Secondo quanto emerge dal recente studio dell’Osservatorio Industria 4.0 del Politecnico di Milano, nel 2019 si sono sfiorati i 4 miliardi di euro (oltre 1.100 i progetti attivi) nel comparto della trasformazione digitale.
Se il mercato dell’Industria 4.0, in
Italia (nell’epoca pre-Covid ) era in
forte espansione, già da qualche anno, ora si tratta di ripartire (alcuni
settori non si sono mai fermati, anzi hanno avuto un aumento di produzione) e guardare al futuro con ‘resilienza’, flessibilità, per una
cosiddetta ‘nuova normalità’.
E, soprattutto, facendo molta innovazione.
Secondo Marco Bentivogli, segretario generale della Fim-Cisl
nel settore metalmeccanico – non a
caso già definito il leader di un nuovo ‘sindacato Smart’ – ci attende un
‘autunno caldo’, che prevede per dopo l’estate “una poderosa corsa
all’innovazione”, per “guadagnare maggiore
produttività e avere aziende più sicure rispetto all’emergenza sanitaria”.
Le imprese
che avevano già sviluppato la Digital
transformation nell’epoca pre-Covid si sono dimostrate meno vulnerabili
agli effetti nefasti della pandemia, mentre “per chi non ha investito e non
investirà in innovazione ci sarà una
selezione terribile”, rimarca Bentivogli.
“In questa nuova fase ci sarà un’accelerazione tecnologica ancora più forte”, rileva il segretario
generale della Fim-Cisl, “che creerà fortissime discontinuità rispetto al
passato”, ovvero, chi non sta al passo del cambiamento resterà irrimediabilmente
indietro, per cui “ci dovrà essere un grande lavoro di accompagnamento all’innovazione”, da parte delle
istituzioni, imprese, parti sociali.
Per questo Bentivogli auspica
“un grande piano di re-skilling
delle persone e dei lavoratori” – le macchine, purtroppo o per fortuna,
imparano molto più in fretta degli umani –, facendo in modo che “il territorio
sia la dimensione in cui connettere l’innovazione a tutte le imprese, comprese
quelle più piccole”.
A dimostrazione
della reattività imprenditoriale
delle aziende italiane, a seguito dell’emergenza oggi quasi un terzo delle
imprese sta riconvertendo la sua produzione o sta valutando di farlo
(rispettivamente il 12% e 19%), e per il 25% di queste sono state fondamentali tecnologie 4.0 come l’IoT e il Cloud
computing.
Il nuovo Report dell’Osservatorio Industria 4.0 della School of Management del Politecnico di Milano, fornisce
i nuovi dati sul settore presentando un’analisi appunto a metà del guado tra le
epoche pre e post Coronavirus.
Il mercato dell’Industria
4.0 in Italia (nell’epoca pre-Covid)
Il mercato dell’Industria 4.0 in Italia nel 2019 aveva
raggiunto un valore di 3,9 miliardi di euro, in
crescita del 22% rispetto all’anno precedente, e quasi
triplicato in 4 anni.
Il mercato è misurato dall’Osservatorio del
politecnico milanese come il valore (al netto dell’Iva) dei progetti di Industria 4.0 realizzati
da imprese con sede operativa in Italia, e realizzati presso imprese
manifatturiere e industriali, sia italiane sia estere.
Fonte: Osservatorio Industria 4.0 del Politecnico di Milano.
Questo volume di affari è in gran parte (2,3 miliardi
di euro, il 60%) dedicato a progetti di connettività e acquisizione dati (Industrial IoT) e poi suddiviso tra
Analytics (630 milioni), Cloud Manufacturing (325 milioni), Advanced Automation
(190 milioni), Additive Manufacturing (85 milioni) e tecnologie di interfaccia
uomo-macchina avanzate (55 milioni). A cui si aggiungono le attività di
consulenza e formazione per progetti Industria 4.0: circa 255 milioni di euro, +17% rispetto
al 2018. Insomma, un settore – prima dell’avvento della pandemia – che cresceva
a ritmo sostenuto, anche se spesso spinto e sospinto, un po’ a intermittenza,
dai vari incentivi statali per l’innovazione.
