Lo smart working in Italia

SMART-WORKING
Uno studio sul lavoro agile: evoluzione della nuova normalità

Secondo una ricerca di ANRA e Aon, il 48% di chi lo ha sperimentato ritiene che resterà la modalità di lavoro prevalente, soprattutto grazie alla maggiore flessibilità degli orari di lavoro consentita. Quasi il 60% invece lamenta grande difficoltà nel limitare le ore passate davanti al pc mentre gli under 35 lo criticano.

ANRAAssociazione Nazionale dei Risk Manager, e Aon, hanno analizzato come è cambiata la vita lavorativa degli italiani nel periodo del lockdown, e lo hanno pubblicato nella ricerca intitolata “Lo smart working in Italia, tra gestione dell’emergenza e scenari futuri”.

Sono stati intervistati dipendenti di aziende di tutte le dimensioni, ricevendo forte riscontro da grandi imprese (45%) e micro e piccole imprese (44%) con il duplice obiettivo di fornire, da un lato, una panoramica su problematiche e vantaggi riscontrati dalle imprese italiane nell’affrontare la conversione al lavoro agile, tra fine febbraio e inizio marzo; e dall’altro, comprendere in che modo questo possa rimanere come strumento nel futuro, e in quale misura modificherà l’organizzazione e la quotidianità lavorativa.

Secondo quanto emerso dall’indagine, prima della pandemia solo il 31% dei dipendenti poteva usufruire dello smart working, e non su base quotidiana mentre, allo stato attuale, i lavoratori che proseguono completamente l’attività da remoto rappresentano quasi l’80%.

smart working
Paolo Rubini di ANRA

Le aziende che in precedenza non usufruivano di questa modalità fondavano la propria decisione sulle possibili problematiche relative a pianificazione, gestione e controllo delle attività (44%), sulla mancanza di una strumentazione idonea (29%) o sul timore di un calo della produttività (26%).Risposte che denotano una cultura aziendale non basata sulla condivisione di fiducia e obiettivi ma ancora sul controllo, un retaggio tradizionale che mostrato i suoi limiti in questo periodo. Quando il virus ha reso necessario il distanziamento sociale anche i più scettici, per garantire l’operatività, hanno comunque dovuto ricorrere allo smart working, e l’attuazione pratica ha smentito diverse delle problematiche ipotizzate.

I lavoratori hanno riscontrato che oltre il 70% delle proprie attività può essere svolto da remoto, anche se rimane una certa difficoltà nella pianificazione e gestione delle attività.

“Tra i motivi d’impedimento all’utilizzo dello Smart Working prima dell’emergenza, numerosi sono stati i riferimenti a una ‘mancanza di cultura’ tra i piani alti, un preconcetto legato alla mancanza di fiducia nei propri dipendenti che si trovano a fare lo stesso lavoro, ma da casa, secondo tempi e ritmi diversi. Questa visione si è ‘allentata’ quando lo Smart Working è entrato a far parte della nostra quotidianità, seppure, in maniera forzata: le aziende hanno performato bene, nonostante le difficoltà che tutte le organizzazioni, in misura minore o maggiore, hanno riscontrato.” commenta Alessandro De Felice, Presidente ANRA.

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Alessandro De Felice, Presidente ANRA

Il 68% delle imprese è riuscito a programmare momenti di confronto periodici con i propri dipendenti, come coffee break digitali, aperitivi virtuali, videocall. Il 45% ha inoltre fornito servizi aggiuntivi come corsi di formazione, supporto psicologico o alla genitorialità e corsi sportivi.

Vantaggi e svantaggi dello Smart Working

Tra i pro, il 47% evidenzia la possibilità di gestire con più autonomia i propri orari di lavoro e il 43% un migliore equilibrio tra vita privata e professionale. Tra i contro, pesano invece la mancanza di separazione tra ambiente lavorativo e domestico (48%) e soprattutto la grande difficoltà nel limitare le ore dedicate al lavoro (58%)

Dalle risposte emerge anche la forte convinzione che lo smart working rimarrà come modalità di lavoro principale anche nel “New Normal”: lo sostiene il 48% di chi ne ha effettivamente usufruito, ma addirittura il 64% di chi non ne ha avuto la possibilità. Una differenza che si spiega considerando che chi ha effettivamente sperimentato il lavoro agile ne ha una visione più lucida, disincantata, avendone sperimentati effettivi vantaggi e svantaggi.  “Questa accelerazione verso un nuovo paradigma di vita, potrà portare nel tempo a raggiungere una nuova normalità, nella quale sarà possibile trovare un equilibrio tra esigenze lavorative e personali, passando da una concezione del lavoro per sistemi tradizionali al lavorare per obiettivi.” conclude  De Felice.

FLIR, termocamera con miglioramento immagine MSX

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La nuovissima termocamera a spot FLIR offre prestazioni diagnostiche avanzate per l’ispezione e la manutenzione di impianti elettrici.

