KEBA: la visione su automazione e industria

KEBA: la visione su automazione e industria. Nel campo industriale e dell’automazione gli ultimi anni vedono l’ingresso delle tecnologie di ultima generazione – prima fra tutti l’IA – che, nonostante il grandissimo potenziale, vedono il loro sviluppo applicativo frenato

Nel campo industriale e dell’automazione gli ultimi anni vedono l’ingresso delle tecnologie di ultima generazione – prima fra tutti l’IA – che, nonostante il grandissimo potenziale, vedono il loro sviluppo applicativo frenato.

Date le premesse è più che logico chiedersi quali siano i fattori reali che tendono a rallentare il normale percorso verso l’industria più snella.

Aldo Bucci – General Manager di Keba ha offerto la visione dell’azienda in merito all’attuale scenario, andando ad analizzare non solo gli aspetti tecnici e pratici commerciali ma anche il sentiment del mercato.

  1. Parliamo di panorama industriale italiano: rispetto ai propositi e progetti di inizio anno, come Keba valuta l’andamento tecnologico e applicativo nelle aziende italiane? Quali sono gli aspetti che a tutt’oggi rappresentano ancora un punto debole?

Innanzitutto va fatta una considerazione importante: sicuramente il persistente alto costo del denaro e l’instabilità geopolitica stanno influenzando negativamente il settore e ciò ha ridisegnato una situazione differente rispetto alle previsioni di inizio anno. Di conseguenza, l’atmosfera di incertezza e in maggior misura la difficoltà nella pianificazione degli investimenti a lungo termine, si stanno rivelando il maggior freno ad una crescita solida e persistente.

Sebbene quanto descritto rappresenti un ostacolo, le aziende del settore manifatturiero proseguono il processo di adozione delle recenti tecnologie avanzate. Questo passo è di fondamentale importanza poiché consente di migliorare la propria produttività e competitività.

Sicuramente l’Intelligenza Artificiale (IA) è il trend tecnologico del momento. Per esempio uno degli utilizzi più comuni maggiormente applicati è l’ottimizzazione della supply chain e il miglioramento della gestione delle scorte, secondo un approccio basato sui dati. Anche nell’automazione della produzione l’IA consente di aumentare la qualità e la tracciabilità dei prodotti, riducendo gli errori e gli scarti. In particolare nell’automazione della logistica, dove la velocità di flusso delle merci è diventata un fattore indispensabile, attraverso l’utilizzo dell’IA possono essere identificati ed eliminati i colli di bottiglia presenti.

Altro aspetto estremamente rilevante, e anche uno dei più deludenti, riguarda l’andamento degli incentivi del Piano Transizione 5.0. Se possiamo affermare che il Piano Transizione 4.0 ha contribuito a creare le basi della trasformazione digitale dell’industria italiana, non possiamo dire altrettanto riguardo al Piano Transizione 5.0, il quale ha introdotto una maggiore complessità procedurale e requisiti molto più rigorosi per accedere agli incentivi. Purtroppo non possiamo fare altro che constatare come questa situazione non abbia iniziato a portare i risultati attesi.

  • Quanto è aumentata la domanda di automazione (anche spinta dalle tecnologie di ultima generazione) e qual è il grado di esperienza – parliamo di competenze vere e proprie – che le aziende sono riuscite ad acquisire? Quant’è la fiducia nelle nuove tecnologie e c’è qualche remora?

La domanda di automazione e di nuove tecnologie ha visto una crescita significativa soprattutto nel 2022 e 2023, mostrando invece segni di rallentamento nell’anno corrente.

Va anche preso in considerazione che, quando parliamo di intelligenza artificiale (IA), Internet of Things (IoT), cloud computing, c’è ancora un gap significativo per quanto riguarda le competenze digitali. Infatti sono molte le aziende – in particolar modo quelle medio-piccole – che non dispongono di figure interne specializzate e che pertanto si affidano a consulenti esterni per la transizione all’Industria 4.0 e 5.0. Senza dubbio, la fiducia nelle nuove tecnologie da parte delle aziende è sicuramente in crescita, tuttavia esistono ancora alcune remore. In questo particolare momento molte aziende sono prudenti nell’adottare tecnologie avanzate a causa della complessità e, come detto, della mancanza di personale qualificato. Inoltre, in aggiunta allo skill gap, ci troviamo di fronte all’incertezza economica e geopolitica. L’adozione delle nuove tecnologie è un percorso complesso che richiede tempo e disponibilità economiche, pertanto la situazione attuale contribuisce a creare una certa esitazione verso gli investimenti rivolti a progetti a lungo termine. 

  • Secondo Keba a che punto siamo in Italia con la formazione? Quali sono in particolare le skill mancanti? Quanto incide la mancanza di personale qualificato e in che misura si cerca di mitigare i possibili effetti ricorrendo all’automazione?

È oramai noto come la maggioranza delle PMI segnali difficoltà nel reperire personale adeguato alle proprie necessità. La mancanza di figure qualificate ha un impatto significativo sui risultati delle singole aziende e di conseguenza ciò si ripercuote sull’economia italiana. Ho letto recentemente che si stima addirittura un impatto del 2,5% sul PIL italiano.

