Biopolimeri processabili mediante analisi termica e reologia

I biopolimeri sono un’alternativa interessante ai polimeri derivati ​​da combustibili fossili e oggi sono utilizzati principalmente dall’industria degli imballaggi

Tuttavia, il loro comportamento di cristallizzazione rende più difficile la lavorazione di questi nuovi materiali. 

Ecco come l’analisi termica e la reologia forniscono soluzioni per studiare le proprietà dei materiali rilevanti.

A cura della dott.ssa Catherine A. Kelly, Silvia Kliem, MSc e della dott.ssa Natalie Rudolph

I biopolimeri sono un’alternativa interessante ai polimeri derivati ​​da combustibili fossili e oggi sono utilizzati principalmente dall’industria degli imballaggi. Mai prima d’ora l’industria della plastica è stata guidata dalla sostenibilità come lo è ora. La crescente pressione da parte della società e della legislazione grava particolarmente sull’industria degli imballaggi che richiede alternative più sostenibili.

 

Cosa sono i biopolimeri

Il termine biopolimeri include polimeri a base biologica, polimeri biodegradabili, che potrebbero essere a base di olio, nonché la combinazione di entrambi: bio-based e biodegradabile allo stesso tempo

I polimeri a base biologica hanno una bassa impronta di carbonio che può essere ulteriormente migliorata se i materiali vengono riciclati. 

Le plastiche biodegradabili a volte sono criticate, perché spesso non si decompongono nell’ambiente, ma piuttosto in condizioni molto controllate negli impianti di compostaggio.

Pertanto, materiali come il poliidrossibutirrato-idrossivalerato (PHBV) sono particolarmente interessanti in quanto sono a base biologica e biodegradabili a temperatura ambiente. 

Per esempio, si decomporrà nel terreno per un periodo che va da poche settimane a un mese. 

Il poliidrossibutirrato (PHB) è generato da batteri specifici come forma di accumulo di energia. 

Il materiale puro ha un’elevata cristallinità fino all’80%, il che lo rende piuttosto fragile e difficile da lavorare convenzionalmente. 

Tuttavia, la copolimerizzazione all’interno dei batteri produce PHBV con buone proprietà meccaniche.

 

Sfida n. 1: cristallizzazione secondaria a temperatura ambiente

Sfortunatamente, queste proprietà cambiano durante la vita utile dei prodotti fabbricati a causa della continua cristallizzazione e quindi dell’infragilimento. 

Questo accade spesso nell’arco di pochi giorni e rende il materiale inadatto anche per un utilizzo di breve durata. 

Una soluzione è l’aggiunta di altri polimeri o oligomeri che riducono o addirittura ostacolano la cristallizzazione secondaria a temperatura ambiente. Idealmente, anche il materiale aggiunto è a base biologica.

Uno di questi plastificanti adatti per PHBV è il polietilenglicole (PEG) [1]. 

In uno studio condotto presso l’Università di Birmingham nei laboratori AMCASH e Jenkins, il Dr. Kelly ha studiato la miscibilità di questa miscela. I ricercatori hanno prodotto varie miscele di PHBV e PEG a basso peso molecolare e hanno studiato il comportamento del materiale utilizzando un reometro rotazionale NETZSCH Kinexus Pro + . 

Per studiare la miscibilità, tipicamente gli sweep di frequenza vengono eseguiti in oscillazione ei moduli di memorizzazione misurati tracciati sui corrispondenti moduli di perdita, su scale logaritmiche, per ottenere un grafico Han

Han et al. ha affermato che qualsiasi miscela miscibile mostrerebbe una linea retta paragonabile al materiale puro e le deviazioni da quella linea indicano immiscibilità [2].

Tuttavia, le miscele PHBV-PEG studiate qui si degradano durante le misurazioni e quindi questo metodo non può essere applicato prontamente. Pertanto, è stata utilizzata una modifica utilizzata per i sistemi termicamente instabili, proposta per la prima volta da Yamaguchi e Arakawa [3]. Gli sweep temporali sono stati eseguiti a frequenze specifiche. Le condizioni di misurazione sono riassunte nella Tabella 1 e i risultati degli sweep temporali sono mostrati nella Figura 1 per il modulo di memoria.