Flir presenta sul mercato la nuova termocamera TG165-X MSX® per elettricisti, tecnici di macchine, responsabili della manutenzione degli impianti, periti edili e tecnici di sistemi di climatizzazione. Progettato per gli ambienti di lavoro difficili, questo aggiornamento dell’affermato modello TG165 è uno strumento diagnostico all-in-one, con grilletto per la misurazione di temperatura a spot e immagine termica, arricchito dall’integrazione della potente tecnologia brevettata FLIR Multi-spectral Dynamic Imaging (MSX).

“Con l’aggiunta di MSX, TG165-X offre una migliore identificazione dei punti caldi, che indicano guasti elettrici o meccanici, e dei punti freddi, che indicano perdite di acqua o dispersioni termiche”, spiega Rickard Lindvall, General Manager, Solutions di FLIR Systems. “Inoltre, TG165-X guida visivamente i professionisti all’origine dei comuni guasti nei sistemi, affinché possano diagnosticare il problema e avviare le riparazioni più velocemente”.

La tecnologia a doppio sensore FLIR MSX aggiunge i dettagli visivi alle immagini termiche complete, rendendole più nitide e comprensibili per riconoscere le caratteristiche fisiche degli oggetti nella scena.

Un nuovo puntatore laser bullseye aiuta a individuare le aree di interesse, mentre il luminoso display LCD a colori da 2,4 pollici e l’ampio campo visivo di 51°×66° forniscono una visione completa dell’area di interesse.

Il corpo della TG165-X è in classe di protezione IP54 contro polvere e acqua, certificato per cadute da due metri, caratteristiche perfette per le ispezioni sia in ambienti interni, che esterni. La termocamera integra una memoria flash da 4 gigabyte per fino a 50.000 immagini e dati, scaricabili in FLIR Tools per creare rapporti professionali.

FLIR TG165-X è disponibile per l’acquisto in tutto il mondo a 399,00 dollari, attraverso FLIR e i suoi distributori.

Per maggiori informazioni:

www.flir.com/tg165-x

SICK, nuova SensorApps per creare sensori specifici

sensori sick

Lo strumento crea singole SensorApps, senza competenze di programmazione, e risolve facilmente diverse attività di automazione

“I concetti di automazione sono raramente standard”, spiega il Dr. Timo Mennle, SICK AppSpace Strategic Product Manager di SICK AG responsabile della produzione dei sensori.

Anche se si ha presumibilmente a che fare con un problema standard, è necessario un ulteriore lavoro di configurazione e personalizzazione per molti progetti.

Questi sono dettagli che potrebbero rapidamente causare costi e ritardi più elevati durante l’installazione. I clienti SICK possono creare le proprie SensorApps personalizzate per risolvere singole applicazioni di sensori, senza dover programmare nulla.

Nell’ecosistema appSpace SICK, i sensori programmabili e i dispositivi perimetrali possono essere configurati per nuove attività utilizzando SensorApps.

Molte app sono già disponibili per il download tramite l’AppPool SICK.

Per applicazioni specifiche, SensorApps può essere utilizzato in modo indipendente dal cliente e sviluppato insieme agli esperti SICK con il supporto di una comunità di sviluppatori. Fino ad ora, le competenze di programmazione di base erano necessarie per generare il proprio SensorApps in SICK AppStudio.

Con una nuova interfaccia grafica in SICK AppStudio, gli utenti possono risolvere applicazioni specifiche anche senza competenze di programmazione configurando e collegando blocchi funzionali predefiniti in un flusso di dati.

Il punto di partenza è sempre capire cosa devono fare i sensori: “Se un cliente vuole distinguere e contare le bottiglie deodoranti utilizzando il colore del tappo, crea un flusso di dati dai blocchi funzionali esistenti in una libreria. Dopo ogni passo, ottiene un’anteprima del risultato e può anche modificare immediatamente la configurazione del processo di creazione “, dice Mennle.

Grazie all’architettura aperta di SensorApps, c’è ancora la possibilità di regolare il codice sorgente dei blocchi funzionali per implementare applicazioni più impegnative e requisiti individuali.

Nuove SensorApps per appPool

“Elaborando graficamente i flussi di dati, creiamo le basi per un target e un gruppo di utenti più grandi. Poi più utenti possono approfittare di questo per le loro applicazioni”, dice Mennle. La crescente domanda di blocchi funzionali nuovi e adattati può essere soddisfatta dalla comunità di sviluppatori. La diversità e le possibilità dell’AppPool SICK sono in crescita, così come i campi di applicazione di sensori e sistemi di sensori.

SICK è uno dei principali fornitori di soluzioni al mondo per applicazioni basate su sensori nel settore industriale. Fondata nel 1946 da Dr.-Ing. e. h. Erwin Sick, l’azienda con sede a Waldkirch im Breisgau vicino a Friburgo, è tra i leader tecnologici di mercato. Con oltre 50 filiali e investimenti azionari e numerose agenzie, SICK mantiene una presenza in tutto il mondo. Nell’anno fiscale 2019, SICK ha avuto più di 10.000 dipendenti in tutto il mondo e un fatturato di gruppo di circa 1,8 miliardi di euro. Ulteriori informazioni su SICK sono disponibili su Internet al http://www.sick.com o per telefono al numero 49 (0)7681202-4183.

