), un impianto con capacità di 16.000 tonnellate annue.
Attraverso il processo di pirolisi
ChemCycling, BASF trasformerà rifiuti plastici eterogenei difficili da trattare
per via meccanica in oli sintetici per ottenere nuove materie prime via steam
cracking.
Come parte dell’accordo, BASF avrà il diritto
di prelazione su tutto l’olio di pirolisi e gli idrocarburi purificati prodotti
per un periodo minimo di quattro anni dall’avvio dell’unità.
Le materie prime così ottenute saranno utilizzate nel polo chimico di Ludwigshafen, dove il
gruppo ha sede ha sede, per ottenere nuove materie plastiche – contraddistinte
dal suffisso Ccycled – destinate ad applicazioni realizzate in collaborazione
con selezionati partner industriali.
Per passare dagli impianti pilota
all’industrializzazione del processo, oltre agli aspetti tecnologici ed
economici, vanno chiarite anche le questioni normative, come sottolinea Klaus Ries,
responsabile Styrenic Foams di BASF: «Il riciclo chimico
e il bilancio di massa devono essere
inseriti nel calcolo degli obiettivi fissati dalla Commissione Europea e nelle metodologie di calcolo dei tassi di
riciclo il prima possibile, in quanto è l’unico modo per incrementare,
sensibilmente e in modo permanente, i volumi di riciclo senza sacrificare la
qualità».
Riflettori
puntati sul polistirene
Anche il gruppo
britannico Ineos è impegnato in
diversi progetti di riciclo
chimico,
con particolare attenzione al trattamento di rifiuti stirenici,
dove ha attivato partnership sia con altri produttori, sia con università e
centri di ricerca.
Nell’ambito del progetto ResolVe, ad esempio, collabora da due anni
con Neue Materialien e l’Università di Aachen al riciclo chimico di
rifiuti a base di polistirene. I primi risultati hanno confermato che è
possibile produrre nuovo polimero con la stessa qualità di quello vergine, partendo
da stirene ricavato da depolimerizzazione chimica. Ottenuto questo
risultato, i ricercatori si sono messi al
lavoro per ottimizzare la resa del processo e mitigare l’effetto dei
contaminanti, compresi altri polimeri presenti nei rifiuti di polistirene,
in particolar modo il PET (mentre sono tollerate percentuali
poliolefine fino al 10%).
Secondo Norbert Niessner, responsabile
R&D/Proprietà Intellettuale di Ineos Styrolution, si può tranquillamente
affermare che il polistirene può essere riciclato. «Anche grazie ai recenti
progressi nelle tecnologie di selezione dei rifiuti post-consumo, sono convinto
che non vi è più alcun motivo per non farlo» afferma.
Nell’ambito della piattaforma Styrenics
Circular Solutions, Trinseo, Ineos Styrolution e Agilyx hanno recentemente validato
la tecnologia per la depolimerizzazione di rifiuti da imballaggio di origine
stirenica e ora puntano a realizzare in Europa un impianto su scala
industriale con una capacità di trattamento fino a 50 tonnellate al giorno,
anche se non sono stati ancora forniti dettagli su località e tempistica del
progetto. Ineos Styrolution supporta anche il progetto Plastics2Chemicals di Indaver,
società del gruppo Katoen Natie specializzata nella gestione e trattamento dei
rifiuti. L’obiettivo è avviare nel Porto di Anversa un impianto
dimostrativo per la depolimerizzazione di rifiuti plastici a base di
polistirene e poliolefine (previa separazione), con capacità di 15.000
tonnellate annue, che potrebbe entrare in funzione nella prima metà del 2021.
Ineos Styrolution potrebbe utilizzare lo stirene così ottenuto all’interno di
un suo impianto poco distante.
Infine, il gruppo
sta lavorando con la canadese GreenMantra nella sintesi di stirene monomero ottenuto dalla depolimerizzazione
termocatalitica di rifiuti post-consumo e sfridi di polistirene. Da questo
processo si ottengono due flussi distinti: il principale
è polistirene a basso peso molecolare, che ha possibili impieghi
negli additivi per inchiostri e coating, mentre quello secondario è costituito
da stirene monomero, dal quale ottenere nuovamente polistirene.
Tacoil
da rifiuti plastici
Riciclare
in closed-loop rifiuti plastici da imballaggio difficili o impossibili da
trattare per via meccanica è anche l’obiettivo del progetto avviato daSabic, Unilever, Vinventions e Walki Group.
La tecnologia individuata dai partner è la conversione
termochimica in assenza di ossigeno (TAC, Thermal Anaerobic
Conversion) sviluppata dalla britannica Plastic Energy, dalla quale si
ottiene Tacoil, un olio sintetico che Sabic immetterà nell’impianto di Geelen (Olanda) per
ottenere materie plastiche che saranno fornite ai tre partner;
questi, a loro volta, utilizzeranno le resine per
produrre imballaggi destinati ad uso alimentare e non: Vinventions produrrà
tappi sintetici per vino e Walki beni di consumo. Nei piani di Sabic e Plastic
Energy c’è la costruzione di un impianto in Olanda, che potrebbe entrare in
marcia nel 2021.