Tabella 1: condizioni di misurazione

Modalità di misurazione Il tempo scorre in oscillazione
Geometria Piastre parallele da 20 mm
Temperatura 185 ° C
Gap 1 mm
Sforzo 0,5%
Frequenze 0,25 – 25 Hz
Tempo di premelt Cinque minuti

Figura 1: Modulo di memoria misurato in funzione del tempo per frequenze di 0,25, 1, 5 e 25 Hz (dal basso verso l’alto)

Dopo che le misurazioni e la raccolta dei dati sono state completate, sia i dati del modulo di memoria che quelli del modulo di perdita sono stati tracciati rispetto alla frequenza per ogni intervallo di 60 secondi. È stata quindi generata una curva master sovrapponendo i dati. Queste curve master calcolate sono state utilizzate per calcolare lo stoccaggio corretto e il modulo di perdita al tempo t 0 e per generare i grafici Han, Figura 2. Per tutte le miscele studiate, la loro miscibilità è stata dimostrata da una linea retta paragonabile a quella del PHBV puro.

Figura 2: Schema del grafico Han con la classificazione come miscibile e immiscibile a seconda della linearità dei risultati

Maggiori dettagli sull’analisi e sull’uso dei dati reologici per calcolare i tassi di degradazione possono essere trovati qui!

Sfida n. 2: lavorabilità in film sottili

In un altro studio condotto presso l’Institut für Kunststofftechnik dell’Università di Stoccarda da Silvia Kliem, MSc 3 , il citrato a base biologica è stato studiato come plastificante da utilizzare nel film soffiaggio. A causa della bassa viscosità e forza di fusione del PHBV puro, è necessario un additivo biodegradabile adatto per migliorare la sua processabilità in film sottili. I ricercatori hanno miscelato il PHBV con diverse quantità di citrato (5 e 10% in peso) come plastificante, nonché basse quantità di polilattide (PLA). Un NETZSCH DSC 204 F1 Phoenix ® è stato utilizzato per studiare l’effetto dell’additivo sul comportamento di cristallizzazione della miscela. Le condizioni di misurazione sono riassunte nella Tabella 2.

Tabella 2: condizioni di misurazione

Padella Al, coperchio forato
Peso del campione circa 11 mg
Atmosfera N 2
Temperatura Da -20 ° C a 200 ° C a 10 K / min (1. + 2. riscaldamento e raffreddamento)

Figura 3: misurazioni DSC dinamiche di miscele PHBV-PLA con (il blu è il 5% in peso, il rosa è il 10% in peso) e senza il citrato plastificante (verde)

La Figura 3 mostra le curve di riscaldamento e raffreddamento della miscela PHBV-PLA con e senza citrato. Si può vedere che l’entalpia di fusione e cristallizzazione è paragonabile per tutte e tre le composizioni quando normalizzata per il contenuto in peso di citrato (risultati dell’analisi omessi nel grafico per una migliore chiarezza). I picchi a 175 ° C e 120 ° C sono rispettivamente per la fusione e la cristallizzazione del PHBV. Il picco molto più piccolo a 150 ° C mostra la fusione del componente PLA. Confrontando ulteriormente le diverse curve, si può osservare che l’additivo citrato sposta i picchi di fusione e cristallizzazione a temperature inferiori; nel caso del 10% in peso di citrato di quasi 4 K. Ciò ha un effetto significativo sulla degradazione del materiale durante la lavorazione, poiché la temperatura di estrusione può essere inferiore a causa del plastificante.

Questi risultati di analisi sono stati convalidati da prove di soffiaggio della pellicola. Mentre le miscele PHBV-PLA senza plastificante non potevano essere espanse, l’estrusione è stata migliorata con il 5% in peso di citrato. Solo con il 10% in peso è stato possibile mantenere un processo di estrusione costante e raggiungere uno spessore del film <25 µm.

 

Reologia e Analisi Termica adatte per analizzare biopolimeri

Questi due studi mostrano esempi di plastificanti a base biologica per PHBV a base biologica per creare un materiale di imballaggio completamente degradabile. 

Si può vedere che entrambi i plastificanti presentano vantaggi per diverse applicazioni che richiedono lavorazioni diverse come vassoi rispetto ai film sottili. 

Si è scoperto che è possibile applicare sia tecniche reologiche che termoanalitiche per analizzare le proprietà dei biopolimeri come PHBV e soprattutto la loro processabilità. 