Il mismatch delle skill riguarda principalmente il personale con competenze digitali avanzate, come ad esempio lo sviluppo software, l’analisi dei dati e la cybersecurity. Va detto che le difficoltà ci sono anche nella ricerca di personale destinato alla produzione che possieda specifiche competenze tecniche. Inoltre questo problema è aggravato dall’invecchiamento della popolazione italiana. Invertire questa tendenza è possibile attraverso un percorso di formazione, tuttavia il comparto industriale ha bisogno di una soluzione di più immediata applicazione. Di conseguenza, per mitigare queste criticità, le aziende più lungimiranti stanno investendo nell’automazione. L’adozione di tecnologie come l’intelligenza artificiale, i big data e la robotica sta crescendo, con il mercato dell’automazione industriale che ha raggiunto un valore record nel 2023, con potenzialità di crescita ulteriore negli anni a venire. Fermo restando che la presenza umana nelle aziende sarà sempre un valore aggiunto, bisogna constatare che l’automazione non solo aiuta a compensare l’attuale carenza di personale, ma migliora anche l’efficienza e la produttività delle aziende.

  • Quali novità, sviluppi e nuovi prodotti, ma anche nuovi concetti di automazione state proponendo? Novità in arrivo per il 2025?

Il principale obbiettivo di KEBA è quello di continuare a sviluppare e promuovere la propria piattaforma di automazione Kemro X, le cui caratteristiche sono perfettamente riassunte nel motto “open, modular, easy-to-use”. Questo sistema completo e flessibile combina applicazioni, pacchetti tecnologici e componenti software e hardware dell’ampio portafoglio di prodotti e servizi KEBA. Il cuore della piattaforma Kemro X è un sistema operativo Linux basato su Debian. Linux è open-source ed è facile da eseguire, analizzare, condividere e modificare. Kemro X garantisce flessibilità e scalabilità: i clienti che iniziano ad utilizzare questa piattaforma possono decidere liberamente se integrare il proprio know-how o adottare i collaudati moduli software che KEBA ha sviluppato in decenni di esperienze applicative. Grazie a interfacce standardizzate come EtherCAT, Ethernet IP e Profinet, Kemro X consente una facile integrazione di prodotti terzi. Questo ci permette di rispondere alle esigenze dei singoli clienti, ma anche di offrire soluzioni complete in grado di soddisfare le necessità di molteplici settori industriali.

Micro imprese e start-up innovative: domande al via

Voucher 3I, l’incentivo per sostenere l’innovazione di micro imprese e start-up innovative: domande dal 10 dicembre

A partire dalle ore 12.00 del 10 dicembre 2024 le microimprese e le start-up innovative possono presentare domanda per accedere al Voucher 3I, agevolazione che sostiene l’innovazione incentivando l’acquisto di servizi professionali per la brevettazione delle invenzioni industriali, offerti esclusivamente da avvocati e consulenti in proprietà industriale.

Dalle ore 12.00 del 10 dicembre 2024 le micro imprese e le start-up innovative interessate potranno inviare domanda per accedere al Voucher 3I, agevolazione che sostiene l’innovazione incentivando l’acquisto di servizi professionali, resi esclusivamente da avvocati e consulenti in proprietà industriale, per la brevettazione delle invenzioni industriali.

Dopo la riconferma, ad inizio settembre 2024, del rifinanziamento della misura, il Ministro delle Imprese e del Made in Italy ha adottato il decreto che fissa i termini e le modalità di apertura per la presentazione delle domande di accesso alle agevolazioni.

Sul piatto ci sono 9 milioni di euro, di cui 8 milioni di euro per l’anno 2023 e di 1 milione di euro per l’anno 2024, al lordo dei compensi spettanti al Soggetto gestore (Invitalia), fissati nel limite dell’1,5% delle medesime risorse.

VALVITALIA NEL DUBAI HUB FOR MADE IN ITALY

Valvitalia management

VALVITALIA ENTRA A FAR PARTE DEL DUBAI HUB FOR MADE IN ITALY. NEL 2024, OLTRE 60 MILIONI DI EURO DI RACCOLTA ORDINI IN MEDIO ORIENTE

L’annuncio in occasione di ADIPEC, tra i principali eventi al mondo per il settore dell’energia in svolgimento ad Abu Dhabi, dove il Gruppo è presente con uno stand.

Il Presidente Ruggeri: “Onorati di far parte di un network che valorizza le eccellenze italiane e promuove lo scambio di professionalità e innovazione tra Italia e UAE”

L’AD Forzi: “L’ingresso ci permetterà di consolidare il supporto ai clienti locali e di presidiare ulteriormente un distretto chiave per il comparto energetico”

Valvitalia inaugura un polo strategico nel cuore di Dubai per rafforzare la propria presenza nei mercati del Medio Oriente e del Nord Africa.

La multinazionale italiana specializzata nella progettazione, produzione e distribuzione di valvole, attuatori, raccordi e sistemi gas per l’industria energetica, oltre che di soluzioni antincendio per i settori navale, ferroviario e infrastrutturale, si è unita al Dubai Hub for Made in Italy di Italiacamp, il centro per l’internazionalizzazione delle aziende italiane nei Paesi del Golfo. 

I mercati dell’area MENA, di cui gli Emirati Arabi Uniti costituiscono un importante baricentro, ricoprono un ruolo di primo piano nella presenza internazionale di Valvitalia. Nel 2024, il business diretto e indiretto generato dal Gruppo in questa macroregione è pari a circa il 30% della raccolta ordini complessiva, e ad oggi supera i 60 milioni di euro di valore. 

