Quali lavori saranno più richiesti dopo l’emergenza?
PostCovid, quali lavori saranno più richiesti dopo l’emergenza?
I lavori digitali sono quelli più adattivi, flessibili e richiesti non solo in questo periodo di “social distancing” ma anche nel futuro. Il virus ha coinvolto 183 Paesi a livello globale mettendo in ginocchio le nostre economie con grosse perdite di capitali, di lavori e purtroppo di persone. Si stima che il virus determinerà una forma a “L” o “U” dei risultati economici portando una recessione nei Paesi maggiormente impattati. Goldman Sachs, ad esempio, stima un calo del Pil del 34% nel solo secondo trimestre del 2020.
L’economia internazionale ha già rallentato fortemente: basta leggere la sequela di comunciati stampa delle società quotate che rivedono al ribasso le stime per l’intero anno, consapevoli che nella seconda metà del 2020 non si riuscirà a recuperare quanto si sta perdendo in questi mesi. In Italia l’osservatorio Ambrosetti stima una contrazione del PIL tra il -3,5% e il -11,5% per il 2020.
Ci sono 3 fenomeni che è importante analizzare per capire i trend dei lavori più richiesti:
Il lavoro a distanza è cresciuto del 90% grazie all’utilizzo di diverse tecnologie. Solo Zoom in questo periodo ha avuto un balzo in Borsa del 67%. Quello che stiamo vivendo non è il vero smart working, piuttosto è “lavoro da casa”, ma in ogni caso ci ha obbligato ad imparare nuovi modi di comunicare e nuove tecnologie. E ha salvato tanti posti di lavoro. Ecco una lista open source, ideata da Alessandro Cordova, di piattaforme che consentono di trovare lavori da remoto, ad esempio.
I lavori che hanno visto un crollo pesante sono stati quelli legati al turismo, alla ristorazione, alla produzione di beni non essenziali, ai trasporti, al retail. Oggi sono in aumento invece tutti i lavori legati al mondo sanitario, medici ed infermieri, così come addetti al trasporto, alla logistica, all’e-commerce e alle piattaforme digitali. Google, Apple, Microsoft, Netflix, Amazon e altri giganti Tech continuano ad assumere. La loro importante presenza online e la non dipendenza da luoghi fisici (sebbene Apple abbia una grande catena di negozi) consentono loro di rimanere aperti. E di continuare a guadagnare dal momento che siamo stati obbligati a cambiare le nostre esperienze privilegiando l’online sia in termini di comunicazione sia di acquisto.
Non torneremo più indietro. Le nostre esperienze saranno comunque modificate anche nel futuro. Questo significa che non entreremo più in un supermercato affollato, in un treno pieno, o faremo un viaggio in comitiva a cuor leggero. Stessa cosa si dica per il lavoro. Dopo che abbiamo sperimentato lo smart working, siamo sicuri che ritorneremo in ufficio tutti i giorni? Dopo che abbiamo sperimentato la formazione online, siamo sicuri che torneremo in aula tutti i giorni? Dopo che abbiamo utilizzato i pagamenti online, siamo sicuri che torneremo a pagare sempre in contanti?
“In questo periodo abbiamo visto molti business fare una vera e propria riconversione non solo di prodotto ma anche di processi digitali e questo può disegnare dei nuovi trend per le professioni più richieste nel futuro – spiega Mariagrazia Bizzarri, head of people development, reward and transformation in NEXI – Le professioni più ricercate richiederanno skill nell’analisi e interpretazione dei dati e dei processi digitali: data specialist, digital marketing e SEO expert, e-commerce specialist, esperti di comunicazione (sopratutto di gestione della crisi), IT developer sono tra i primi lavori che vedranno una ripresa”.
La politica sta vagliando delle soluzioni per mitigare la crisi economica e presto saranno varate delle misure in tutti i paesi. Tuttavia queste misure non devono essere sequenziali alla crisi che stiamo vivendo. Assieme alla fase di lockdown bisogna pensare e realizzare la fase di unlocking, di uscita.
(fonte: Sole XXIV Ore)