È particolarmente utile che i metodi reologici e termoanalitici richiedano quantità minime di materiale rispetto alle prove di lavorazione, ma possono fornire preziose informazioni sulle loro proprietà. 

L’utilizzo delle giuste tecniche aiuterà ad aumentare la nostra comprensione di questa classe di materiali ancora relativamente nuova e consentirà il costante miglioramento e la maturità del mercato di cui abbiamo così urgentemente bisogno.

1 Informazioni su AMCASH presso l’Università di Birmingham

Il progetto AMCASH, che è un programma FESR parzialmente finanziato, è coordinato dalla School of Metallurgy & Materials dell’Università di Birmingham. Il progetto offre alle organizzazioni regionali di PMI un’assistenza tecnica della durata tipica di 2 giorni, nell’ambito di progetti relativi alla scienza dei materiali. Scopri di più qui!

2 Informazioni sul laboratorio di Jenkins presso l’Università di Birmingham

L’attività riguarda principalmente la relazione tra struttura chimica, lavorazione, microstruttura e le proprietà fisiche dei polimeri termoplastici (numerosi polimeri, miscele e compositi termoplastici) e, inoltre, come le proprietà possono essere influenzate da ciascuno di questi aspetti. S

3 Informazioni sull’Institut für Kunststofftechnik dell’Università di Stoccarda

L’esperienza dell’Institut für Kunststofftechnik sotto la direzione del Prof. Dr.-Ing. Chrsitian Bonten comprende l’intero campo della tecnologia delle materie plastiche: ingegneria dei materiali, tecnologia di lavorazione (ingegneria meccanica e di processo) e ingegneria del prodotto. 

Fonti

[1] Kelly AC, Fitzgerald AVL, Jenkins MJ. Controllo del processo di cristallizzazione secondaria in poli (idrossibutirrato-co-idrossivalerato) attraverso l’incorporazione di poli (glicole etilenico), degradazione e stabilità del polimero. 2018; 148: 67-74, https://doi.org/10.1016/j.polymdegradstab.2018.01.003

[2] Yang H, Han CD, Kim JK. Reologia delle miscele miscibili di poli (metilmetacrilato) con poli (stirene-co-acrilonitrile) e con poli (vinilidene fluoruro), Polimero. 1994; 35 (7): 1503-1511

[3] Yamaguchi M, Arakawa K. Effetto della degradazione termica sulle proprietà reologiche del poli (3-idrossibutirrato). Euro. Polym. J. 2006; 42 (7): 1479-86

[4]

ENDRESS: nuova sonda multiparametrica per la misura d’interfase

sonda multiparametrica

La separazione tra due fluidi a differente densità è un processo abbastanza frequente nell’industria chimica e petrolchimica, dove in generale un idrocarburo viene separato dall’acqua (o da una soluzione acquosa) per seguire poi un processo differente, attraverso l’impiego di una sonda multiparametrica

In passato, per rilevare la posizione dell’interfaccia acqua/olio sono stati utilizzati sistemi meccanici che sfruttavano il principio di Archimede, i quali presentavano però la necessità di frequenti manutenzioni a causa del movimento di parti meccaniche e imprecisioni anche importanti, qualora ci fossero variazioni di densità dovute al cambiamento della temperatura.

Negli anni recenti in questa specifica misura hanno prevalso sensori capacitivi e radar a onda guidata.

Entrambe queste tecnologie, capacitiva e radar a onde guidate, presentano delle limitazioni.

Per superarle Endress+Hauser ha studiato e progettato un nuovo strumento in grado di integrare i benefici di una sonda radar a onda guidata e di una sonda capacitiva: Levelflex FMP55 Sensor Fusion, dove l’asta che funge da guida d’onda è allo stesso tempo una vera e propria sonda capacitiva.

La FMP55 è una sonda multiparametrica che in continuo utilizza due principi fisici differenti per rilevare la misura di interfase.

Quando non è presente emulsione, la sonda capacitiva viene utilizzata per calcolare con precisione il valore di costante di elettrica del fluido superiore; se in determinate condizioni operative si presenta uno strato di emulsione, la FMP55 in automatico rileva la posizione dell’interfase grazie alla sonda capacitiva e il livello totale con la guida.