Quali saranno i prossimi 5 rischi globali per l’umanità

rischi globali per l'umanità

Un sondaggio condotto da Future Earth, la rete internazionale di ricerca sulla sostenibilità, che ha visto la partecipazione, in termini di risposte, di 222 scienziati da 52 paesi diversi, ha identificato 5 rischi globali

I risultati mostrano che i primi cinque rischi globali che l’umanità dovrà affrontare sono questi:

  • fallimento della mitigazione e dell’adattamento ai cambiamenti climatici;
  • eventi meteorologici estremi;
  • grave perdita di biodiversità e collasso dell’ecosistema;
  • crisi alimentari;
  • crisi idriche

Più di un terzo degli scienziati sottolinea l’importanza, in termini di rischi globali, dell’interazione sinergica tra questi cinque rischi globali , un’interazione che potrebbe portare a circuiti di feedback ed amplificare crisi che potrebbero essere locali o regionali fino a farle diventare globali per un collasso sistemico dell’intera società.

Un esempio: le ondate di calore estreme, che sono per definizione regionali o locali, possono accelerare il riscaldamento globale facilitando il rilascio di grosse quantità di carbonio, immagazzinate dagli stessi ecosistemi locali colpiti, nell’atmosfera. Ciò potrebbe amplificare a sua volta le crisi idriche e quelle alimentari nonché la perdita della biodiversità, con reazioni a catena che poi cominciano a diventare difficilmente prevedibili.

Tra gli altri rischi globali meritevoli di attenzione, secondo molti degli scienziati, ci sono:

  • fallimento della mitigazione e dell’adattamento ai cambiamenti climatici;
  • erosione della fiducia e dei valori della società;
  • deterioramento delle infrastrutture sociali;
  • crescente disuguaglianza;
  • crescente nazionalismo politico;
  • sovrappopolazione;
  • declino della salute mentale

Anche per il World Economic Forum i principali rischi globali sono tutti ambientali. Il Global Risks Report 2020 vede, infatti, nelle prime cinque posizioni della “classifica” gli eventi meteorologici estremi, con gravi danni a proprietà, infrastrutture e perdita di vite umane, il fallimento delle misure di mitigazione e adattamento da parte di governi e imprese ai cambiamenti climatici, i danni e i disastri causati dall’uomo tra cui i crimini ambientali, come le fuoriuscite di petrolio e le contaminazioni radioattive. E ancora, la perdita della biodiversità e il collasso dell’ecosistema terrestre e marino con conseguenze irreversibili non solo per l’ambiente ma anche per l’impoverimento delle risorse umane e industriali. Infine le catastrofi naturali come terremoti, tsunami, eruzioni vulcaniche e tempeste geomagnetiche.

Rilevatore di tensione FLIR per impianti elettrici

rilevatore di tensione FLIR

FLIR VP50-2 è uno strumento robusto progettato per rilevare in modo affidabile la tensione per impianti elettrici in ambito commerciale, residenziale e industriale, con tre modalità di allarme, luminoso, a vibrazione e acustico, senza contatto

FLIR Systems presentail rilevatore di tensione senza contatto FLIR VP50-2, dotato di illuminatore e tre tipi di allarme per la risoluzione dei problemi sul campo e la verifica di impianti elettrici con maggiore sicurezza e facilità d’uso.

VP50-2 è progettato per gli specialisti che intervengono sugli impianti elettrici di edifici residenziali, commerciali e industriali.

Verifica in modo affidabile se un circuito AC è sotto tensione prima di intervenire; rileva la tensione sui conduttori esposti o attraverso l’isolamento; identifica i fili sotto tensione in quadri elettrici, interruttori e prese; traccia i fili sotto tensione e mappa i circuiti elettrici.

VP50-2 usa LED multi-colore, vibrazione e segnali acustici per avvertire della presenza di tensione, e garantire che il professionista si accorga dell’allarme anche in luoghi rumorosi o bui. Inoltre, VP50-2 è progettato per funzionare per molti anni senza problemi; il corpo di forma anti-rotolamento resiste a cadute da 3 metri di altezza su calcestruzzo.

“Grazie alle tre modalità di allarme e al design robusto a prova di caduta, VP50-2 è lo strumento ideale per tutti coloro che si occupano di manutenzione di apparecchiature elettriche, compresi elettricisti, tecnici dell’assistenza, ispettori, periti edili e costruttori”, afferma Rickard Lindvall, General Manager, Solutions Business di FLIR. “Questo nuovo rilevatore di tensione formato penna è dotato di tutte le funzioni necessarie per migliorare l’efficienza e la sicurezza; inoltre, è progettato per durare nel tempo.”

Grazie alla classificazione di sicurezza CAT IV 1000 V, il tester elettrico VP50-2 è in grado di identificare in modo rapido, facile e sicuro la presenza di tensioni AC all’interno di una presa senza entrare in contatto con i conduttori elettrici.

La versione VP50-2 è rivolta ai paesi che utilizzano prese elettriche a 100–120 V. La versione VP52-2 è dotata delle stesse caratteristiche della VP50-2 ma è rivolta ai paesi che utilizzano prese a 200–240 V. Entrambi i modelli VP50-2 e VP52-2 sono disponibili in tutto il mondo su FLIR.com al prezzo di € 35 e attraverso i distributori autorizzati FLIR.

