ITAL CONTROL METERS: MONITORAGGIO POLVERI IN AMBIENTI DI LAVORO

Come monitorare in modo accurato e continuo le particelle respirabili sospese nell’aria? Negli ambienti industriali sono presenti particelle di carbone, polvere di silice e polveri da costruzione anche in presenza di carichi pesanti, polveri di legno, tutte molto dannose per la salute dell’uomo, ecco perché il monitoraggio polveri in ambiente di lavoro è basilare

Polveri dal diametro di 10 micron sono inalabili, si depositano lungo le vie respiratorie, quelle di diametro 2,5 micron sono addirittura respirabili, quindi possono penetrare nei polmoni fino ad accumularsi nel sangue e raggiungere varie parti del nostro organismo, è quindi necessario un monitoraggio polveri efficace e accurato per poter prevenire conseguenze sulla salute umana assai dannose.

In questo modo oltre a problemi di tipo respiratorio possono verificarsi problemi anche in altri tessuti del corpo umano.

Oltre alle problematiche più urgenti legate alla salute e alla sicurezza dei lavoratori, si aggiungono i danni che l’accumulo di polveri può causare al funzionamento delle apparecchiature e delle macchine presenti in ambienti industriali, provocando surriscaldamento, attriti, intasamento, depositi.

I campionamenti manuali sporadici non bastano. 

La tecnologia oggi ci consente di misurare la quantità di polveri presenti in un ambiente e dare immediata segnalazione qualora tale quantità superi quella consentita. Monitoraggio polveri in ambienti di lavoro.

AIR-XD è una centralina compatta di nuova generazione che consente di ottenere informazioni affidabili, continuative ed in tempo reale relative alla concentrazione totale (TSP) delle polveri sottili nell’ambiente ed anche alla loro classificazione dimensionale (PM).

AIR-XD è un contatore ottico di particelle ad elevate prestazioni basato sulla tecnica rifrattometrica: è in grado di garantire un’accuratezza del +/- 5%, raggiungibile solo in laboratorio, ma soprattutto è un sistema autonomo con un’esigenza minima di manutenzione, dove ad esempio sono stati eliminati componenti quali filtri e pompa (sostituiti da un sistema di convezione naturale a portata autoregolata).

Display e tastiera a bordo ne semplificano la programmazione; il sistema funzionalmente autonomo fornisce la visualizzazione locale della concentrazione e della tipologia delle polveri con uscite analogiche e digitali; inoltre un data-logger memorizza analisi, eventi e diagnostica scaricabili su PC per archiviazione o analisi di dettaglio a posteriori.

AIR-XD trova applicazioni ideali nell’industria dei metalli, in quella dei minerali e comunque ovunque ci siano polveri sottili nell’aria ambiente dovute a trasporto, movimentazione o lavorazione.

emissioni, monitoraggio ambienti di lavoro, polverimetro, sicurezza

Links utili:

https://www.italcontrol.it/prodotti/concentrazione-polveri/trolex-air-xd/

https://www.italcontrol.it/media/1732/trolex_air-xd_feb19.pdf

https://www.trolex.com/dust-monitoring

Industria chimica, un settore strategico per l’economia circolare

L’industria chimica è un settore indispensabile” – ha dichiarato Paolo Lamberti, “anche l’emergenza Covid-19 lo ha chiaramente dimostrato. Il Governo ne tenga conto nelle scelte imminenti per uscire dalla crisi”



Nel corso dell’Assemblea di Federchimica, Lamberti ha ricordato che sin dal primo lockdown, il settore non ha mai interrotto la produzione in quanto fornitore essenziale lungo le catene del valore (“una infrastruttura tecnologica”) ma anche produttore di manufatti di estrema necessità, che vanno dai gas medicinali – in particolare dall’ossigeno – ai disinfettanti, a tutte le materie prime per realizzare maschere, guanti, camici e visiere, che hanno iniziato a scarseggiare fin dall’inizio dell’emergenza. “Le nostre imprese – ha proseguito Lamberti – hanno moltiplicato gli sforzi di produzione e sostenuto concretamente la Protezione Civile Nazionale e alcune Regioni nel rintracciare questi prodotti e nel renderli disponibili laddove necessario”.

L’industria chimica in Italia, oltre 2.800 imprese che impiegano circa 112.000 addetti, con un valore della produzione pari a 55 miliardi di euro (e una quota di export del 56%) è il terzo produttore europeo e il dodicesimo al mondo

Il settore chiude il 2020 con una produzione in calo del 9%: un dato che, seppure in forte diminuzione, evidenzia una maggiore tenuta rispetto all’industria in generale. 