La soluzione Levelflex FMP55 a microimpulsi guidati con SensorFusion si basa su un sistema che combina il principio di misura capacitivo ai microimpulsi guidati in un unico dispositivo. Lo strumento garantisce un rilevamento sicuro del valore misurato anche in strati di emulsione e contemporaneamente del livello di interfase.

Questo rende Levelflex FMP55 multiparametrico il nuovo standard nella misura di interfase soprattutto nel settore chimico e nell’Oil&Gas.

L’innovazione digitale e la sua “governance”, per guardare al futuro

innovazione digitale
I più recenti traguardi della ricerca scientifica e le tecnologie emergenti, tra cui intelligenza artificiale, robotica, nanotecnologie e biotecnologie, pongono alcuni interrogativi sull’uso che ne fa l’uomo e sugli scopi di tale utilizzo

Robot umanoidi, nanotecnologie e computazione stanno segnando in modo importante la metodologia della ricerca scientifica, fungendo da strumenti capaci di guidarla e di potenziarla. 

Strumenti in cui ingegneria, neuroscienze, genomica, chimica, fisica, matematica e informatica diventano discipline trasversali, applicate ad ambiti diversi, dalla medicina alla sostenibilità ambientale, dalla farmaceutica alla produzione di energia, come spiega Giorgio Metta, scienziato, direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, nonché “papà” del robot umanoide iCub e professore di robotica cognitiva presso l’Università di Playmouth, nel Regno Unito.

Gli algoritmi e i sistemi di intelligenza artificiale oggi hanno il potere di diffondere e rafforzare stereotipi e pregiudizi di genere, che rischiano di emarginare le donne su scala globale.

Considerando la crescente presenza dell’AI nelle nostre società, questo potrebbe mettere le donne nella condizione di rimanere indietro nella sfera lavorativa, economica, politica e sociale, come sottolinea spesso Darya Majidi, esperta di informatica, AI e trasformazione digitale, imprenditrice con, all’attivo, alcune aziende High Tech in Italia e all’estero, fondatrice della comunità Donne 4.0 e autrice dei libri “Donne 4.0” e “Sorellanza Digitale”.

Vittima e, insieme, carnefice di sè stesso, impaurito dai cambiamenti profondi e rapidi del digitale e, allo stesso tempo, avido nel farne un uso e consumo per fini propri, l’uomo (inteso come essere umano, non come identità d genere), all’interno di tale rapporto, fa mostra di comportamenti, di modi e di scopi, divenuti, in questi ultimi anni, oggetto di una riflessione dal respiro ampio, il cui nocciolo è “che cosa” vogliamo farne di quello che abbiamo creato e come s’intenda farlo.

In questa fase – osserva Luciano Floridi, filosofo, professore di filosofia ed etica dell’informazione all’Università di Oxford, nonché direttore del Digital Ethics Lab presso l’Oxford Internet Institute  dello stesso Ateneo – non è più l’innovazione tecnologica in sé ciò che fa la differenza, ma è che cosa ne facciamo di questa innovazione. 

Non è alla digital innovation, ma è alla governance, alla “gestione” del digital, che ora dobbiamo guardare.
Il focus, oggi, si incentra dall’innovazione alla sua governance, ovvero alla sua gestione, con tutta una serie di questioni aperte da affrontare, che riguardano gli impatti sulla società, la parità di genere, l’educazione, il mondo del lavoro, solo per citarne alcuni. Sono questi i temi di cui si parlerà il prossimo 18 gennaio, alle 17.00, insieme a: Darya Majidi, Luciano Floridi, Giorgio Metta.
LIVE DAL NUOVISSIMO CANALE YOUTUBE DI TECH4FUTURE

L’evento organizzato da Tech4Future ha come obiettivo offrire spunti di riflessione su temi di grandissima attualità relativi a problemi complessi e di non facile ed immediata risoluzione, ma che possono trovare spunti ed idee dalla condivisione e dalla divulgazione, come nello spirito che anima la missione di Tech4Future.
L’evento è pubblico, aperto a tutti e senza bisogno di registrarsi e lasciare i propri dati. https://www.linkedin.com/events/6751903725079560192/

ABOUT TECH4FUTURE Ad inizio 2020 ho fondato Tech4Future, un progetto editoriale con una vocazione molto chiara: divulgare e promuovere la conoscenza delle tecnologie emergenti analizzandone i possibili impatti (rischi e vantaggi) su persone, aziende, società economico-politiche, ambiente… per incentivare, attraverso sano spirito critico, un utilizzo etico, consapevole e responsabile delle tecnologie del futuro.  