Salvatore Ruggeri, Presidente di Valvitalia, ha commentato: «L’ingresso di Valvitalia nel Dubai Hub for Made in Italy costituisce una tappa importante nel nostro percorso di sviluppo. Siamo onorati di entrare a far parte di un network che valorizza le eccellenze italiane nei Paesi del Golfo e promuove lo scambio di professionalità e innovazione tra l’Italia e gli Emirati. Un contesto dinamico e capace di attrarre grandi investimenti come la Penisola Arabica rappresenta per noi un’opportunità per esprimere la fase di forte ripartenza del Gruppo».

Andrea Forzi, Amministratore Delegato di Valvitalia, ha commentato: «Il Medio Oriente ospita da sempre molti dei nostri partner più strategici e le performance dell’anno in corso offrono evidenze positive per il continuo sviluppo in quest’area. Essere direttamente presenti nella Penisola Arabica ci permetterà di consolidare il nostro supporto ai clienti locali e di presidiare ulteriormente un distretto chiave per il comparto energetico, raccogliendo le sfide offerte dal mercato».

Alla guida del nuovo Dubai Branch è stato nominato Luca Ruggeri, Chief Commercial Officer di Valvitalia. Il Gruppo ha annunciato l’ingresso nel polo emiratino in occasione di ADIPEC, evento tra i più attesi e influenti al mondo per il settore dell’energia, dove Valvitalia è presente con uno stand. La rassegna, in svolgimento ad Abu Dhabi fino a giovedì 7 novembre, ha richiamato nel Golfo oltre 180mila visitatori e 2.200 aziende da tutto il mondo, riunendo i principali decision maker e operatori dell’industria per affrontare le esigenze energetiche di oggi e discutere il panorama di domani. 

Il Dubai Hub for Made in Italy è il ponte tra le aziende italiane che si espandono in Medio Oriente, Nord Africa e Sud-Est asiatico e le principali aziende e imprenditori locali. Uno spazio di circa 2.000 metri quadrati all’interno della Convention Tower nella Free Zone del Dubai World Trade Centre, con uffici, sale riunioni, sale eventi e spazi di coworking. Le imprese che fanno parte dello spazio hanno accesso a servizi di consulenza integrata ed eventi con un network privilegiato di decision maker e leader di mercato dell’area. Una formula di consulenza aziendale arricchita da servizi per la progettazione di percorsi di ricerca e formazione professionale e universitaria per il trasferimento di know-how utile allo sviluppo del Made in Italy nella regione. 

L’hub è gestito da Italiacamp EMEA FZCO, società costituita da Italiacamp srl nel 2022, organizzazione nata con l’obiettivo di creare valore sociale ed economico per il Paese e che oggi promuove l’internazionalizzazione delle imprese italiane e del loro know-how in mercati dove il Made in Italy ha ancora grandi opportunità da cogliere. 

L’Italia è tra i principali partner commerciali degli Emirati Arabi Uniti tra i Paesi dell’Unione Europea e l’interscambio tra Roma e Abu Dhabi è in continua crescita. Nel 2023, il valore dell’export italiano in UAE è ammontato a 6,7 miliardi di euro[1], incrementando del 10,9% il dato registrato nel 2022 e di oltre il 35% le performance fatte segnare nel 2021. Inoltre, il Paese del Golfo è oggi per l’Italia il primo fornitore e il primo mercato di sbocco del Medio Oriente e del Nord Africa. 

*****

Valvitalia è un Gruppo multinazionale italiano specializzato nella progettazione, produzione e distribuzione di valvole, attuatori, raccordi e sistemi gas per l’industria energetica, e di soluzioni antincendio per i settori navale, ferroviario e infrastrutturale. Valvitalia è stata fondata nel 2002 dal Cav. Lav. Salvatore Ruggeri, attuale presidente, ha il suo headquarter e stabilimento principale a Rivanazzano (Pavia) e rientra tra i grandi player internazionali nel mercato delle valvole. Grazie a una strategia di acquisizioni mirate, Il Gruppo ha ampliato la propria offerta di prodotti e ha consolidato la sua presenza a livello internazionale. Oggi Valvitalia opera in 8 stabilimenti, di cui 5 in Italia e 3 all’estero (Cina, UK e Canada), mentre i suoi prodotti sono distribuiti in 115 Paesi attraverso una rete diretta e indiretta di agenti. Il Gruppo conta circa 800 dipendenti, di cui 650 presso gli stabilimenti italiani. Oltre ad una struttura specializzata dedicata alla ricerca e sviluppo, Valvitalia presenta cinque diverse business unit: Fire fighting (con i marchi Eusebi e Silvani), Flow control Italy, Flow control China, Tecnoforge e Broady UK. Dal marzo del 2023, CDP Equity rappresenta l’azionista di maggioranza al 75%, mentre la Famiglia Ruggeri partecipa al 25% del Gruppo attraverso la holding Finvalv. Nel 2023, il Gruppo ha registrato ricavi pari a 181 milioni di euro, in crescita del 36% rispetto al 2022, mentre l’utile è in deciso progresso, a quota 69 milioni. Lo sviluppo dimensionale di Valvitalia è proseguito anche nel 2024: nei primi nove mesi dell’anno, i ricavi sono pari a 164 milioni di euro (+37%) e la raccolta ordini è salita a 173 milioni di euro (+22%). 