Pesa la contrazione senza precedenti dell’attività di numerosi settori clienti, che ha inevitabilmente condizionato anche la domanda di chimica.

La seconda ondata di contagi rischia di interrompere bruscamente il percorso di recupero intrapreso durante i mesi estivi e già nel quarto trimestre si intravedono alcuni segnali di indebolimento.


“Le prospettive per il 2021 rimangono estremamente incerte e non potremo certamente aspettarci un pieno recupero rispetto alle perdite registrate nel 2020. 
L’incertezza ostacola le decisioni di acquisto dei clienti, che si manifestano in modo molto frammentario e discontinuo. Di conseguenza, nel 2021 possiamo ipotizzare il ritorno a una moderata crescita della produzione chimica, intorno al 4%.


Nel corso della sua relazione, Lamberti ha sottolineato le solide prospettive occupazionali che l’industria può offrire. 

I giovani rappresentano il 20% dell’occupazione e quasi un addetto su quattro è laureato, a fronte di una media industriale di circa uno su dieci.



I contratti a tempo indeterminato sono la stragrande maggioranza (il 95%) e negli ultimi 4 anni il settore ha generato oltre 6.000 nuovi posti di lavoro e l’occupazione evidenzia una buona tenuta anche nel 2020: dunque – nonostante l’innalzamento dell’età pensionabile le criticità già evidenti a fine 2019 – le imprese chimiche stanno investendo nel capitale umano, anche per dotarsi di nuovi competenze in ambiti strategici quali la ricerca e la digitalizzazione.

“Come imprese chimiche – prosegue Lamberti – dobbiamo essere consapevoli che il nostro contributo alla ripresa sarà fondamentale, soprattutto per rendere possibile quella rivoluzione ambientale di cui tanto si parla. 


“Gli ambiziosi obiettivi del Green Deal europeo, che impatteranno significativamente sui modelli di offerta e sui comportamenti di consumo, potranno essere conseguiti anche grazie alla forte e pervasiva spinta verso l’innovazione tecnologica che la Chimica è in grado di produrre.


Siamo il primo settore industriale per quota di brevetti ambientali, pari al 40% del totale. Abbiamo perciò un ruolo determinante nelle tecnologie per la gestione ambientale (emissioni inquinanti, rifiuti e suolo), la conservazione e disponibilità di acqua e la mitigazione del cambiamento climatico.   


“Senza dimenticare – prosegue Lamberti – lo sviluppo di competenze tecnologiche all’avanguardia, quali le fonti rinnovabili e le biotecnologie industriali, il riciclo chimico e la chimica da rifiuti, l’impegno nella progettazione sostenibile e circolare dei prodotti, lo sviluppo di tecnologie innovative per l’efficienza energetica degli edifici, per una mobilità ecosostenibile, per la cattura, lo stoccaggio e il riutilizzo della CO2 e per l’idrogeno pulito.


“Proprio per il vasto e multiforme contributo di conoscenze che la Chimica è in grado di fornire, Federchimica crede fortemente nel cosiddetto approccio “One Health”, secondo il quale la salute umana, quella animale e la protezione dell’ambiente sono ambiti strettamente interconnessi, e la Ricerca deve e dovrà tenerne conto. 

“Ci aspettiamo – conclude Lamberti – che il cosiddetto Piano di Ripresa e Resilienza, superate le tante divisioni, abbia un forte orientamento industriale, per favorire richieste funzionali al rilancio. Chiediamo che si tenga conto delle esigenze dell’industria chimica, settore strategico, altamente specializzato, per sua natura portato al cambiamento e da sempre orientato alla centralità delle risorse umane, nonché in continuo miglioramento nel produrre in modo sostenibile e circolare”.

SPECIALE “ECONOMIA CIRCOLARE WEB EDITION 2020” EVENTO DIGITALE appuntamento nel 2021

economia circolare

L’economia circolare rappresenta un modello economico in cui il valore dei materiali viene il più possibile mantenuto o recuperato e dove gli scarti sono ridotti al minimo. Recenti ricerche dicono che le industrie europee riuscissero a implementare un sistema produttivo di tipo circolare, si potrebbe realizzare un risparmio complessivo di quasi 500 miliardi di euro l’anno

Sempre più spesso viene individuato come un approccio indispensabile ad ottenere migliori performance in termini di sostenibilità.

Ecco perché il portale specializzato www.progettoindustria.com desidera dare risalto a questo tema così attuale che coinvolge diversi settori industriali e PMI e organizza l’Evento Digitale

“SPECIALE ECONOMIA CIRCOLARE WEB EDITION 2020”

un Evento completamente online che vuole essere un momento d’incontro e confronto professionale tra le  AZIENDE, INDUSTRIE, e PMI, presentando applicazioni,  soluzioni, strategie, prodotti, servizi e tecnologie dedicate ai temi di processo bioeconomico, industria green, green chemistry, biobased industry, efficienza ed efficientamento energetico, sviluppo sostenibile, riduzione dello spreco, rinnovabili, cogenerazione, tutela dell’ambiente e della persona, sicurezza sul lavoro.