Dal ‘900 ad oggi, la vera rivoluzione sociale con il nylon

nylon Dupont

Nel 1930, nei laboratori statunitensi della DuPont, il chimico Wallace H. Carothers inventò il nylon, prima fibra sintetica poliammidica a basso costo, resistente come l’acciaio e delicata come una ragnatela, come celebrava un popolare slogan di quegli anni

In principio era la seta, la più fine e preziosa delle fibre naturali, ad essere utilizzata per produrre le calze “lunghe”, indossate esclusivamente dagli uomini fino al 1700, perché alle donne era severamente proibito mostrare le gambe.

Con il passare del tempo le calze in seta iniziarono a trovare posto anche nei guardaroba femminili: erano un simbolo di lusso, un sogno inarrivabile per molte donne, costavano una fortuna ed erano molto delicate.

I primi tentativi di realizzare un tipo di seta “artificiale” e più accessibile ebbero una svolta decisiva nel 1924, con l’invenzione del rayon, una fibra tessile artificiale simile come consistenza alla seta.

Ma la vera rivoluzione sociale avvenne negli anni ‘30 del ‘900, quando nei laboratori statunitensi della DuPont il chimico Wallace H. Carothers inventò il nylon. 

Era la prima fibra sintetica poliammidica a basso costo, “resistente come l’acciaio e delicata come una ragnatela”, come celebrava un popolare slogan di quegli anni.

A differenza di quanto avviene nelle fibre naturali, il cui diametro è sempre uguale, regolato dalla funzione biologica del baco da seta o dalla formazione dei peli nelle pecore, la nuova fibra poteva essere preparata con diametri variabili a piacere: si potevano ottenere fili sottilissimi adatti per la fabbricazione di calze da donna, o fili sempre più grossi adatti ad esempio alla produzione di reti.


La prima vendita di calze avvenne il 24 ottobre 1939 a Wilmington (USA) e fu accolta con un successo fenomenale, che superò di gran lunga tutte le aspettative dei produttori: 4.000 paia furono vendute in sole tre ore! E nel corso di quel primo anno di vendite il numero è salito a ben 64 milioni di paia solo negli Stati Uniti.

Un vero record, che evidenzia la portata epocale di questa invenzione: se fino a quel momento le calze in seta erano un privilegio riservato a poche, da quel giorno ogni donna poteva permettersi di acquistarne un paio. 

Durante la Seconda Guerra Mondiale quasi la totalità della produzione di nylon venne impiegata in attrezzature militari, per esempio per confezionare il tessuto dei paracadute, le corde per le navi o le divise dei soldati.

Le ormai famose calze in nylon erano diventate introvabili! Molte donne ricorsero però a un trucchetto per dare l’impressione di indossarle: disegnare una linea con la matita direttamente sul polpaccio per simularne la caratteristica cucitura sulla parte posteriore. Finita la guerra, ritrovare le calze di nylon nei negozi fu un segnale di un ritorno alla normalità: le dive di Hollywood mostravano quanto fossero belle le gambe se si indossavano quelle calze, che divennero così un accessorio irrinunciabile per le donne di tutto il mondo.


Dagli spazzolini da denti alle lenze per la pesca, dal catgut per suture chirurgiche all’abbigliamento tecnico, il nylon è diventato parte integrante della nostra vita quotidiana e continua ad esserlo ancora oggi: una scoperta che ha davvero rivoluzionato la società moderna. 

FEDERCHIMICA Responsible Care: il bilancio di sostenibilità dell’industria chimica in Italia

rapporo responsible care federchimica

Un’industria indispensabile e da lungo tempo orientata alla sostenibilità: è il ritratto che emerge dai dati del 26esimo Rapporto Responsible Care, il programma volontario mondiale che, per la Chimica in Italia, è curato da Federchimica

“Seppure in un clima di grave preoccupazione e incertezza, ritengo sia significativo condividere i risultati conseguiti dall’industria chimica in termini di sostenibilità – ha premesso Paolo Lamberti, Presidente di Federchimica.