Per saperne di più, visita www.flir.com/VP50-2.

Tecnologie abilitanti emergenti nel panorama italiano

tecnologie abilitanti

HORIZON 2020 è stato lo strumento che ha permesso un adeguato livello di sviluppo delle Tecnologie abilitanti (KET) nei Paesi Europei, soprattutto in Italia

In riferimento al settore delle KET tecnologie abilitanti emergenti, la spinta di HORIZON 2020 ha aiutato a superare parzialmente questa criticità, generando collaborazioni pubblico-privato di particolare rilevanza.

Ciò grazie anche ad alcune iniziative nazionali che hanno appunto accolto le KET nella programmazione e allineato gli obiettivi strategici a quelli di HORIZON 2020.

Sotto la spinta complessiva di queste azioni, il Sistema italiano della Ricerca e Innovazione si è sviluppato sostanzialmente lungo tre direzioni:

1. Adeguamento del percorso educativo dei laureati e formazione permanente dei lavoratori;

2. Sviluppo della competitività del Sistema industriale. Se consideriamo ad es. l’Area dei Trasporti, gli obiettivi fondamentali possono essere raggiunti solo attraverso un’appropriata combinazione delle tecnologie abilitanti.

3. Assicurare l’impatto sociale dei risultati della R&I. Secondo l’ISTAT, su un campione di 400.000 aziende, il 52.3% può essere definito non sostenibile, il 15% leggermente sostenibile, il 15.1% mediamente sostenibile e il 17.6% altamente sostenibile

Risulta molto interessante la considerazione riguardo la produttività: in rapporto alle aziende con sostenibilità zero, prese come riferimento, si osserva un aumento della produttività all’aumentare della sostenibilità.

Questo risultato è dovuto anche alla significativa partecipazione delle organizzazioni italiane, sia pubbliche che private, ai temi di HORIZON 2020, tra i quali NMBP e Science with and for Society.

Il programma di finanziamento NMBP ha generato un cambiamento nella cultura degli attori italiani nella Ricerca e Innovazione, promuovendo sia una crescita di competenze specifiche, che una soddisfacente consapevolezza della necessità di indirizzare e integrare gli aspetti economici, ambientali e sociali dell’Innovazione.

Tale patrimonio di competenze e approcci potrà essere valorizzato e capitalizzato nell’ambito del prossimo Programma Horizon Europe e nello specifico nell’area del Pillar 2: Digital, Industry and Space.

Considerando gli orientamenti prioritari della R&I nel nuovo programma, la risposta può solo essere affermativa.

Nello specifico, due sono i temi di particolare rilevanza per l’Italia:

a) Il primo riguarda le tecnologie digitali e in particolare lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale, che nella visione italiana è comunque sempre approcciata con una visione antropocentrica. I principali interessi industriali riguardano i seguenti settori:
Industria Farmaceutica (Drug Discovery, Drug Delivery and Clinical Applications);
Industria Automotive (Autonomus Driving, Predective Maintanance, Cyber Car, Connected Supply Chain);
Microelettronica (Smart Driving, Smart Industry, Smart Home and Smart Things);

b) Il secondo è relativo alla buona posizione Italiana nel campo dei Materiali Avanzati. Partendo dalla considerazione che lo sviluppo di tecnologie abilitanti per le energie rinnovabili e sostenibili dipende in maniera critica dall’abilità di disegnare e realizzare materiali con proprietà ottimali, la realizzazione di materiali adatti allo scopo non può prescindere dalla connessione tra predizione, sintesi e caratterizzazione dei materiali stessi.

L’emergente transizione economica e sociale rende consapevole il sistema italiano della R&I dei vantaggi che possono derivare dal valore della sostenibilità. Per le aziende gli impegni verso questa direzione sostenibile si muovono lungo due traiettorie principali:

a) Essere consapevoli dell’impatto delle attività;

b) Fare un uso responsabile delle seguenti sei forme di Capitale:
– Il capitale NATURALE fornisce risorse alle attività produttive industriali e alimenta la disponibilità di scarti generati;
– Il capitale UMANO, con la conoscenza e le competenze degli addetti per portare a compimento le attività di business in modo efficiente e concreto;
– Il capitale INTELLETTUALE, ovvero brevetti, tecnologie, know-how, informazioni sui client, che contribuiscono alla creazione di valore per l’azienda;
– Il capitale MANIFATTURIERO, composto da asset tangibili che, assieme a quelli intangibili, contribuiscono alla creazione di valore per l’azienda;
– Il capitale SOCIALE, cioè il sistema di relazioni dell’azienda con gli stakeholders inclusi i propri dipendenti;
– Il capitale FINANZIARIO che fornisce all’azienda le risorse necessarie per i bisogni del business.