“SPECIALE ECONOMIA CIRCOLARE WEB EDITION 2020” si svolgerà on line attraverso la presentazione mirata e la condivisione in networking su piattaforma ZOOM, e diffusa anche tramite il canale YouTube dedicato e i profili social, in particolare Linkedin, che conta una Community qualificata di circa 3.000 contatti.

*** IL PACCHETTO DI ADESIONE  per le Aziende che desiderano partecipare all’Evento Digitale è composto da: 

** uno speech di presentazione di 20 minuti

** share-screen della presentazione

** scambio in diretta di domande e risposte (QT)

** pubblicazione on line di un COVER BANNER dell’azienda (misure 450×225 pixel formato Jpg o Pdf) in HOME PAGE sul portale www.progettoindustria.com,  con link diretto al sito web dell’azienda

** pubblicazione di un articolo applicativo o istituzionale o di prodotto sul portale, nello Speciale dedicato all’Evento

** pubblicazione on line di un video sul portale, nello Speciale dedicato all’Evento

** pubblicazione e diffusione del video dell’evento anche sul canale YouTube industriavideochannel

** condivisione dell’intero evento e dei singoli video relativi alle aziende su Linkedin (community di oltre 3.000 contatti qualificati, in crescita) e sui principali profili social

Per l’adesione e per maggiori informazioni e dettagli sul programma, scrivete all’indirizzo mail: promozione@progettoindustria.com 

Una iniziativa a cura di

Maria Elena Monti – Comunicazione Multicanale – Eventi Digitali – Via Procaccini, 73 – Milano – +39 334 3613536

Controllo di Gestione: il nuovo rapporto tra consulenti e aziende

rapporto tra consulenti e aziende

Analizzare, valutare e programmare il futuro delle imprese riducendo al minimo il rischio di crisi, meglio se con l’aiuto del software giusto

La nuova sfida per commercialisti e consulenti? Analizzare, valutare e programmare il futuro delle imprese riducendo al minimo il rischio di crisi, magari con l’ausilio del giusto software per il controllo di gestione.

Continuità e sicurezza sono obiettivi fondamentali da raggiungere, soprattutto dopo gli ultimi mesi che hanno messo interi settori a fronteggiare un’emergenza sanitaria senza precedenti che ha ridimensionato ambizioni e bilanci.

Organizzazione e attenta capacità di analisi diventano caratteristiche imprescindibili per garantire un futuro alle piccole-medie imprese, certamente le più colpite dalle vicissitudini recenti.

In questo contesto, è necessario attingere alle proprie competenze e dotarsi di strumenti di qualità per adeguarsi a novità normative come l’ingresso del nuovo Codice d’impresa e dell’insolvenza e l’obbligo del Controllo di Gestione.

Una nuova organizzazione

Con le nuove normative aumenterà il numero di aziende che avranno bisogno del sostegno di consulenti per svolgere attività di controllo di gestione. Questo tipo di esigenze porterà ad un incremento dei servizi che possono essere offerti dai professionisti.

In questi mesi, commercialisti e consulenti si stanno quindi attrezzando per farsi trovare pronti alle nuove sfide portate dai provvedimenti adoperati dal legislatore.

Si andrà verso una collaborazione sempre più stretta (e praticamente imprescindibile) tra il professionista e l’imprenditore e la sua azienda:

  • l’imprenditore dovrà cogliere e saper valorizzare l’importanza del ruolo strategico che gioca il professionista nella prevenzione della crisi d’impresa;
  • il commercialista dovrà ricoprire il ruolo di consulente aziendale ed esercitare un ruolo di controllo.

 

Il lavoro fianco a fianco aziende-professionista

Il commercialista, anche con l’aiuto di appositi software gestionali, avrà il compito di supportare le imprese nell’istituzione di un assetto organizzativo idoneo alla rilevazione dei sintomi di crisi e al monitoraggio dei rischi di impresa.

Il consulente d’azienda affiancherà così l’imprenditore e l’organo di amministrazione nella rilevazione tempestiva dei segnali di crisi.