“Anche quest’anno i dati sono molto positivi e incidono sulle prestazioni, già eccellenti, ottenute nella tutela di salute, sicurezza e ambiente; in tutti questi ambiti, e non solo, ci posizioniamo ai più alti livelli rispetto alla media manifatturiera”.

Secondo il Rapporto, l’industria chimica si conferma un comparto virtuoso nella sicurezza e nella salute dei dipendenti, con un bassissimo numero di infortuni e malattie professionali che, rispetto alle ore lavorate, sono diminuiti al ritmo medio annuo rispettivamente del 3,7% e del 5,4% dal 2010.

Sotto il profilo ambientale, il settore è già in linea con gli obiettivi dell’Unione europea sui cambiamenti climatici al 2020 e al 2030. Rispetto al 1990, ha ridotto i gas serra del 54% e l’efficienza energetica è migliorata del 49% rispetto al 2000. Le emissioni in atmosfera e gli effluenti negli scarichi idrici si sono drasticamente ridotti del 97% e del 77%.

L’industria chimica è fortemente impegnata nel perseguimento dell’economia circolare: lo testimonia, ad esempio, la quantità di rifiuti generati a parità di produzione, diminuita del 7,7% rispetto al 2017; il riciclo è tra le prime modalità di smaltimento (26,8% in netto aumento) e solo per il 4,8% si ricorre alla discarica.

“Il nostro impegno, comunque, non si ferma: l’industria chimica continua, oggi e in futuro, a investire in sostenibilità per confermarsi infrastruttura tecnologica a favore delle filiere a valle, senza penalizzare, anzi aumentando, la produttività”.

Nel lockdown di primavera l’industria chimica non ha fermato la produzione “a riprova – ha commentato Lamberti – di quanto i nostri prodotti siano essenziali e, in moltissimi casi, decisivi per affrontare la pandemia: forse, per la prima volta da molto tempo, tutti abbiamo compreso l’indispensabilità della Chimica per la salute anzitutto, ma anche per il benessere e la qualità della nostra vita.

“Questa nuova consapevolezza deve essere valorizzata con una politica industriale strutturata sul medio/lungo periodo, basata su ricerca, sviluppo e innovazione, che tuteli la competitività delle nostre imprese e di tutti i – tantissimi – settori manifatturieri che basano la proprie performance di prodotto sulla qualità innovativa della Chimica”.

“Lo sviluppo sostenibile, di cui l’industria chimica si dimostra pioniera nei fatti, si confermerà uno dei principali motori di innovazione e cambiamento del post-Covid: basti pensare alle politiche dell’Unione europea sul Green Deal oppure al Recovery Fund, che pone tra i requisiti degli stanziamenti la lotta ai cambiamenti climatici, l’economia circolare, la transizione verso forme di energia più pulite.

“Il 2021 e gli anni a venire – ha concluso Lamberti – sono difficili da immaginare oggi: la speranza è poter tornare al più presto a una solida ripresa economica, che possa anche dare una forte accelerazione verso lo sviluppo sostenibile e la digitalizzazione. Serve uno sforzo congiunto e un impegno continuo: l’industria chimica è pronta a fare la propria parte”.

Nel suo intervento conclusivo Franco Bettoni, Presidente INAIL, ha dichiarato: “L’Istituto crede fortemente nella validità della collaborazione con Federchimica”.

“Con la sottoscrizione dell’ultimo Protocollo d’intesa, siglato a dicembre 2019, gli impegni presi da INAIL e Federchimica risultano rafforzati attraverso la realizzazione, entro il 2022, di nuovi progetti di elevato interesse per le imprese chimiche per diffondere la cultura della prevenzione e della sicurezza in modo pervasivo.

Le attività dell’Istituto, nell’ambito dell’accordo, continueranno a puntare su una serie di elementi: analisi statistica; valorizzazione delle buone pratiche di comportamento affinché non vengano sottovalutati i rischi lavorativi; raccolta dei dati legati ai “quasi incidenti”; utilizzo delle nuove tecnologie per migliorare l’individuazione delle cause di pericolo e un rafforzamento delle iniziative di informazione e formazione”.