Contatti

Ufficio Stampa Valvitalia

THANAI Communication Advisors 

Thanai Bernardini, mob. 335.7245418, me@thanai.it 

Calvin Kloppenburg, mob. 393.1188058, calvin.kloppenburg@thanai.it  

Sostegno alla trasformazione digitale industriale

Con l’attivazione del Piano Transizione 5.0, che prevede il sostegno alla trasformazione digitale ed energetica delle imprese, si è nuovamente accesa l’attenzione sull’importanza strategica della formazione nel comparto produttivo e industriale italiano

Se Industria 4.0 ha avuto come punto cardine l’automazione e l’interconnessione tra le macchine, con l’avvento di 5.0 siamo vedendo il focus spostarsi sulla collaborazione uomo-robot, che va a completare e ampliare i concetti della quarta rivoluzione industriale con un approccio umano-centrico.

Il passaggio all’Industria 5.0 richiede un cambiamento sostanziale nelle competenze e nella formazione dei lavoratori per affrontare le nuove sfide e sfruttare le opportunità offerte da questa rivoluzione, in un momento tuttavia dove queste competenze scarseggiano.

Marco Marella, General Manager di FasThink, system integrator specializzato in tecnologie e soluzioni innovative per il miglioramento dei processi nella logistica e nel manufacturing, risponde ad alcune domande su questo tema e approfondisce il punto di vista di una realtà italiana fortemente incentrata sull’innovazione.

Il cosiddetto shortage di risorse umane con competenze è una realtà purtroppo consolidata. Secondo voi è una situazione destinata a peggiorare oppure è possibile fare qualcosa per attenuare/mitigare questo scenario di difficoltà?

I motivi di questa situazione sono vari e partono da lontano. Poi, nel periodo post pandemico, si sono senz’altro accentuati.

Gli indicatori di mercato, oltre a quanto vediamo nel corso della nostra attività che ci consente di operare sui diversi mercati industriali, ci fanno pensare a una stabilità della situazione ma non a un miglioramento in generale nel breve-medio periodo.

La situazione è abbastanza fluida e in prima istanza ritengo che ogni azienda dovrebbe, innanzitutto, investire nella formazione e fidelizzazione del proprio personale, consolidando il concetto di impresa attorno a una unica vision che rende ogni azienda un unicum irripetibile e un bene di cui essere orgogliosamente parte, senza distinzioni di qualifica o professione.

Vi sono pochi tecnici disponibili con seniority e competenze specialistiche e spesso questi vengono contesi fra aziende. Come si comporta un’azienda come la vostra? Meglio rilanciare ed entrare in competizione con la concorrenza per assicurarsi un professionista oppure avere una visione a lungo termine (che non è del tutto scontata nelle aziende attuali) e investire sulla formazione di giovani talenti?

La nostra esperienza ci indirizza ad investire sul nostro personale specializzato favorendo un rapporto di collaborazione diretto e flessibile che porti vantaggi reciproci e bilanciati tra dipendente e azienda.

L’investimento sui giovani per una piccola/media azienda può rivelarsi uno sforzo non sempre ripagato, in quanto in fase di formazione occorre dare molto supporto in termini di affiancamento per poi, magari, subire il fatto che quando il giovane talento è ‘maturo’ decide di fare nuove esperienze.

Ma i giovani sono il nostro futuro, fanno parte del challenge di qualsiasi impresa e dobbiamo supportarli con coraggio e tanta attenzione.

Nel nostro ambito di mercato e per il tipo di clientela di alto livello che affianchiamo, soprattutto nelle attività di sviluppo software, non abbiamo alternative se non investire su tecnici già formati. Ma impieghiamo, tecnici junior nelle attività di back office e di Ricerca e Sviluppo.

Cosa deve fare un’azienda per essere più attrattiva di un’altra a interessare figure con competenze specialistiche? Cosa si può offrire in più di realmente vantaggioso per entrambi?

Una sana e duratura fidelizzazione passa, doverosamente, attraverso un piano di incentivi formulato su obiettivi condivisi e la disponibilità da parte della azienda di incontrare, dove è possibile, le richieste del dipendente contribuendo concretamente a migliorarne la qualità della vita, per lui e la propria famiglia. Se la persona è serena a casa, è serena al lavoro e darà il meglio nella sua professione.

Secondo il vostro punto di vista, quali sono le conseguenze di avere a disposizione personale con competenze inferiori al necessario?

Nel nostro settore le conseguenze sono alquanto evidenti, si ha difficoltà nel creare team di lavoro omogenei, si perde in efficienza e qualità di processo con il risultato di non essere in grado di erogare soluzioni innovative che siano all’ altezza della domanda del mercato e conseguentemente si perde in competitività in un mercato particolarmente selettivo come quello delle soluzioni informatiche.

Industria chimica in Italia, le prospettive future

In un Paese a forte vocazione manifatturiera, come l’Italia, l’industria chimica – con un  valore della produzione di oltre 66 miliardi di euro nel 2022 – rappresenta la quinta industria (dopo alimentare, metalli, meccanica, auto e componentistica) oltre che un fornitore indispensabile per tutte le filiere produttive

Le circa 2.800 imprese sul territorio nazionale occupano oltre 112 mila addetti altamente qualificati.

Dopo aver dimostrato grande capacità di reazione e resistenza al lungo periodo della pandemia, l’industria chimica risulta essere tra i settori più penalizzati dalla crisi energetica in un contesto che, nel corso del 2023, vede anche l’indebolimento della domanda.