Il sistema italiano della R&I è pronto quindi a inserirsi nella prossima programmazione europea, consapevole che una partecipazione adeguata non potrà che tradursi in molte opportunità:

• Un Sistema di eco-innovazione più flessibile e dinamico
• Una migliore cooperazione pubblico-privato (ridotta frammentazione)
Trasferimento tecnologico (migliorare il trasferimento dei risultati della ricerca)
Partecipazione di PMI e Grandi Imprese e Programmi nazionali
• Migliore accesso alla finanza per la R&I
• Disponibilità di venture capital
• Infrastrutture di Ricerca e, quindi, miglior accesso a competenze e strumentazioni

Tecnologie avanzate per ridurre gli sprechi alimentari

sprechi alimentari

Blockchain, Rfid e Prescriptive Analytics, applicate nella supply chain del comparto alimentare possono aiutare a ridurre gli sprechi alimentari

Gli sprechi alimentari rappresentano un problema particolarmente sentito a livello globale e colpisce duramente anche l’Italia. Si calcola infatti che nel nostro Paese vengano gettate ogni anno 220mila tonnellate di cibo per un valore di circa 12 miliardi, a cui vanno aggiunti gli sprechi alimentari di filiera (produzione – distribuzione), stimato in oltre 3 miliardi, (ben il 21,1% del totale) per arrivare a un infelice valore di oltre 15 miliardi.

Negli ultimi anni, gli operatori della supply chain del comparto alimentare hanno adottato misure imponenti per ridurre degli sprechi alimentari, ma c’è ancora molto da fare. La produzione continua di rifiuti porta perdite di profitto per la supply chain alimentare a causa della scarsa considerazione da parte dei consumatori più attenti alla sostenibilità e delle complessità operative nel trasporto, che ostacolano l’efficienza.

Dall’aumento dei costi, alle crescenti aspettative dovute a una sempre più elevata domanda, dal monitoraggio al controllo delle scorte, le aziende della catena di approvvigionamento alimentare affrontano molte sfide nei loro sforzi per prevenire gli sprechi alimentari.

Per avere successo possono però avvalersi delle tecnologie più avanzate che, combinando l’uso di blockchain, robotica, intelligenza artificiale su dispositivi mobile,visibilità delle risorse e prescriptive analytics aiutano a ottimizzare – ad ogni livello – la supply chain così da combattere le cause degli sprechi alimentari e aumentare al contempo la profittabilità.

Blockchain

La blockchain è uno strumento indispensabile nella lotta contro gli sprechi alimentari, per quanti operano nella supply chain. Pensato originariamente come uno strumento per la gestione delle criptovalute, la blockchain può fungere da libro mastro digitale accessibile a tutti (come ad esempio un foglio di calcolo) che permette di monitorare, registrare e segnalare il movimento delle merci lungo tutta la catena del valore. Il codice a barre del prodotto viene scansionato ad ogni “checkpoint” lungo tutto il suo viaggio, dal sito di produzione al negozio, segnando così una traccia indelebile del percorso seguito e delle diverse tappe.

Grazie al costante monitoraggio, risulta più semplice identificare le aree critiche lungo la supply chain. Si consideri ad esempio un’azienda di trasporto di prodotti lattiero-caseari: nel caso ci fossero continue spedizioni compromesse e l’azienda non disponesse della tecnologia blockchain, per identificare il problema sarebbe costretta a ricostruire minuziosamente tutti gli spostamenti dei prodotti lungo la filiera, facendo tesoro diogni tipo di documentazione disponibile. Questa operazione potrebbe richiedere settimane – e per tutto il tempo i prodotti continuerebbero a deteriorarsi per cause non prontamente individuate.

Con la blockchain invece, l’ispettore incaricato, può fare un controllo immediato per registrare automaticamente il punto esatto in cui il prodotto potrebbe aver subito un trattamento non idoneo. Può accorgersi subito, per esempio, che i colli sono stati lasciati durante la notte in una struttura di cross-docking non attrezzata per lo stoccaggio refrigerato. Visitando la struttura può poi venire a scoprire che a causa di una lacuna nella formazione del personale, numerosi prodotti deperibili vengono collocati sul pavimento invece di essere messi immediatamente su un camion refrigerato. Gli sarà sufficiente organizzare nuovamente un momento di formazione degli operatori, per fare in modo che gli sprechi alimentari vengano così eliminati alla fonte.

Rfid

I tag Rfid sono essenzialmente dei codici a barre che evidenziano le informazioni dei prodotti sulle confezioni (non sarebbe infatti né economico né pratico apporre tag Rfid su ogni singolo articolo). Il loro grande vantaggio rispetto alla blockchain risiede nella quantità e immediatezza delle informazioni che sono in grado di offrire. Utilizzando i lettori Rfid si ha una visibilità istantanea dei movimenti di ogni confezione etichettata e dei livelli di scorte. 

In particolare, molte aziende della catena del valore sfruttano la tecnologia Rfid per tenere traccia della qualità e della freschezza dei prodotti alimentari durante tutto il processo di distribuzione. Grazie ai tag Rfid è possibile avere aggiornamenti in tempo reale rispetto al cibo scaduto o prossimo alla scadenza per poterlo quindi stornare tempestivamente.

A titolo di esempio, citiamo l’esperienza di un distributore che – già abituato a utilizzare la tecnologia Rfid che gli segnalava i prodotti in scadenza durante il trasporto – ha deciso di cambiare metodo riconfigurando la soluzione per ricevere segnalazioni puntuali sui prodotti in transito in scadenza entro le successive 48 ore. Questo tipo di alert permette al personale addetto alla distribuzione di rimuovere qualsiasi merce prossima alla scadenza ed evitarne così la consegna al cliente.