Il commercialista – consulente potrà cominciare a svolgere svariate attività volte a diagnosticare rischi di insolvenza (e semmai attivare eventuali procedure di allerta):

  • insediare un sistema di monitoraggio;
  • procedere all’analisi di rischi finanziari legati ad insolvenza;
  • pianificare lo stanziamento di un budget per soddisfare il fabbisogno finanziario e l’esposizione debitoria;
  • verificare la reputazione creditizia dell’impresa, attraverso un’opportuna analisi di bilancio, anche pluriennale, fatta in tempo reale;
  • analizzare i centri di profitto e di costo sulla base delle aree in cui è suddivisa l’azienda e le loro redditività;
  • valutare la gestione caratteristica e non caratteristica, o per costi variabili e fissi a margine di contribuzione;
  • progettare (eventuali) piani di risanamento e ristrutturazione.

Per l’azienda si andranno a creare nel corso del tempo situazioni favorevoli anche in ottica di concorrenza con i propri competitor: organizzarsi ed affidarsi a consulenti validi porterà benefici al momento di pianificare strategie e progetti.

Professionista come consulente aziendale: quali responsabilità?

Per un’azienda essere affiancata e monitorata da un professionista rappresenta un’occasione di crescita: in pratica ci si avvale della competenza di un soggetto che, nonostante il coinvolgimento nei processi di supervisione, resta comunque esterno e in grado di avere una visione complessiva più obiettiva.

Il processo di discussione, confronto e condivisione delle esigenze e della visione dell’imprenditore diventerà la base per capire la strategia da seguire. Sarà poi il professionista ad affiancare l’impresa nel raggiungimento dei traguardi fissati. Il consulente procederà ad illustrare costi, tempi, miglioramenti ipotizzati da una determinata strategia e agirà in modo tale che le scelte consigliate portino a risultati tangibili e quantificabili.

Lo smart working in Italia

SMART-WORKING
Uno studio sul lavoro agile: evoluzione della nuova normalità

Secondo una ricerca di ANRA e Aon, il 48% di chi lo ha sperimentato ritiene che resterà la modalità di lavoro prevalente, soprattutto grazie alla maggiore flessibilità degli orari di lavoro consentita. Quasi il 60% invece lamenta grande difficoltà nel limitare le ore passate davanti al pc mentre gli under 35 lo criticano.

ANRAAssociazione Nazionale dei Risk Manager, e Aon, hanno analizzato come è cambiata la vita lavorativa degli italiani nel periodo del lockdown, e lo hanno pubblicato nella ricerca intitolata “Lo smart working in Italia, tra gestione dell’emergenza e scenari futuri”.

Sono stati intervistati dipendenti di aziende di tutte le dimensioni, ricevendo forte riscontro da grandi imprese (45%) e micro e piccole imprese (44%) con il duplice obiettivo di fornire, da un lato, una panoramica su problematiche e vantaggi riscontrati dalle imprese italiane nell’affrontare la conversione al lavoro agile, tra fine febbraio e inizio marzo; e dall’altro, comprendere in che modo questo possa rimanere come strumento nel futuro, e in quale misura modificherà l’organizzazione e la quotidianità lavorativa.

Secondo quanto emerso dall’indagine, prima della pandemia solo il 31% dei dipendenti poteva usufruire dello smart working, e non su base quotidiana mentre, allo stato attuale, i lavoratori che proseguono completamente l’attività da remoto rappresentano quasi l’80%.

smart working
Paolo Rubini di ANRA

Le aziende che in precedenza non usufruivano di questa modalità fondavano la propria decisione sulle possibili problematiche relative a pianificazione, gestione e controllo delle attività (44%), sulla mancanza di una strumentazione idonea (29%) o sul timore di un calo della produttività (26%).Risposte che denotano una cultura aziendale non basata sulla condivisione di fiducia e obiettivi ma ancora sul controllo, un retaggio tradizionale che mostrato i suoi limiti in questo periodo. Quando il virus ha reso necessario il distanziamento sociale anche i più scettici, per garantire l’operatività, hanno comunque dovuto ricorrere allo smart working, e l’attuazione pratica ha smentito diverse delle problematiche ipotizzate.

I lavoratori hanno riscontrato che oltre il 70% delle proprie attività può essere svolto da remoto, anche se rimane una certa difficoltà nella pianificazione e gestione delle attività.

“Tra i motivi d’impedimento all’utilizzo dello Smart Working prima dell’emergenza, numerosi sono stati i riferimenti a una ‘mancanza di cultura’ tra i piani alti, un preconcetto legato alla mancanza di fiducia nei propri dipendenti che si trovano a fare lo stesso lavoro, ma da casa, secondo tempi e ritmi diversi. Questa visione si è ‘allentata’ quando lo Smart Working è entrato a far parte della nostra quotidianità, seppure, in maniera forzata: le aziende hanno performato bene, nonostante le difficoltà che tutte le organizzazioni, in misura minore o maggiore, hanno riscontrato.” commenta Alessandro De Felice, Presidente ANRA.

smart working
Alessandro De Felice, Presidente ANRA

Il 68% delle imprese è riuscito a programmare momenti di confronto periodici con i propri dipendenti, come coffee break digitali, aperitivi virtuali, videocall. Il 45% ha inoltre fornito servizi aggiuntivi come corsi di formazione, supporto psicologico o alla genitorialità e corsi sportivi.