“Nella fase post-covid – ha concluso Bettoni – dobbiamo mettere in campo azioni qualificanti: accompagnare il lavoratore nei percorsi professionali, porre al centro della cultura aziendale la sicurezza dei lavoratori, rivitalizzare il dialogo sociale, incentivare una crescita economica rispettosa dell’ambiente e adottare efficaci strategie di prevenzione per contrastare gli infortuni sul lavoro”.

Sono intervenuti: Raffaele Cattaneo, Assessore all’Ambiente e Clima Regione Lombardia; Marco Falcinelli, Segretario Generale FILCTEM-CGIL; Filippo Servalli, Presidente Programma Responsible Care Federchimica.

SPECIALE LAB & CHEM WEB EDITION 2020 NORMACHEM: risolvere problemi chimico regolatori mantenendo business continuity

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LAB&CHEMICAL WEB EDITION 2020 Evento Digitale – Mercoledì 14 ottobre 2020, dalle 14.30 alle 16.30

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PER PARTECIPARE GRATUITAMENTE ALL’EVENTO DIGITALE, FATE LA VOSTRA PRE-REGISTRAZIONE, SCRIVENDO I VOSTRI DATI ALL’INDIRIZZO MAIL: promozione@progettoindustria.com  ATTENZIONE: IL GIORNO PRIMA DELL’EVENTO AI PARTECIPANTI VERRA’ INVIATO UN LINK VIA MAIL, PER COLLEGARSI

L’Evento digitale si svolgerà on line attraverso la presentazione mirata e la condivisione in networking su piattaforma ZOOM, registrazione e diffusione anche tramite il canale YouTube dedicato, il portale www.progettoindustria.com e i profili social, in particolare Linkedin.

Nel panorama del mercato italiano, l’industria chimica-farmaceutica (e tutto il relativo indotto) è tra quelle che meno hanno risentito del blocco forzato causato dall’emergenza Covid-19, tenendo forte la presa sui numeri di fatturato e produzione e assicurando così un’efficiente continuità operativa, essendo tra le imprese considerate essenziali.

In questo processo di “nuova normalità” l’evoluzione digitale e tecnologica riveste un ruolo di sempre maggiore importanza.

www.progettoindustria.com desidera dare risalto al settore della chimica e farmaceutica e del laboratorio di analisi/analisi di processo, in tutte le sue declinazioni e applicazioni.

Per questo, abbiamo deciso di organizzare

“SPECIALE LAB&CHEMICAL WEB EDITION 2020”https://www.progettoindustria.com

Si parlerà di temi attuali e interessanti nell’ambito chimico-farmaceutico e in primo piano saranno:

Chimica – Farmaceutica – Laboratorio  – Cleaning Room – LIMS  – Ricerca/Life Sciences – CLP – REACH – Affari Regolatori – Arredi e Cappe  – Prodotti e Reagenti – Biotecnologie e Nanotecnologie – Strumentazione e Tecnologie – Bioprocessing Equipment – Biosicurezza e biocontenimento – Crioconservazione

PROGRAMMA EVENTO DIGITALE

FARMAFFARI – SVIMM – Prof. Mariano Marotta – Introduzione e Panoramica del settore

ANGELANTONI LIFE SCIENCE (laboratorio) www.angelantonilifescience.it

TESTO (cleaning room) – l’importanza degli strumenti di misura nelle applicazioni R&D, laboratorio e camere bianche con un focus su strumento multifunzione Testo 400 che misura con precisione velocità e portata dell’aria nelle cappe da laboratoriowww.testo.it

POLISYSTEM INFORMATICA (LIMS e software da laboratorio) – “”ActiveLIMS” : il nuovo Smart Web LIMS per il Laboratorio Farmaceutico di Polisystem Informatica”.www.polinfo.it

BIOREP (biobanche/crioconservazione/biotech) www.biorep.it

NORMACHEM Reach, CLP, Affari Regolatori www.normochem.it

Evento Digitale: LAB& CHEMICAL WEB EDITION, 14 OTTOBRE 2020

ISCRIVETEVI GRATUITAMENTE all’Evento Digitale del 14 ottobre alle 14.30 dedicato alla chimica farmaceutica, laboratorio, analisi, biotech, life sciences, cleaning room all’indirizzo mail promozione@progettoindustria.com

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“SPECIALE LAB&CHEMICAL WEB EDITION 2020”

in programma mercoledì 14 ottobre 2020, dalle 14.30

un Evento che vuole essere incontro e confronto delle AZIENDE, per fare il punto della situazione sul settore attraverso le loro esperienze e le loro novità in tema di applicazioni, soluzioni, strategie, prodotti, servizi e tecnologie.