Lo stesso prodotto può così essere donato a banchi alimentari locali, giardini zoologici, rifugi per animali o altri enti di beneficenza prima che diventi inutilizzabile. Un semplice cambiamento di processo che ha permesso però con una azione caritatevole di ridurre in modo significativo gli sprechi alimentari.

Prescriptive Analytics

Le soluzioni Blockchain e Rfid sono ancora più efficaci se utilizzate con la prescriptive analytics, una metodologia di analisi avanzata che sfrutta i dati per determinare:

  • Cosa sta succedendo
  • Perchè è successo
  • Quanto costa non agire
  • Cosa fare per ottimizzare il risultato
  • Chi deve risolvere il problema

La prescriptive analytics semplifica ulteriormente la sostenibilità potenziando la blockchain e le soluzioni Rfid grazie ad una maggiore tempestività e praticità.

Si consideri come esempio lo scenario riferito alla vendita di prodotti caseari, gestita col solo supporto di soluzioni blockchain: queste non segnalando necessariamente l’attività in modo tempestivo, portano alla necessità di intervenire manualmente per controllare il libro mastro al fine di identificare eventuali anomalie. Questo flusso di lavoro reattivo aumenta il rischio che i clienti ricevano prodotti scaduti prima che qualcuno si accorga che c’è un problema e lo corregga.

Se il distributore coinvolto avesse utilizzato la prescriptive analytics e la blockchain in modo combinato, il gestore del cross docking avrebbe ricevuto un avviso in tempo reale del tipo: “Pallet # 3309 a rischio deterioramento; caricare immediatamente sul carrello all’alloggiamento n. 3”. Questa semplice indicazione prescrittiva, facilmente comprensibile da chiunque, avrebbe indirizzato adeguatamente il manager consentendogli di intervenire per evitare lo spreco alimentare.

Una buona soluzione di presciptive analytics può essere configurata per focalizzarsi concretamentesull’eliminazione di problemi di sprechi alimentari, come ad esempio:

  • Eccessiva produzione di rifiuti (indica le cause che determinano un aumento di rifiuti)
  • Prodotti prossimi allascadenza
  • Malfunzionamento di celle frigorifere (compresi i casi di prodotti lattiero-caseari e camion per le consegne)
  • Prodotti deperibili che sono rimasti troppo a lungo senzaadeguata refrigerazione

Un minimo di sprechi alimentari è purtroppo inevitabile, ma questo non significa che le aziende della catena di approvvigionamento alimentare non possano prevenire casi di spreco derivanti invece da errori umani, dimenticanze o inaccortezze. L’implementazione di tecnologie avanzate come blockchain, Rfid e/o prescriptive analytics è una risposta altamente innovativa per colmare queste lacune lungo tutta la supply chain. Col tempo, ciò contribuirà a ridurre gli sprechi alimentari e a preparare un futuro più sostenibile per l’intero settore.

Fonte: Guy Yehiav, Zebra Analytics, General Manager &Vice President Zebra Technologies

Chimica-farmaceutica: l’accordo F.O.R. WORKING

accordo federchimica

L’esperienza di lavoro da remoto, maturata a causa dell’emergenza Coronavirus e le trasformazioni in atto nell’organizzazione del lavoro connesse alla digitalizzazione hanno indotto Federchimica, Farmindustria e le Organizzazioni Sindacali dei settori chimica-farmaceutico ad affrontare in modo pragmatico e innovativo il tema delle nuove modalità di lavoro

Le Parti firmatarie del CCNL chimica-farmaceutica, nel solco del sistema partecipativo di Relazioni industriali settoriale, hanno condiviso la necessità di agevolare anche con uno strumento moderno la gestione dei cambiamenti in atto, tenendo conto delle esperienze aziendali di Smart working già maturate e della necessità di coniugare gli aspetti della flessibilità, della sicurezza, del miglioramento della qualità del lavoro e dell’equilibrio tra attività professionale e vita privata.

A tal fine  le Parti sociali del settore chimico-farmaceutico hanno convenuto sulla necessità di preservare la flessibilità tipica della modalità di lavoro agile e, al contempo, di rendere disponibile per le imprese e i lavoratori una modalità evoluta di Smart working: il F.O.R. WORKING (Flessibilità Obiettivi Risultati).

Le Parti firmatarie si sono impegnate a definire un moderno rapporto di lavoro subordinato, caratterizzato da aspetti innovativi nella gestione dei tempi e dei luoghi, da obiettivi condivisi e risultati realizzati, finalizzato a garantire e migliorare efficienza organizzativa, produttività, salute e sicurezza dei lavoratori, bilanciamento vita/lavoro, impatto sociale e ambientale in linea con l’obiettivo condiviso dello sviluppo sostenibile formalizzato nel CCNL.