Vantaggi e svantaggi dello Smart Working

Tra i pro, il 47% evidenzia la possibilità di gestire con più autonomia i propri orari di lavoro e il 43% un migliore equilibrio tra vita privata e professionale. Tra i contro, pesano invece la mancanza di separazione tra ambiente lavorativo e domestico (48%) e soprattutto la grande difficoltà nel limitare le ore dedicate al lavoro (58%)

Dalle risposte emerge anche la forte convinzione che lo smart working rimarrà come modalità di lavoro principale anche nel “New Normal”: lo sostiene il 48% di chi ne ha effettivamente usufruito, ma addirittura il 64% di chi non ne ha avuto la possibilità. Una differenza che si spiega considerando che chi ha effettivamente sperimentato il lavoro agile ne ha una visione più lucida, disincantata, avendone sperimentati effettivi vantaggi e svantaggi.  “Questa accelerazione verso un nuovo paradigma di vita, potrà portare nel tempo a raggiungere una nuova normalità, nella quale sarà possibile trovare un equilibrio tra esigenze lavorative e personali, passando da una concezione del lavoro per sistemi tradizionali al lavorare per obiettivi.” conclude  De Felice.

Sicurezza dei macchinari industriali

Sicurezza dei macchinari industriali
La digitalizzazione al servizio degli operatori

La Sicurezza Funzionale dei circuiti di comando di sicurezza dei macchinari industriali è un aspetto che va considerato durante l’intero ciclo di vita operativo, come chiaramente indicato dalle  norme internazionali di riferimento

Per garantire quindi che i macchinari industriali conservino nel tempo l’adeguato livello di Sicurezza Funzionale, definito sulla base dei rischi associati, non è sufficiente che sia stato adeguatamente progettato, realizzato e messo in servizio: è necessario anche il fondamentale contributo da parte dell’operatore del macchinario che non si limita alla sola osservanza delle modalità di utilizzo definite dal costruttore.

I rischi per gli utilizzatori finali dei macchinari industriali

Un primo importante elemento da considerare è il mantenimento nel tempo dell’affidabilità dei sistemi di sicurezza presenti a bordo del macchinario. I fornitori di soluzioni di sicurezza acquisiscono i dati associati a tali dispositivi (a seconda dei casi i valori di MTTFD, PFHD, B10D, λ, SFF, …) in modo da poter permettere il calcolo del Performance Level (o del Safety Integrity Level) relativo ai sistemi di comando di sicurezza per le varie funzioni gestite.

Questi valori di sicurezza funzionale provenienti dai dispositivi sono però analizzati considerando l’intervallo di funzionamento specifico del componente (definito quale “ciclo di vita” e caratterizzato da parametri quali “TM” o “T1MAX” o “T10D”).

Per poter garantire il livello di affidabilità dichiarato senza degradazioni non accettabili, ogni dispositivo di sicurezza dovrà essere sostituito o, laddove possibile, riportato in condizioni di “come nuovo”, al più tardi allo scadere del proprio ciclo di vita. Molto spesso però i macchinari industriali non dispongono di sistemi di diagnostica che consentano all’utilizzatore finale di cadenzare in modo corretto questi interventi.

Il rischio è che l’utilizzatore finale, non conscio del raggiungimento dei limiti di tali componenti, continui a far utilizzare il macchinario anche oltre i limiti sopra indicati, senza tutelare adeguatamente i propri operatori ed esponendosi in prima persona alle conseguenze della violazione dell’obbligo di mettere a disposizione dei lavoratori attrezzature sicure, così come prescritto dal D.lsg. n. 81/08.

Un passo importante verso la sicurezza predittiva

La digitalizzazione industriale può offrire una soluzione concreta per aumentare la sicurezza degli operatori.

Le tecnologie e i componenti presenti sul mercato consentono infatti di dotare agevolmente qualsiasi macchinario con sistemi di acquisizione dati dei dispositivi di sicurezza, trasferendo questi dati in un adeguato punto di raccolta ed elaborazione (Cloud e Cloud Computing) nel rispetto di tutti i parametri di Cyber Security.