Il processo TAC parte dal riscaldamento dei rifiuti
plastici in assenza di ossigeno (evitando
così la loro combustione), che provoca una rottura delle catene
polimeriche. Si ottiene così un vapore saturo di idrocarburi che, una
volta condensato, può alimentare un cracker al posto di materie prime fossili
per la sintesi di intermedi per la produzione di nuove materie plastiche,
mentre la frazione gassosa viene impiegata per produrre l’energia necessaria
agli impianti. Il processo è già stato testato con successo da Plastic
Energy in due impianti in Spagna, prima a Siviglia (2014), quindi ad Almeria
(2017) dove stanno operando in ciclo continuo. Sabic ha introdotto in catalogo anche i primi gradi di compound e leghe a
base di PBT (LNP Elcrin iQ) ottenuto da depolimerizzazione di bottiglie e altri
rifiuti a base poliestere. Questa nuova serie comprende gradi rinforzati
con fibre di vetro e cariche minerali, formulazioni ritardanti di fiamma senza
alogeni e resistenti ai raggi UV, oltre a gradi suscettibili di ottenere la
conformità al contatto alimentare in base agli standard FDA.
In campo
anche Dow ed Eastman
Il gruppo chimico statunitense Dow si prepara
a introdurre sul mercato plastiche ottenute in parte da materie prime
provenienti da pirolisi di rifiuti plastici e, a questo scopo, ha
siglato un accordo con l’olandese Fuenix Ecogy per la fornitura di feedostck destinati
al polo di Terneuzen, nei Paesi Bassi. Fuenix ha brevettato un processo di pirolisi capace di convertire materie
plastiche eterogenee da imballaggi in un olio che può sostituire alcune materie
prime (nafta, paraffine, LPG). L’azienda olandese sostiene che con
una tonnellata di rifiuti si possono ottenere circa 700 chilogrammi di polimero
rigenerato con le stesse caratteristiche di quello sintetizzato con materie
prime vergini, anche per uso alimentare. Questo progetto rientra nell’impegno
preso da Dow di incorporare almeno 100.000 tonnellate di plastiche riciclate
nei materiali destinati al mercato europeo entro il 2025.
Eastman si sta invece muovendo
nel riciclo chimico, mediante depolimerizzazione via metanolisi, dei rifiuti a
base poliestere di scarsa qualità, difficilmente recuperabili per via
meccanica e destinati quindi a essere avviati a discarica o all’incenerimento.
Il gruppo statunitense è impegnato in uno studio di fattibilità tecnica sulla
progettazione e costruzione di un impianto di metanolisi su scala industriale,
che potrebbe entrare in funzione entro 24-36 mesi dalla conclusione degli
accordi con partner della filiera interessati ad acquistare il materiale così
rigenerato.
Capitali
freschi per Loop Industries
Che il momento sia quello giusto, è dimostrato anche
dalla disponibilità di capitale di rischio per progetti industriali nel riciclo
chimico. Recentemente, la società di investimenti canadese Northern
Private Capital (NPC) del multimilionario John Risley, ha deciso
di investire 35 milioni di dollari per rilevare una quota del
10,5% di Loop Industries, la società che ha sviluppato un processo per il
riciclo chimico di rifiuti in PET, trasformati nelle materie prime di
partenza. Il nuovo azionista si è anche assicurato un’opzione, valida tre anni,
per l’acquisto di ulteriori quote, fino ad arrivare al 17,3% con un esborso
totale di 45 milioni di dollari. L’obiettivo è accelerare il passaggio su scala
industriale del processo, che vede Loop Industries alleata con la thailandese
Indorama Ventures nella costruzione del primo impianto di depolimerizzazione
negli Stati Uniti, il cui avvio è previsto nel 2020.
Ancora prima di mettere in marcia le capacità, Loop Industries ha
siglato accordi di fornitura pluriennale di rPET da riciclo chimico con colossi
quali PepsiCo, L’Oréal Group ed Evian, il marchio di acque minerali del
gruppo Danone. Alla fine dell’anno scorso, la società canadese ha anche
raggiunto un accordo con Thyssenkrupp al fine di combinare la
tecnologia di riciclo chimico di poliestere Loop con quella di
policondensazione in continuo MTR (Melt-To-Resin) di Uhde Inventa-Fischer
per produrre PET grado bottiglia partendo da rifiuti plastici
post-consumo.
Un
progetto nei film BOPET
Sul fronte della depolimerizzazione del PET, si
segnala anche il processo LuxCR proposto da DuPont Teijin Films.