Federchimica, Farmindustria e le Organizzazioni Sindacali settoriali hanno quindi definito un percorso congiunto di approfondimento nell’ambito dell’Osservatorio nazionale, che porterà alla realizzazione, entro il dicembre 2020, di specifiche Linee guida utili, in primo luogo, ad agevolare il salto culturale necessario per entrambe le Parti e identificare gli elementi che contraddistinguono il F.O.R. WORKING.

I lavori di approfondimento serviranno anche per individuare il perimetro dei diritti/doveri delle Parti e le modalità per garantire sempre una partecipazione e integrazione reale alla vita aziendale, in modo particolare attraverso adeguati percorsi di formazione, al fine di non far mai perdere il valore anche sociale dell’impresa nel suo complesso.

Le Linee guida settoriali potranno, laddove ritenuto opportuno, agevolare una fase sperimentale a livello aziendale che potrà contribuire a delineare per tempo le necessarie scelte in vista del rinnovo contrattuale del 2022.

Sas Viya, analytics in cloud

innovazione digitale Made in Italy

La piattaforma di analytics e intelligenza artificiale uniti con la flessibilità della tecnologia cloud

Disegnata per essere aggiornata e sempre disponibile, la nuova release SAS® Viya® 4, sul mercato a partire dalla fine del 2020, presenta una nuova architettura che aiuta a fornire gli analytics a tutti, ovunque.

L’innovazione che la caratterizza conferma l’impegno di Sas nel supportare le organizzazioni a trasformare i dati in conoscenza.

La release cloud-native di SAS Viya fa parte del risultato dell’investimento di 1 miliardo di dollari in intelligenza artificiale.

<< Questa release segna un grande passo innovativo per la piattaforma SAS e per i nostri clienti>>, afferma Oliver Schabenberger, Coo and Cto di Sas.

<<Le organizzazioni ci chiedono di supportare la loro trasformazione digitale con agilità, velocità, automazione, intelligenza e continuità. Queste sono le caratteristiche di SAS Viya 4: cloud-native analytics e intelligenza artificiale per gli utenti di tutti i livelli, trasformando la business intelligence in business “intelligente” in cloud.>>

<<Le aziende stanno apportando importanti cambiamenti nella propria tecnologia di analisi dei dati, guidata da architettura cloud-native>>, afferma Dan Vesset, Group Vice President, Analytics and Information Management di Idc. <<Sas Viya offre un modo flessibile ed efficiente per eseguire carichi di lavoro di analisi dei dati all’interno di architetture abilitate per container e microservizi. Le organizzazioni possono disaccoppiare le analisi dagli ambienti per aumentare rapidamente i servizi e soddisfare le esigenze decisionali in modo molto più agile.>>

Analytics ovunque e per tutti, che fanno la differenza

Sas sta semplificando il modo in cui l’AI e il machine learning sono integrati nel processo decisionale. Con una nuova architettura cloud-native e la disponibilità di interfacce interattive e di programmazione, i clienti Sas non saranno più vincolati dal linguaggio di programmazione, dai silos di dati o da competenze specifiche.

La preparazione automatizzata dei dati, il machine learning (AutoML) e la distribuzione dei modelli migliorano la produttività delle risorse in ambito data science e portano le potenzialità di intelligenza artificiale anche ai meno esperti.

SAS Viya 4 utilizza processi di continuous integration e continuous delivery (CI/CD) che consentono ai clienti di scegliere gli intervalli di release, così da avere accesso agli ultimi aggiornamenti e innovazioni nel momento in cui sono disponibili. 

Le organizzazioni analiticamente mature sanno che ogni decisione che deriva dai loro modelli può avere un impatto significativo sui profitti.

Le tecnologie cloud si stanno evolvendo. L’architettura di SAS Viya 4 è progettata per fare lo stesso. Consente infatti ai clienti di sfruttare al massimo i propri investimenti in analytics attraverso software as a service (SaaS) su cloud Sas, pubblico o privato.

Fabbricazione additiva da Schneider Electric

Con l’introduzione della produzione additiva, Schneider Electric riduce la dipendenza dai fornitori, aumenta la flessibilità di produzione e accelera il time-to-market

Nell’ultimo anno, Schneider Electric ha avviato l’implementazione di Industria 4.0 su larga scala in tutte le sue operazioni a livello mondiale attraverso la fabbricazione additiva.

Con lo sviluppo del progetto “Smart Factory”, l’azienda sta applicando in modo strategico tecnologie all’avanguardia, sfruttando i vantaggi dell’Industrial Internet of Things (IIoT) per guidare l’ottimizzazione dei processi.

Concepita per incrementare l’efficienza operativa e ridurre i costi per i propri clienti, l’iniziativa è stata estesa a tutte le fabbriche del mondo e ogni stabilimento è stato sfidato ad aprirsi all’innovazione e a guidare la trasformazione digitale.

Fabbricazione additiva per una smart factory

Uno dei più brillanti è stato lo stabilimento di Puente la Reina in Navarra (Spagna), che ha strategicamente adottato la fabbricazione additiva FDM di Stratasys applicandola a tutto il processo produttivo. L’impianto sta registrando notevoli efficienze soprattutto nelle operazioni di attrezzaggio, che hanno portato il team di gestione a ottenere un premio di riconoscimento di alto livello all’interno di Schneider Electric.

