Green economy: finanziamenti per le filiere strategiche

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Investimenti di 50 miliardi l’anno fino al 2030 che contribuiranno a una crescita del PIL dello 0,5% ogni anno e ad oltre 5 milioni di posti di lavoro, nei settori della green economy 

Tutto questo in un programma di transizione energetica sulle filiere strategiche: idrogeno e rinnovabili con l’obiettivo di porre l’Italia come il soggetto trainante a livello europeo.

Sono queste le azioni e i numeri messi in campo da Ministero dello Sviluppo Economico e Confindustria che, nel corso di un incontro tra il Ministro Stefano Patuanelli e il delegato per l’Energia di Confindustria Aurelio Regina, hanno iniziato a delineare le strategie industriali del Green New Deal annunciato nei mesi scorsi dal Governo Conte.

 “Il Ministro Patuanelli – spiega una nota – ha dato il via libera alle misure per facilitare la transizione di importanti settori industriali  gasivori  ed evitarne la delocalizzazione.

Su questo punto saranno riavviate due misure, una di carattere nazionale e l’altra in corso di notifica alla Commissione UE che consentiranno di ridurre il differenziale di prezzo rispetto ai players industriali europei nel settore del gas.

Sul tema ETS, il sistema per lo scambio di quote emissione di gas a effetto serra dell’UE, sarà avviato un tavolo comune per dare attuazione delle norme emanate con la nuova Direttiva Emission Trading, i costi indiretti ETS e per una attenta valutazione delle proposte Comunitarie per la riforma della fiscalità energetica”.

Industrie pronte a investire ma servono regole chiare

Le misure annunciate dal ministero erano attese da tempo dalle imprese del comparto che chiedevano regole precise per un settore, quello delle energie rinnovabili e della green economy.

Un settore che è pronto ad investire, anche con operazioni di reshoring ma che, per farlo, necessita di un quadro normativo che deve essere chiaro e con un orizzonte temporale ben definito.

L’auspicio di Confindustria, quindi, è che questo piano possa colmare alcuni gap di competitività, come quello sul prezzo del gas naturale, rilanciare le filiere italiane, e risolvere crisi che ormai si trascinano da anni e che rischiano di cancellare interi comparti strategici, come l’acciaio.