Quando si parla di transizione energetica e di idrogeno verde è bene guardare a Bassano del Grappa (Vicenza), dove si sta costruendo un pezzo di storia dell’idrogeno per uso riscaldamento.
Qui sorge infatti lo stabilimento di Baxi, delegato a livello corporate dal gruppo BDR Thermea (1,8 miliardi di fatturato annuo e 6200 dipendenti) a condurre attività di ricerca e sviluppo proprio sul vettore della transizione energetica.
Baxi punta sulla produzione a impatto zero e sulle
rinnovabili. Lo dimostra l’impianto
fotovoltaico ad alta efficienza di 6.000 metri quadri installato sul tetto
dello stabilimento, capace di generare 992 kW che permettono, a quella che va
considerata una green factory, di
ottenere il 100% dell’energia necessaria per produrre le circa 4.000 caldaie al
giorno.
Una parte di quell’energia è dedicata all’autoproduzione di idrogeno verde,
quello ottenuto dall’acqua tramite
elettrolisi.
Infatti, la società ha attrezzato un locale esterno dedicato ad accogliere le apparecchiature necessarie per il processo di elettrolisi per la trasformazione di energia elettrica in idrogeno. Da qui è nato il progetto presentato da BDR Thermea Group della prima caldaia domestica premiscelata certificata alimentata ad idrogeno, nel 2019- .
Sempre a Bassano del Grappa si testano i prototipi
funzionanti a idrogeno puro e a miscele con gas naturale. Non solo: «da poche
settimane si è affiancato un secondo impianto, che produce sempre idrogeno
verde. Debitamente stoccato nelle batterie di alimentazione, provvede a fornire
il combustibile per le caldaie in test nei nostri laboratori, ma anche a
soddisfare le esigenze di riscaldamento e di produzione di acqua calda dei
nostri uffici», afferma l’Ing. Alberto Favero, direttore generale di Baxi.
Idrogeno per
riscaldamento: è il momento giusto per crederci
Ma quali sono i fattori che hanno portato Baxi a puntare
sull’idrogeno? «Direi diversi e in varie fasi temporali.
Abbiamo interpretato da tempo alcuni trend di mercato internazionale,
decisamente forti in alcuni Paesi. Penso, per esempio, al Regno Unito, dove da
tempo si è cominciato a declinare il concetto di transizione energetica
guardando sì all’elettrico, ma anche al gas miscelato all’idrogeno», spiega lo
stesso Favero. A Leeds hanno avviato sin dal 2017 il progetto H21, finalizzato
a convertire all’uso di idrogeno la rete di riscaldamento cittadina.
Sempre nel Regno Unito si stanno portando avanti altre sperimentazioni e soprattutto si crede fortemente nell’idrogeno per uso
riscaldamento. Ma non solo: anche in Unione Europea sono diversi i Paesi che
mostrano interesse.
Mentre in Italia? «Stiamo raccogliendo un crescente
interesse da varie multiutility, sempre
più convinte sia dall’agenda UE sia dai piani della Germania, che punta decisa
all’idrogeno con un piano che prevede investimenti per circa 50 miliardi per le tecnologie green, circa un quinto
dei quali dedicate all’idrogeno –
sottolinea lo stesso direttore generale Baxi – Inoltre, si sta facendo
sperimentazione anche sul versante dei trasporti».
Il mercato che si apre verso l’idrogeno per
riscaldamento è promettente. «Lo sarà ancor più se, però, in concomitanza, ci
sarà un’apertura in altri settori dove l’impiego dell’idrogeno diventa
un’opzione attraente. Penso, per esempio, al settore dei trasporti, su gomma e
su rotaia. Se si aprirà a un consumo massivo allora si apriranno opportunità di
mercato davvero importanti. L’ideale quindi è che si portino avanti più
progetti pilota in vari ambiti».
Idrogeno per il
riscaldamento: dalla caldaia premiscelata a quella 100% idrogeno
Come specifica il direttore
Ricerca & Sviluppo Antonio Sandro, la società del gruppo
BDR Thermea ha due progetti di cui uno pensato per il breve termine, ovvero
quella della caldaia premiscelata che prevede il blend idrogeno-gas naturale.
In questo caso può essere prevista una miscela anche
fino al 20%. «Il progetto di caldaia al 100% è pensato con un orizzonte più a
lungo termine, ma non così lontano: basandoci su Paesi target dove la
sperimentazione è già avanzata, lavoriamo per un prodotto compatibile con le
attuali tecnologie, ideale sia come installazione ex novo sia soprattutto in
caso di sostituzione dell’esistente.
L’obiettivo è fornire una soluzione che garantisca
efficienza energetica e attenzione alle emissioni».
Il fatto stesso che oggi non vi sia ancora idrogeno,
o comunque non in percentuali significative, non è un problema: la caldaia è
stata pensata per funzionare con gas naturale ma già hydrogen
ready, quindi pronta on demand quando ci saranno le condizioni di
disponibilità d’idrogeno in rete, sia miscelato sia puro.-
Dal punto di vista degli installatori cosa implica
la caldaia premiscelata a idrogeno? «A livello tecnico richiede le stesse
attenzioni di una caldaia tradizionale. È progettata con gli stessi livelli
elevati di sicurezza richiesti oggi dagli impianti a metano. In più prevede,
per esempio, la possibilità di taratura per l’impiego del gas puro o
premiscelato con idrogeno».
Idrogeno per
riscaldamento: orizzonte al 2025
In prospettiva, quando l’idrogeno farà il proprio
ingresso in maniera consistente nel comparto del riscaldamento? «Dipenderà da
nazione a nazione – risponde Favero –. In Paesi come Regno Unito e Paesi Bassi
ci sono già progetti pilota che, nell’arco di due anni, apriranno la via alla
possibilità di installare su più larga scala caldaie 100% idrogeno in edifici
residenziali. Nel complesso, è comunque possibile pensare all’installazione di
caldaie a idrogeno per tutti i nuovi impianti di caldaie a gas entro il 2025».
In effetti, Baxi Heating
UK ha chiesto al governo britannico
di autorizzare l’installazione di questo tipo di caldaie entro quell’anno.
Certo, tanto dipenderà
dalla possibilità di disporre di una significativa fornitura di idrogeno blu (o grigio), in attesa di
contare sull’idrogeno verde.
<<Oggi l’idrogeno
subisce l’effetto di scala: si parla molto di diverse “tonalità”, con
l’idrogeno verde in cima ai desiderata, tuttavia oggi questa tipologia di idrogeno
sconta un prezzo molto alto per la sua produzione, specie rispetto a quello blu
o grigio. L’importante però è cominciare: perché una volta che si coglieranno i
vantaggi – specie in termini di emissioni
ridotte o azzerate, ancor più nel caso del green
hydrogen – non ci saranno più paragoni, nemmeno con
l’energia elettrica, che sappiamo ancora prodotta in buona parte da
combustibili fossili. Inoltre, l’idrogeno gode di un vantaggio significativo:
una volta prodotto, è possibile stoccarlo. E poi può contare sulla possibilità
di essere veicolato tramite rete gas, già esistente e diffusa in maniera
estesa. È necessario, quindi, superare lo scoglio dei costi. Per questo,
ribadisco, è importante estendere la sperimentazione in altri contesti dove vi
siano consumi energetici significativi», conclude il direttore generale.>>