Infatti, di recente lo stabilimento di Puente la Reina è risultato vincitore del concorso interno “Smart Factory”, promosso da Schneider Electric nella regione europea, in riconoscimento dell’accelerazione impressa alla trasformazione verso l’Industria 4.0 grazie alla grande quantità di attrezzaggi di produzione stampati in 3D, con un eccezionale risparmio di tempo e di costi e nuove efficienze derivanti da una catena di fornitura ottimizzata.

“Nell’ultimo anno, utilizzando la fabbricazione additiva FDM di
Stratasys abbiamo ottenuto un risparmio di circa 20.000 € nella sola produzione di attrezzaggi per le linee di montaggio, che ha facilmente ripagato l’investimento iniziale per l’acquisto della stampante 3D F170″, ha dichiarato Manuel Otamendi, Responsabile Industrializzazione e Manutenzione – Global Supply Chain presso lo stabilimento di Schneider Electric a Puente la Reina.

“Con questa tecnologia siamo in grado di fabbricare nuovi attrezzi di produzione ad alte prestazioni in un solo giorno, mentre prima sarebbe stata necessaria almeno una settimana per esternalizzarli. Questo riduce in modo sostanziale la nostra dipendenza dai fornitori assicurandoci un controllo molto maggiore sulla produzione degli attrezzaggi, il che ha aumentato la flessibilità complessiva del processo di produzione e accelerato il time-to-market per molti prodotti”.

Ottimizzazione della produzione di attrezzaggi in tutta la fabbrica

Acquistata attraverso il partner locale di Stratasys, Pixel Sistemas, la stampante 3D di livello industriale Stratasys F170 di Schneider Electric viene utilizzata per una serie di applicazioni di attrezzaggio, tra cui utensili per linee di montaggio, maschere, fissaggi, pinze robotizzate e altri strumenti di fine braccio, che prima venivano esternalizzati e prodotti da terzi utilizzando costosi processi di stampaggio a iniezione o lavorazione CNC. Con oltre cento nuovi progetti di attrezzi di produzione l’anno, la F170 è diventata un punto fermo nella fabbrica di Puente la Reina.

Un esempio di questo tipo è la produzione di pinze per bracci robotici sulla linea di montaggio. Sfruttando la stampante 3D F170, Schneider Electric ha sviluppato nuove idee applicative per le pinze non solo per migliorare le prestazioni dei robot, ma anche per garantire un notevole risparmio sui costi.

“Non è raro che le parti in alluminio dello stampo urtino tra loro e si rompano. Quando questo accade, è molto costoso sostituirle”, spiega Otamendi. “Adesso, per ovviare a questo problema, siamo in grado di sostituire le costose pinze in alluminio per bracci robotici con alternative stampate in 3D. Questi attrezzi non solo offrono le stesse prestazioni meccaniche di quelli tradizionali, ma assicurano anche la protezione delle parti in alluminio più costose quando gli stampi si urtano. In caso di rottura dell’attrezzo stampato in 3D, possiamo ottenerne rapidamente uno sostitutivo a basso costo nel giro di poche ore.

Digitalizzazione delle operazioni per una maggiore efficienza

Avendo usufruito di un risparmio significativo sui costi e di un flusso produttivo più snello dopo l’integrazione della fabbricazione additiva FDM di Stratasys, l’efficienza produttiva complessiva dello stabilimento ne ha risentito positivamente, con una riduzione del time-to-market in aree strategiche.

“La fabbricazione additiva ha trasformato il nostro modo di lavorare e ha cambiato profondamente la nostra visione di come fare le cose in futuro”, ha dichiarato Otamendi. “Se da un lato continueremo a utilizzare la F170 per ottimizzare ulteriormente il processo di attrezzaggio, dall’altro stiamo valutando attivamente come sfruttare altri materiali FDM ad alte prestazioni disponibili per le stampanti 3D della serie F123 di Stratasys per estenderne l’applicazione per la realizzazione di parti finali sulla linea di produzione. L’uso applicativo sempre più diffuso di questa tecnologia svolgerà un ruolo importante per il raggiungimento dei nostri obiettivi di trasformazione digitale”.

Yann Rageul, Responsabile Manufacturing Solutions EMEA di Stratasys, afferma: “Nell’affrontare anche noi questa pandemia che ha coinvolto il mondo, abbiamo visto chiaramente come la fabbricazione additiva possa svolgere un ruolo chiave per migliorare la catena di approvvigionamento tradizionale e le linee di produzione convenzionali. In questa fase in cui le dirigenze cercano di ottimizzare i processi operativi, prevediamo un incremento nell’adozione strategica della tecnologia additiva da parte delle imprese, come Schneider Electric che continua a gestire con successo la trasformazione digitale in tutta l’azienda. La fabbricazione additiva consente di accrescere la flessibilità in ambito produttivo e di ridurre la dipendenza dai fornitori, ma al contempo apre anche alla possibilità di ottenere efficienze operative significative nello sviluppo dei prodotti. Sicuramente questo è un obiettivo comune alla maggior parte delle aziende e tuttavia l’impatto del Covid-19 ne ha amplificato ancor di più l’importanza”.