Si avranno così a disposizione statistiche, magari già in formato grafico, che consentano un continuo monitoraggio dello stato dei dispositivi, del loro restante tempo di vita e una previsione del raggiungimento dei loro limiti sulla base del loro storico di utilizzo.

La scalabilità dei parametri rappresentativi, a seconda della capillarità dell’infrastruttura di acquisizione dati, permette di raccogliere e analizzare i dati sia di un intero sito produttivo che del singolo dispositivo di macchinari industriali operanti in quel sito. Una tecnologia che consente quindi in modo concreto la pianificazione di una manutenzione predittiva come base di una garanzia oggettiva del mantenimento dell’adeguato livello di sicurezza per gli operatori.

Networking aziendale: cos’è e come funziona

networking aziendale

Il networking, oppure lavoro di rete, può essere sviluppato da più persone che svolgono dei lavori professionali, seppur diversi, ma all’interno della stessa azienda

Il concetto di networking si può interpretare a partire dalla sua stessa definizione. La parola è il frutto dell’unione tra “net” (che vuol dire rete) e working (che viene da lavorare).

Come ci suggerisce quindi la sua denominazione, il networking fa riferimento all’idea di lavorare cooperando (facendo appunto rete).

È importante però a proposito della denominazione di networking, concentrarsi sul suffisso “ing”, che in inglese suggerisce un senso di continuità.

Tutte le azioni che possiamo racchiudere in questo modo di lavorare, infatti, possono dare risultati solo se effettuate con costanza.

Come funziona il networking

Fare networking è possibile semplicemente prendendo parte a degli eventi. Esistono difatti dei veri e propri appuntamenti a cui partecipare: si tratta di convegni, fiere e meeting, strumenti pensati proprio come occasione di raduno per professionisti dello stesso settore.

Solitamente gli eventi di networking vengono inaugurati con una presentazione breve dei partecipanti: lo scopo di questi incontri è infatti quello di conoscersi, scambiarsi idee e promuovere i propri progetti.

L’obiettivo del networking è quello di cercare un confronto costruttivo e creare così uno spazio di formazione collettivo, a cui tutti possono attingere.

I vantaggi del networking aziendale

Fare networking vuol dire darsi la possibilità di crescere, allargare i propri orizzonti professionali e stringere partnership interessanti per il futuro. Il networking va infatti inteso come un prezioso strumento di business, attraverso il quale ascoltare esperti del settore, arricchire il proprio bagaglio di conoscenze e affacciarsi ad un mercato nuovo.

Infine, il confronto garantito dagli eventi di networking è da vedere come un’occasione per stringere nuove amicizie, con le quali confrontarsi circa le diverse esperienze lavorative o i diversi modi di operare.

Possiamo quindi dire in definitiva che tra i vantaggi del networking aziendale troviamo la possibilità di:

  • Avere un ambiente di lavoro più creativo ed innovativo;
  • Raggiungere obiettivi condivisi con i colleghi;
  • Migliorare le capacità intellettuali;
  • Migliorare la propria soddisfazione e il proprio coinvolgimento nel proprio lavoro;

L’IMPRESA GREEN NEL DOPO-COVID

L’IMPRESA GREEN NEL DOPO-COVID

#AMBIENTE, #COGENERAZIONE, #ECOLOGIA, #ENERGIA; #RISPARMIOENERGETICO, #ECOSOSTENIBILITA‘, #ZEROEMISSIONI, #EFFICIENZAENERGETICA, #RINNOVABILI

Ecco le parole chiave del dopo-Covid, perchè sembra proprio che combacino perfettamente con altre tre parole: Ripresa, Sviluppo, Salute che riguardano da vicino il nostro futuro.

L’impresa GREEN

Sono sempre di più quelle imprese che puntano ad alcuni obiettivi “verdi” importanti, ovvero, la riduzione delle proprie emissioni del 75% entro il 2030, e del 100% entro il 2040 (rispetto al 2019).

E ancora la vendita esclusiva di energia rinnovabile entro il 2050.

Accanto a ciò anche le campagne per le spiagge pulite e quelle contro la plastica, e gli incentivi verdi.

Per rimettere in moto l’economia dunque sono in molti a scommettere sull’impresa green e su una direzione aziendale sempre più sostenibile.

Gli investimenti in efficienza energetica, specialmente in ambito commerciale e industriale, possono veramente aiutare l’economia dei paesi europei.

In che modo? Creando posti di lavoro, riducendo i costi di gestione, e offrono un enorme contributo alla difesa dell’ambiente e del clima.

L’energia rinnovabile è altrettanto apprezzata e conquista fette di mercato più ampie. L’impresa green è attenta all’impiego di fonti rinnovabili per poter usufruire di energia prodotta da impianti per esempio a pannelli fotovoltaici, ma anche vento e acqua stanno crescendo nel panorama dell’energia pulita.