Il rientro dei costi dai picchi del 2022 rappresenta un sollievo per l’industria chimica, tuttavia la crisi energetica non può dirsi ancora totalmente superata.

Il prezzo del gas, che si riflette anche sull’elettricità, si mantiene su livelli superiori al pre-crisi (più che doppi nella media dei primi 9 mesi) e alle altre aree geografiche (oltre il triplo rispetto agli USA) in presenza di rischi al rialzo con l’avvicinarsi dell’inverno.

Per effetto dell’accelerazione impressa dall’Europa agli obiettivi di riduzione delle emissioni, anche il costo dei permessi per le emissioni di CO2 nell’ambito del sistema ETS è salito dai 25 euro del 2019 ad oltre 85 euro nella media del 2023 in presenza di compensazioni dei costi indiretti legati all’elettricità solo parziali in Italia a causa dell’insufficienza dei fondi disponibili (nel 2021 erogazioni pari al 24% per i settori ammessi).

Per contenere i rincari di costo, le imprese dell’industria chimica stanno utilizzando ogni leva disponibile – inclusa, ove possibile, la sostituzione del gas naturale con combustibili alternativi e la riformulazione dei prodotti – oltre ad investire con convinzione nella cogenerazione, nelle rinnovabili e nell’economia circolare.

Ma, l’integrale sostituzione dei combustibili fossili (petrolio e gas naturale) – impiegati dall’industria chimica non solo come fonti energetiche ma anche come materie prime – è allo stato attuale irrealizzabile.

Prima dello shock energetico – considerando entrambi gli impieghi – il costo dell’energia aveva un’incidenza sul valore della produzione pari al 14%, la più elevata nel panorama industriale e con punte ben più elevate per alcune produzioni.

La domanda risulta in diffuso arretramento e non evidenzia segnali di ripresa.

Tra i principali settori clienti, le costruzioni scontano una decisa frenata, dopo il boom del 2021-2022, ma i volumi di attività risultano in calo anche in ambiti meno ciclici come l’alimentare.

Mostrano andamenti più positivi solo i settori che beneficiano ancora di spazi di rimbalzo post-pandemico, quali la cosmetica e l’auto (quest’ultima più per la normalizzazione delle catene di fornitura che per effetti di domanda).

La chimica è in contrazione in tutta Europa con un andamento particolarmente penalizzante in Germania (-14% in gennaio-agosto) che rappresenta per l’Italia il primo partner commerciale (quota sull’export pari al 13%). Domanda debole e profonda incertezza – anche in un’ottica di medio termine – rendono concreti i rischi di razionalizzazione di alcune produzioni ad elevata intensità energetica.

La specializzazione italiana nella chimica delle specialità e di consumo (quota di produzione settoriale pari al 61% a fronte del 45% a livello UE) rappresenta un fattore di relativa tenuta, anche alla luce del rientro delle quotazioni del gas su livelli più gestibili, ma non sgombra il campo dalle preoccupazioni.

La filiera è strettamente interconnessa, di conseguenza l’indebolimento delle fasi a monte danneggia anche le attività a valle.

A fronte di una contrazione nei primi otto mesi (-9,6%) amplificata dal confronto con una prima parte dello scorso anno ancora su buoni livelli e dal decumulo delle scorte, si stima per l’intero 2023 un calo della produzione chimica in Italia del9% con un recupero nel 2024 modesto (+1%) e soggetto a rischi al ribasso in relazione all’evolvere dei costi energetici e del quadro economico complessivo.

Nell’anno in corso si assiste a un miglioramento ma non una normalizzazione della bilancia commerciale (riassorbita circa la metà degli oltre 6 miliardi di aggravio sperimentati nel 2022 rispetto al 2021).

La correzione dell’import (-12,3% in valore nei primi sette mesi dopo il +29,4% dello scorso anno) riflette non solo il parziale rientro dei costi energetici, ma anche l’indebolimento della domanda interna.

La quota di import dalla Cina, pressoché raddoppiata nel 2022, non vede un significativo ripiegamento.  Anche l’export italiano di chimica perde terreno (-7,0% dopo il +20,1% del 2022) risentendo di una domanda industriale debole a livello mondiale e in calo soprattutto nel mercato europeo.

L’andamento del saldo commerciale dimostra come, anche in condizioni avverse, non sia possibile fare a meno della chimica.

Un indebolimento dell’industria chimica italiana e europea comporterebbe una grave perdita dal punto di vista economico, sociale e ambientale anche perché sarebbe inevitabilmente accompagnato da un aumento dell’import, spesso con minori garanzie in termini ambientali e di sicurezza.

Al contrario, una politica industriale in grado di promuovere una transizione sostenibile potrebbe rappresentare un importante volano di sviluppo per il Paese.

Mitsubishi Electric, presenta un “district” per l’automazione industriale

In occasione di SPS Italia 2023, Mitsubishi Electric ha presentato una panoramica completa di tutte le anime che caratterizzano le attività dell’azienda e in particolare un district per l’automazione industriale

https://it.mitsubishielectric.com/it/news/releases/local/2021/0427-a/pdf/210427-a_local_it_it.pdf

All’interno del “district” per l’automazione industriale Mitsubishi Electric, la prima area è dedicata all’Engineering e permette ai visitatori di vivere l’esperienza di progettazione di impianto in tutti i suoi aspetti, attraverso la presentazione delle soluzioni proposte da Mitsubishi Electric: il nuovo software Gemini per la simulazione 3D, il tool di programmazione GX Works 3, il pacchetto RT Visualbox per i robot.