Incertezza, flessibilità,
cambiamento
Per il 2020,
originariamente si prevedeva una crescita in linea con il trend 2019, con un
incremento compreso tra il 20 e il 25%, ma per effetto della pandemia si
prospetta uno scenario di grande incertezza, le cui previsioni variano da uno
scenario ottimistico di chiusura dell’anno quasi in linea con il budget
iniziale a uno pessimistico di contrazione del fatturato 4.0 nell’ordine del
5-10%.
“Nel medio-lungo termine, in ogni caso, il sentiment
verso l’industria 4.0 rimane positivo, rafforzato dalla considerazione che
l’emergenza abbia accelerato la trasformazione digitale”, sottolinea Marco Taisch, responsabile scientifico
dell’Osservatorio Industria
4.0. Che rileva: “le imprese che avevano già investito in precedenza ne
hanno tratto grande beneficio, ma questa è una occasione per tutte per compiere
un passo avanti nel digitale. In questo senso è positivo l’impegno del Governo
nel dare stabilità al piano Trasformazione 4.0”.
Un terzo delle imprese rivuole Super e Iperammortamento
Per innovare serve disponibilità di risorse, e invece
nei prossimi mesi gli investimenti si preannunciano ridotti: il 26% delle
aziende posporrà almeno metà di quelli originariamente pianificati, circa un
quarto si concentrerà su Industrial IoT e Analytics.
Nell’incertezza
del prossimo futuro, le imprese auspicano incentivi per non fermare la
trasformazione digitale, in particolare una riduzione delle imposte sui
prossimi esercizi contabili (33%) e una diminuzione del costo del lavoro per
operatori di fabbrica (per il 30%). Ma un terzo (31%) chiede anche di
rilanciare il Super e Iperammortamento per beni strumentali, di gran lunga più
desiderato rispetto al credito d’imposta per ricerca e sviluppo (17%), agli
incentivi per beni immateriali (18%) o a quelli per assunzione e formazione (8%
e 11%).
Le smart technologies nelle aziende
A livello internazionale, nel 2019 l’Osservatorio ha
censito circa 300 nuove applicazioni di smart technologies, che raggiungono
complessivamente quota 1.100 (considerando anche quelle precedenti), l’88%
rilevato in grandi aziende e il 12% in Pmi. L’Industrial IoT rimane la
tecnologia basilare (circa 300 applicazioni, +42% in un anno), spesso abbinata
all’Industrial analytics (circa 150, +39%) per prevedere il comportamento dei
sistemi, gli eventi futuri. Il Cloud manufacturing (+27%)
si focalizza su accessibilità, visibilità e collaborazione nei processi di
supply chain.
L’additive manufacturing (più
di 100 applicazioni, +34%) si consolida grazie alla flessibilità di produzione.
Crescono anche le applicazioni di advanced human-machine interface nei processi
di manutenzione, sviluppo prodotto e training (+20%); tra queste il 70% sono
soluzioni di realtà aumentata e il 15% di realtà virtuale (15%). Crescono le
applicazioni di Advanced Automation (+15%), in assemblaggio, saldatura,
pressofusione, avvitatura, levigatura, lucidatura, logistica, ma anche
sicurezza sul lavoro.
Innovare guardando al futuro
Secondo Alberto Dossi, vice
presidente alle Politiche industriali di Assolombarda, occorre
“definire un nuovo piano industriale nazionale, con un’ottica sia di breve sia
di medio e lungo periodo, basato proprio sull tecnologie Smart”.
Spinte dall’emergenza, molte aziende “sono riuscite
a remotizzare velocemente gran parte dei processi produttivi”, fa notare Marco Stangalino, specialist IoT di Cisco, “la risposta al cambiamento dal nostro punto di
osservazione è stata molto positiva”, mentre Raffaella Cagliano,
docente di People Management and Organization del Politecnico di Milano, fa notare che “per innovare
occorre una visione strategica e una direzione di sviluppo molto chiare, che
devono portare al coinvolgimento di molti ruoli e funzioni aziendali, non solo
tecnologici ma anche molte risorse umane”. E sottolinea: “l’approccio al
cambiamento deve essere partecipativo all’interno dell’impresa, con una stretta
collaborazione tra Project management e Change
management”, in modo da unire innovazioni di processo e cambiamento
dei modi e sistemi di lavoro da parte delle persone.