Si punta ad una maggiore sensibilità e responsabilità ambientale coinvolgendo l’intera filiera. Insomma, la sfida è tutta in discesa, l’impresa green è la carta vincente per il futuro dei nostri figli.

Ansaldo Energia e Covid-19

Ansaldo Energia gestire fase 2
Gestire la fase 2 tra test sierologici e alta tecnologia

Il caso di Ansaldo Energia è significativo per spiegare come, in una situazione così incerta e difficile, le aziende stiano cercando di reagire per creare le condizioni più veloci per garantire continuità operativa e ritornare, nella fase 2, a un’operatività piena in tempi relativamente brevi

Un recente articolo del Wall Street Journal, oltre alla Ferrari, cita proprio l’impianto genovese di produzione delle turbine, assieme ad altre aziende italiane, come case history per spiegare il modo in cui le imprese si sono organizzate.

Aziende che, in tempi molto rapidi, hanno posto in essere la sanificazione del sito, individuando tutti gli strumenti di processo, di informazione e di protocollo tecnologico necessario per garantire la piena sicurezza delle persone che ci lavorano e la continuità operativa.

Luca Manuelli, Chief Digital Officer di Ansaldo Energia e Presidente del Cluster nazionale Fabbrica Intelligente ha rilasciato di recente alcune dichiarazioni.

Per l’azienda genovese la situazione si è rivelata particolarmente complessa: “Siamo stati sfortunati – spiega Manuelli – perché da un lato abbiamo rallentato le nostre attività operative, ma dall’altro dovevamo pur sempre  garantire il supporto e la continuità operativa ai nostri clienti che gestiscono centrali elettriche nelle zone più critiche. Purtroppo, nel momento in cui eravamo pronti per ripartire ci siamo trovati fuori dalla lista Ateco. Ci siamo rimessi in moto grazie al sistema delle autorizzazioni prefettizie, perché i nostri clienti ci chiedevano garanzie sul supporto. Quindi abbiamo lavorato verso la data del 4 maggio per una graduale continuità operativa. Entro maggio saremo a pieno regime”.

Ingressi frazionati, test sierologici e alta tecnologia, sono le parole chiave per una corretta ripartenza

ANSALDO ENERGIA, quindi, ha creato un’unità di crisi, guidata personalmente dal Ceo Giuseppe Marino, per la gestione dell’emergenza.

Per la riapertura è stato sviluppato un protocollo che ha permesso di gestire questa situazione. “Le persone lavorano su tre turni in modo, ovviamente, da diversificare anche le modalità di accesso alla fabbrica. Una delle criticità principali erano gli spogliatoi, problema che è stato risolto noleggiando prefabbricati ad hoc che hanno permesso di aumentare la capacità di 250 posti con maggiore distanziamento. C’è poi il problema dei mezzi pubblici: avendo una buona capacità di parcheggi, in questa fase è stato caldamente incoraggiato l’utilizzo delle auto private.

All’ingresso della fabbrica viene effettuato uno screening della temperatura, e poi attraverso i test sierologici, introdotti in concerto con le ASL, le strutture sanitarie regionali e i sindacati, c’è la possibilità di intervenire immediatamente in caso di positività, con un protocollo attivato con il Policlinico San Martino di Genova che è in grado di restituire i risultati di un tampone in 48 ore, e quindi dare immediatamente tutte le informazioni necessarie”.

A questo si aggiunge anche il lavoro fatto sui temi dell’alta tecnologia legata alla prevenzione e alla sicurezza sul lavoro. “Noi avevamo già selezionato Smart Track, che è una spin-off genovese che si occupa di tecnologie wearable – prosegue Manuelli – che ha sviluppato un sistema che non solo permette la verifica del distanziamento nella fabbrica ma offre anche la possibilità, nel rispetto della privacy e delle normative del lavoro, di avere tutti i dati sulla tracciabilità delle relazioni che gli operai hanno nel corso della loro attività. Abbiamo così iniziato a costruire anche degli ambiti di ulteriore adattamento dalle nuove tecnologie, che ci permettono di superare questo livello di emergenza. Questo ci permetterà di arrivare, entro il mese di maggio, tra il 70 e l’80% della continuità operativa”.