Ampio spazio è stato riservato ai vantaggi della rappresentazione digitale di una linea di produzione e a come il tool di Virtual Commissioning Gemini possa sfruttare il Digital Twin in tutte le fasi di vita dell’impianto. 

L’azienda ha presentato, inoltre, soluzioni di automazione per il Manufacturing, con un’apposita grafica rappresentante una linea di produzione pensata per raccontare al visitatore le caratteristiche di tutti i prodotti e come è possibile integrarli in soluzioni mirate a risolvere esigenze e problematiche specifiche.

In questa area è stato mostrato il nuovo Tool di Data Science di Mitsubishi Electric chiamato MaiLab, presentato ufficialmente al mercato per l’occasione.

MaiLab è uno strumento di data science per il continuo miglioramento della produzione, che digitalizza “l’esperienza e l’intuizione umana” consentendone la facile integrazione nei sistemi di controllo. 

Mitsubishi Electric ha presentato anche un’area per il Process Automation, con un focus sulle soluzioni di supervisione e controllo attraverso la riproduzione di una “control room” e la presentazione di alcuni casi reali. 

Un’altra area è riservata alle proposte di Maintenance, dagli HMI cost-effective, che permettono di rilevare e visualizzare le variabili dell’impianto, alle soluzioni di manutenzione predittiva basate sull’AI, fino alla presentazione del software SCADA Genesis64 che offre funzionalità specifiche per l’industrial e building automation: dalla funzione CFS (Control Field Service) che permette di fare manutenzione da remoto a tutte le applicazioni nel campo dell’Energy management e della supervisione di impianto. 

Soluzioni di sigillatura Roxtec GH™

Passaggio Roxtec GH™ con flangia a murare o imbullonare

Il passaggio Roxtec GH è un sistema di sigillatura per cavi e tubi che viene fissato tramite imbullonatura a pareti e pavimenti di varia tipologia, siano essi in acciaio, calcestruzzo o pannelli sanwich. Grazie alla sua forma rettangolare consente di sigillare numerosi cavi e tubi garantendo al contempo una scorta per successivi ampliamenti. Può essere accoppiato alla controflangia Roxtec GE per coprire interamente attraversamenti con spessore superiore ai 60 mm.

Principali caratteristiche:

  • Tenuta ai gas
  • IP 67 – 68
  • Resistente ai roditori
  • Facilità di installazione, manutenzione e controllo
  • Scorta per successivi ampliamenti integrata

Disponibile in diverse versioni:

Roxtec GH™ EMC

Il passaggio Roxtec GH EMC è un sistema di sigillatura per cavi e tubi che garantisce la compatibilità elettromagnetica. E’ possibile scegliere tra moduli di sigillatura Roxtec ES per la schermatura elettromagnetica e moduli PE per la protezione dalle interferenze condotte via cavo. Entrambe le versioni dei moduli si adattano a cavi e tubi da 3 a 99mm OD. 

Roxtec GH BG™ con GE

Il passaggio Roxtec GH BG™ con GE è un kit di sigillatura completo predisposto per la messa a terra di cavi armati e o tubi. I moduli di sigillatura Roxtec BG™ si adattano a cavi e tubi da 3 a 99mm OD.

Telaio Roxtec GH™ FL 100

Il telaio Roxtec GH FL100 ha una flangia preforata più larga per agevolare l’installazione su strutture potenzialmente più fragili come cemento o mattoni, dove è importante distanziare i tasselli di fissaggio dal foro per il passaggio dei cavi. Il telaio rettangolare in acciaio può essere utilizzato con la controflangia Roxtec GE in acciaio galvanizzato per coprire coprire interamente attraversamenti con spessore superiore ai 60 mm.

Tuttle le tipologie di telai Roxtec GH possono essere accoppiati alla controflangia Roxtec GE in acciaio galvanizzato per coprire interamente attraversamenti con spessore superiore ai 60 mm.

Guarda i video:

I nuovi blister in PLA (acido polilattico) by Sacar

I nuovi blister in PLA (acido polilattico): per Sacar un importante passo avanti verso la completa sostenibilità

Sacar, azienda specializzata nell’allestimento di settori espositivi per ferramenta e componentistica d’arredamento, ha ottenuto la prestigiosa Certificazione “OK Compost Industrial”, rilasciata da TŰV (Technischer Überwachungsverein) Italia, uno tra i più autorevoli Enti europei in tema di sicurezza, qualità e ambiente, per aver realizzato i contenitori della minuteria metallica e di altre categorie merceologiche utilizzando il PLA (acido polilattico), una bioplastica ottenuta dalla trasformazione di zuccheri presenti nel mais e in altri materiali naturali, quindi totalmente compostabili.
Per l’azienda brianzola rappresenta un prestigioso riconoscimento, che le riserva una
posizione di assoluta leadership nel proprio settore, anche sotto il profilo della
sostenibilità e del rispetto dell’ambiente.
“Per noi si tratta di una grande soddisfazione e di uno step importante nella storia della nostra realtà” commenta Marco D’Adda, Responsabile Commerciale e Ricerca & Sviluppo Sacar” perché si collega alla nostra scelta etica aziendale di ridurre il più
possibile l’utilizzo della plastica. E, poiché siamo i soli a utilizzare blister in materiale
compostabile, possiamo orgogliosamente affermare di avere questo vantaggio
competitivo rispetto ai nostri concorrenti”.
Il processo per ottenere questo riconoscimento è stato molto impegnativo, in linea con l’autorevolezza dell’Ente che l’ha rilasciato: le pratiche sono iniziate nel 2021 e le
procedure sono durate più di un anno, un percorso davvero molto lungo che ha richiesto all’azienda tempo e numerose risorse.
“La Certificazione” spiega Marco D’Adda, “conferma il fatto che tutti i materiali utilizzati per la confezione sono compostabili, inclusi gli scarti di produzione: è stato quindi necessario fornire la documentazione relativa sia alla vaschetta, sia al top sia al ribbon (ossia il nastro per termo-stampante). Si tratta di materiali che sono acquistati da aziende a loro volta certificate, ma TŰV richiede una regolarizzazione in tal senso anche da parte di Sacar”.
Nelle procedure di Certificazione, coordinate da Marco D’Adda, sono state coinvolte
numerose figure aziendali, responsabili delle varie funzioni, in base alle rispettive
competenze. “Questo riconoscimento” conclude “non è che il più recente passo di un
percorso di impegno ecologico partito nel 2010 con la realizzazione della nuova sede interamente concepita in funzione del basso impatto ambientale”.