“SPECIALE LAB&CHEMICAL WEB EDITION 2020” si svolgerà on line attraverso la presentazione mirata e la condivisione in networking su piattaforma ZOOM, e diffusa anche tramite il canale YouTube dedicato e i profili social, in particolare Linkedin, che conta una Community qualificata di circa 3.000 contatti.

Si parlerà perciò di temi attuali e interessanti nell’ambito chimico-farmaceutico e in primo piano saranno:

Chimica – Farmaceutica

CLP – REACH

Affari Regolatori

Laboratorio

Cleaning Room

Ricerca/Life Sciences

Biotecnologie e Nanotecnologie

LIMS

Strumentazione e Tecnologie

Bioprocessing Equipment

Biosicurezza e biocontenimento

Arredi e Cappe

Prodotti e Reagenti

PRE-REGISTRAZIONE GRATUITA, INFO E PROGRAMMA ALL’INDIRIZZO MAIL

promozione@progettoindustria.com

Oppure

comunicazione@progettoindustria.com

Innovatech: l’avvio di impianti per la cogenerazione

economia circolare

Italmatch Chemicals sceglie Innovatec, tramite la sua controllata Innovatec Power, per il processo di accompagnamento strategico verso l’integrazione della sostenibilità nel proprio business

L’Accordo sottoscritto prevede la realizzazione di un intervento di riqualificazione energetica dello stabilimento industriale di Arese (MI) quale parte fondamentale del percorso di riduzione dei costi energetici e di abbattimento delle emissioni di gas climalteranti del sito.

Italmatch Chemicals, società italiana attiva nella chimica di specialità, tra cui additivi per materie plastiche, ha deciso di dotare lo stabilimento di Arese, alle porte di Milano, di un impianto di cogenerazione da 1.200 kWe e di un generatore di vapore a 15 bar da 6.000 kg/h, per un investimento complessivo pari a 3,4 milioni di euro, comprensivo di un contratto di manutenzione decennale (1,5 milioni). 
A regime, l’impianto soddisferà l’80% della domanda di consumi elettrici e il 62% del fabbisogno di acqua calda e vapore di processo, con riduzione del 23% delle emissioni di CO2 equivalente.

Il progetto di efficientamento dello stabilimento di Arese conferma l’impegno di Italmatch Chemicals verso la sostenibilità e la cogenerazione – nota Sergio IorioCEO di Italmatch Chemicals Group – Da anni siamo impegnati nella riduzione del nostro impatto ambientale, non solo con l’efficientamento dei nostri stabilimenti produttivi, ma anche, in modo proattivo, portando avanti progetti di ricerca e sviluppo che puntano ad avviare processi di economia circolare per una chimica più verde”.

Versalis Eni compra Finproject

ENI Versalis

L’obiettivo di Versalis è lo sviluppo di nuovi materiali con un approccio che mira alla sostenibilità e all’economia circolare

L’operazione Versalis-Finproject crea di fatto un nuovo centro di competenza industriale sui materiali plastici speciali.

Versalis, società del gruppo Eni che opera nei settori della chimica, petrolchimica e della plastica, ha concluso l’acquisizione del 40% di Finproject, specializzata nella produzione di compounds reticolabili e termoplastici e nello stampaggio di materie plastiche. Un’operazione annunciata prima del lockdown e ora portata a termine.

Questa acquisizione permetterà a Versalis di entrare nel settore delle applicazioni di polimeri formulati ad alta prestazioni e di proporre soluzioni per innovare settori come il wire and cable, il footwear, l’automotive, il design e la moda.

«Siamo veramente soddisfatti di aver concluso questa operazione strategica con una realtà italiana di valore come Finproject. Sono numerosissime le opportunità che ci vedranno impegnati insieme per lo sviluppo di prodotti altamente innovativi e con una visione rivolta a una crescita all’insegna della sostenibilità e dell’economia circolare», ha dichiarato Daniele Ferrari, amministratore delegato di Versalis.