L’obiettivo è trasformare i flakes di PET provenienti da sfridi o da
rifiuti nel monomero di partenza – BHET (bis-β-idrossietiltereftalato)
–, indistinguibile da quello vergine, da cui ottenere nuovo poliestere
destinato all’estrusione di film PET biorientato (BOPET) destinato
ad applicazioni di imballaggio, anche alimentare. Questa tecnologia è in
grado rimuovere eventuali contaminazioni attraverso una combinazione tra
filtrazione del polimero e del monomero ed estrazione mediante vuoto per alcune
ore con temperature tra 270 e 300 °C. Il gruppo statunitense sta valutando
altre applicazioni nell’ambito di etichette, pannelli solari, carte d’identità.
Analizzare, valutare e programmare il futuro delle imprese riducendo al minimo il rischio di crisi, meglio se con l’aiuto del software giusto
La nuova sfida per commercialisti e consulenti?
Analizzare, valutare e programmare il futuro delle imprese riducendo
al minimo il rischio di crisi, magari con l’ausilio del giusto software
per il controllo di
gestione.
Continuità e sicurezza sono
obiettivi fondamentali da raggiungere, soprattutto dopo gli ultimi mesi che
hanno messo interi settori a fronteggiare un’emergenza sanitaria senza precedenti
che ha ridimensionato ambizioni e bilanci.
Organizzazione e attenta capacità
di analisi diventano caratteristiche imprescindibili per garantire un
futuro alle piccole-medie imprese,
certamente le più colpite dalle vicissitudini recenti.
In questo contesto, è necessario
attingere alle proprie competenze e dotarsi di strumenti di
qualità per adeguarsi a novità
normative come l’ingresso del nuovo Codice
d’impresa e dell’insolvenza e l’obbligo del Controllo di Gestione.
Una nuova organizzazione
Con le nuove normative aumenterà
il numero di aziende che avranno bisogno del sostegno di
consulenti per svolgere attività di controllo di gestione.
Questo tipo di esigenze porterà ad un incremento dei servizi che possono essere
offerti dai professionisti.
In questi mesi, commercialisti
e consulenti si stanno quindi attrezzando per farsi
trovare pronti alle nuove sfide portate dai provvedimenti adoperati dal
legislatore.
Si andrà verso una collaborazione
sempre più stretta (e praticamente imprescindibile) tra il
professionista e l’imprenditore e la sua azienda:
l’imprenditore dovrà cogliere e saper
valorizzare l’importanza del ruolo strategico che gioca il professionista
nella prevenzione della crisi
d’impresa;
il commercialista dovrà ricoprire il
ruolo di consulente aziendale ed esercitare un ruolo di controllo.
Il lavoro fianco a fianco aziende-professionista
Il commercialista,
anche con l’aiuto di appositi software gestionali, avrà il compito di supportare le
imprese nell’istituzione di un assetto organizzativo idoneo
alla rilevazione dei sintomi di crisi e al monitoraggio dei rischi di impresa.
Il consulente d’azienda
affiancherà così l’imprenditore e l’organo di amministrazione nella rilevazione
tempestiva dei segnali di crisi.
Il commercialista – consulente
potrà cominciare a svolgere svariate attività volte a diagnosticare
rischi di insolvenza (e semmai attivare eventuali
procedure di allerta):
insediare un sistema di monitoraggio;
procedere all’analisi di rischi
finanziari legati ad insolvenza;
pianificare lo stanziamento di un budget
per soddisfare il fabbisogno finanziario e l’esposizione debitoria;
verificare la reputazione creditizia
dell’impresa, attraverso un’opportuna analisi di bilancio, anche pluriennale,
fatta in tempo reale;
analizzare i centri di profitto e di
costo sulla base delle aree in cui è suddivisa l’azienda e le loro
redditività;
valutare la gestione caratteristica e non
caratteristica, o per costi variabili e fissi a margine di contribuzione;
progettare (eventuali) piani di
risanamento e ristrutturazione.
Per l’azienda si andranno a creare
nel corso del tempo situazioni favorevoli anche in ottica di concorrenza con i
propri competitor: organizzarsi ed affidarsi a consulenti validi porterà
benefici al momento di pianificare strategie e progetti.
Professionista come consulente aziendale: quali
responsabilità?
Per un’azienda essere affiancata e
monitorata da un professionista rappresenta un’occasione di crescita: in
pratica ci si avvale della competenza di un soggetto che, nonostante il
coinvolgimento nei processi di supervisione, resta comunque esterno e in grado
di avere una visione complessiva più obiettiva.
Il processo di discussione,
confronto e condivisione delle esigenze e della visione
dell’imprenditore diventerà la base per capire la
strategia da seguire. Sarà poi il professionista ad affiancare l’impresa nel
raggiungimento dei traguardi fissati.
Il
consulente procederà ad illustrare costi, tempi, miglioramenti ipotizzati da una determinata
strategia e agirà in modo tale che le scelte consigliate
portino a risultati tangibili e quantificabili.