SACAR
Presente sul mercato da oltre 50 anni, l’azienda è specializzata nell’allestimento di settori espositivi per ferramenta e componentistica d’arredamento, dedicati a centri self service per bricolage e fai da te. È focalizzata sulla qualità del prodotto e del servizio al cliente, dal momento dell’ordine alla consegna. Con le sue circa 8.000 referenze, collaboratori e partner qualificati, e un portfolio clienti nazionali, è leader nel suo settore di riferimento.

La nuova sede di Meda (MB) si sviluppa su oltre 5.000 metri quadrati dotati di impianti energetici a basso impatto ambientale, macchinari d’avanguardia e magazzino elettronico. Uno showroom accogliente con monitor e didattiche fotografiche presenta la gamma completa dei prodotti Sacar.

L’attuale focus dell’azienda è rappresentato dall’attenzione per la
salvaguardia dell’ambiente, per questo da oltre 15 anni ha ridotto al minimo i consumi energetici, ha dotato l’immobile di pannelli solari, e utilizza ormai il PLA (acido polilattico) per il confezionamento e l’imballaggio della maggior parte dei prodotti di minuteria e ferramenta.
www.sacardue.it

Marchesini Group acquisizione Sea Vision Group

A seguito dell’acquisizione l’ad Marchesini Group Pietro Cassani diventerà presidente del cda dell’azienda di Pavia, dopo l’acquisizione

Sea Vision Group, realtà nata a Pavia che opera nella realizzazione di sistemi per la tracciabilità, la raccolta dati e l’ispezione nel settore del confezionamento di prodotti farmaceutici e cosmetici, è stata acquisita da Marchesini Group. L’acquisizione – avviata nel 2018 con il rilevamento iniziale del 48% delle quote – rappresenta il completamento di una delle più significative operazioni di mercato compiute da Marchesini Group nell’arco della sua storia quasi cinquantennale.

A seguito dell’acquisizione Pietro Cassani, amministratore delegato di Marchesini Group, diventerà presidente del cda di Sea Vision Group, in cui siederà anche Michele Cei, co-fondatore dell’azienda lombarda, che manterrà il ruolo di amministratore delegato. Le nuove dinamiche societarie, “come da tradizione e scelta strategica di Marchesini Group” non modificheranno il percorso di crescita di Sea Vision Group, che ha una previsione di fatturato per il 2022 di oltre 50 milioni di euro.

PNRR: nuove misure nel DL, investimenti sostenibili 4.0

Si tratta di aiuti legati a investimenti in tecnologie 4.0, economia circolare e risparmio energetico nell’ambito del DL appena approvato in ordine al PNRR

La misura, chiamata Investimenti sostenibili 4.0, ha l’obiettivo di favorire la trasformazione tecnologica e digitale delle imprese, e superare la contrazione causata dal Covid, anche riorientando la ripresa degli investimenti verso ambiti strategici per la competitività e la crescita sostenibile del sistema economico in ambito PNRR.

La dotazione finanziaria complessiva è pari a euro 677.875.519,57, di cui:

  • 250.207.123,57 euro per le Regioni del Centro-Nord a valere sulle risorse dell’iniziativa “REACT – EU” destinate all’Asse prioritario VI del Programma Operativo Nazionale (PON) “Imprese e competitività” 2014-2020
  • 427.668.396,00 euro per le Regioni del Mezzogiorno.

Una quota pari al 25% della dotazione finanziaria complessiva è destinata ai programmi proposti dalle micro e piccole imprese.

A chi si rivolge

Ecco i requisiti richiesti alle micro, piccole e medie imprese per poter beneficiare degli aiuti. Queste devono:

  • essere regolarmente costituite, iscritte e attive nel registro delle imprese
  • essere nel pieno e libero esercizio dei propri diritti, non essere in liquidazione volontaria e non essere sottoposte a procedure concorsuali
  • non essere già in difficoltà al 31 dicembre 2019, fatte salve le deroghe previste per le micro e piccole imprese dalla disciplina in materia di aiuti di riferimento
  • trovarsi in regime di contabilità ordinaria e disporre di almeno due bilanci approvati e depositati presso il registro delle imprese ovvero aver presentato, nel caso di imprese individuali e società di persone, almeno due dichiarazioni dei redditi
    essere in regola con le disposizioni vigenti in materia di normativa edilizia e urbanistica, del lavoro, della prevenzione degli infortuni e della salvaguardia dell’ambiente ed essere in regola in relazione agli obblighi contributivi
  • aver restituito somme dovute a seguito di provvedimenti di revoca di agevolazioni concesse dal Ministero
  • non aver effettuato, nei due anni precedenti la presentazione della domanda, una delocalizzazione verso l’unità produttiva oggetto dell’investimento
  • non trovarsi in una delle situazioni di esclusione previste dall’art. 5, comma 2, del DM 10 febbraio 2022.

Attività economiche ammesse

Gli incentivi vengono riconosciuti per tutte le attività manifatturiere, ad eccezione delle attività connesse ad alcuni settori che subiscono limitazioni derivanti dalla normativa Ue:

  • siderurgia
  • estrazione del carbone
  • costruzione navale
  • fabbricazione delle fibre sintetiche
  • trasporti e relative infrastrutture
  • produzione e distribuzione di energia
  • infrastrutture

Esclusi dagli aiuti anche i programmi d’investimento che non garantiscono il rispetto del principio DNSH (Do No Significant Harm), cioè che “arrecano un danno significativo”.

Sono inoltre ammesse attività di servizi alle imprese.

Cosa finanzia

La misura prevede la concessione di agevolazioni in favore di programmi di investimento proposti da micro, piccole e medie imprese conformi ai principi di tutela ambientale e ad elevato contenuto tecnologico, coerente con il piano Transizione 4.0, con priorità per quelli in grado di offrire un particolare contributo agli obiettivi di sostenibilità definiti dall’Unione europea e per quelli volti, in particolare, a favorire la transizione dell’impresa verso il paradigma dell’economia circolare e a migliorare la sostenibilità energetica dell’impresa.

programmi di investimento devono:

  • prevedere l’utilizzo delle tecnologie abilitanti afferenti al piano Transizione 4.0 e l’ammontare delle spese deve risultare preponderante rispetto al totale dei costi ammissibili del programma
  • essere diretti all’ampliamento della capacità alla diversificazione della produzione, funzionale a ottenere prodotti mai fabbricati in precedenza o al cambiamento fondamentale del processo di produzione di un’unità produttiva esistente o alla realizzazione di una nuova unità produttiva
  • essere realizzati presso un’unità produttiva localizzata nel territorio nazionale
  • rispettare queste soglie di importo delle spese ammissibili:
    – nel caso di programmi di investimento da realizzare nelle Regioni Molise, Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna, spese ammissibili non inferiori complessivamente a 500mila euro e non superiori a 3 milioni di euro e, comunque, all’80% del fatturato dell’ultimo bilancio approvato e depositato
    – nel caso di programmi di investimento da realizzare nelle Regioni Abruzzo, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Toscana, Trentino Alto-Adige, Umbria, Valle d’Aosta e Veneto, spese ammissibili non inferiori complessivamente a 1 milione di euro e non superiori a 3 milioni di euro e, comunque, all’80% del fatturato dell’ultimo bilancio approvato e depositato
  • essere avviati successivamente alla presentazione della domanda
  • prevedere un termine di ultimazione non successivo a 12 mesi dalla data del provvedimento di concessione delle agevolazioni.

Per i programmi caratterizzati da un particolare contenuto di sostenibilità sono previsti specifici criteri di valutazione, che consentono all’impresa proponente di conseguire un punteggio aggiuntivo nell’ambito dell’attività di valutazione dell’istanza prevista per l’accesso alle agevolazioni.

Spese ammesse

Sono ammesse alle agevolazioni le spese che riguardino:

  • macchinari, impianti e attrezzature
  • opere murarie, nei limiti del 40% del totale dei costi ammissibili
  • programmi informatici e licenze correlati all’utilizzo dei beni materiali
  • acquisizione di certificazioni ambientali
  • servizi di consulenza diretti alla definizione della diagnosi energetica, nei limiti del 3% dell’importo complessivo delle spese ammissibili e a condizione che l’effettuazione della diagnosi non costituisca un adempimento obbligatorio per l’impresa ai sensi della normativa di riferimento (solo per i progetti di investimento volti al miglioramento della sostenibilità energetica dell’impresa).

Le agevolazioni

Le agevolazioni sono concesse sotto forma di contributo in conto impianti, a copertura di una percentuale nominale massima delle spese ammissibili determinata in funzione del territorio di realizzazione dell’investimento e della dimensione delle imprese beneficiarie.

In particolare:

  • per i programmi di investimento da realizzare nei territori delle Regioni Calabria, Campania, Puglia, Sicilia, il contributo massimo è pari al 60% delle spese ammissibili per le imprese di micro e piccola dimensione e al 50% per le imprese di media dimensione
  • per i programmi di investimento da realizzare nei territori delle regioni Basilicata, Molise e Sardegna, il contributo massimo è pari al 50% delle spese ammissibili per le imprese di micro e piccola dimensione e al 40% per le imprese di media dimensione
  • per i programmi di investimento da realizzare nelle Regioni Abruzzo, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Toscana, Trentino Alto-Adige, Umbria, Valle d’Aosta e Veneto, il contributo massimo è pari al 35% per le imprese di micro e piccola dimensione e al 25% delle spese ammissibili per le imprese di media dimensione.

(a cura della Redazione)