Lo Smart working, da emergenza a nuovo modello di sviluppo

 “L’altro miracolo che i miei colleghi hanno fatto – afferma il CDO di Ansaldo Energia – è stato quello di portare 2 mila persone in tutto il mondo in smart working. In questo caso si è potuto usufruire dell’infrastruttura tecnologica che era stata messa a punto all’epoca del crollo del ponte Morandi, quando eravamo riusciti a collegare in poco tempo circa 250 persone che, per motivi fisici e logistici, non riuscivano a raggiungere il posto di lavoro. Per noi è stato fondamentale maturare questa resilienza e poter utilizzare anche oggi questa tecnologia”. Un nuovo modello di lavoro, quindi, che potrà diventare strategico in tempi abbastanza brevi. “Abbiamo visto che, su certi processi, lavorare a distanza in maniera integrata genera diversi benefici – continua Manuelli – una produttività uguale, se non addirittura maggiore, un forte livello di motivazione, ma anche minori emissioni di CO2, che derivano dal minor traffico. Ansaldo Energia, quindi, farà tesoro anche di questa esperienza e, alla fine, avremo un modello ibrido nel quale accanto alle attività operative della fabbrica, perché alla fine il prodotto fisico, che siano turbine o centrali elettriche, deve essere prodotto, ce ne saranno altre che porteremo avanti da remoto”.

Politica per l’industria: il Golden Power

golden power
Anche le imprese della robotica protette dalle scalate

Gli articoli 15 e 16 del Decreto Legge n. 23 dell’8 aprile, noto come “Decreto liquidità”, potenziano significativamente il cosiddetto Golden Power, lo strumento che consente di salvaguardare gli assetti proprietari e l’operatività delle società italiane, pubbliche e private, estendendolo a nuovi “settori strategici” le cui imprese ora godranno della protezione dello Stato dalle cosiddette “scalate ostili”, ma non solo

Con le modifiche apportate, anche aziende che operano nella robotica, nell’intelligenza artificiale, nell’alimentare, nella sanità, nella finanza e nel settore bancario e assicurativo entrano ora di diritto nello scudo del Golden Power.

Una scelta, quella del Governo, che segue le indicazioni della Commissione Europea, che con la Raccomandazione del 26 marzo 2019 ha esortato gli Stati comunitari “ad avvalersi appieno dei meccanismi di controllo degli investimenti esteri diretti” a causa del rischio di acquisizioni “predatorie” di imprese e asset strategici europei.

Un rischio che la crisi economica connessa all’emergenza Covid-19 ha drasticamente aumentato, esponendo ad ingressi ostili nel capitale societario molte imprese del nostro Paese.

Ma il processo di potenziamento del Golden Power è iniziato già da tempo, come spiega Alessandro Aresu, consigliere scientifico di  Limes ed esperto di affari internazionali.

“Esiste da circa 3-4 anni una corsa allo scrutinio degli investimenti esteri da parte della maggior parte dei Paesi del mondo”, dice Aresu. “È un processo che nasce dagli Stati Uniti, che hanno sempre avuto poteri giganteschi di intervento sugli investimenti esteri in tantissimi settori, e che ora aumentano per difendersi dagli acquisti cinesi: dalla robotica all’analisi dei dati, fino ai materiali e ai terreni in alcuni casi.

In questo scenario, è avvenuto un adattamento delle varie normative di controllo degli investimenti nei vari Paesi europei”, continua Aresu. “In risposta alla Comunicazione della Commissione Europea del 26 marzo 2019, oltre che a sollecitazioni del Copasir (il Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblicandr), l’Italia ha esteso i propri poteri.

Si tratta di un processo già in corso prima della crisi legata al Coronavirus, che senz’altro ha incrementato la volontà degli Stati europei di proteggere i propri asset strategici”.

Si tratta di una rivoluzione che non solo allarga il perimetro dell’esercizio di questo potere, ma ne aumenta anche la portata: con l’aumento dei settori strategici su cui lo Stato potrà intervenire per proteggere le imprese italiane, aumentano anche i casi in cui sarà possibile attivare lo scudo.

I poteri del Golden Power

La nuova disciplina del Golden Power è stata introdotta nel marzo 2012, con il Decreto Legge 15 marzo 2012, n. 21, poi convertito con Legge n.56 dell’11 maggio 2012, che ha sostituito la precedente normativa, istituendo una strategia organica di salvaguardia da possibili scalate ostili degli assetti proprietari delle società che operano nei settori tradizionalmente strategici e di interesse nazionale, come la difesa, la sicurezza nazionale, l’energia, i trasporti, le comunicazioni, e più di recente il 5G.

Il potere dello Stato si manifesta attraverso una serie di strumenti. In particolare, lo Stato può:

  • Opporsi o dettare specifiche condizioni per l’acquisto di partecipazioni di società strategiche
  • Chiedere modifiche o porre il veto a determinate delibere societarie di rilievo straordinario

Fino al Decreto Liquidità, per quanto riguarda i settori strategici (che finora erano energia, trasporti e comunicazioni), il Golden Power obbliga alla notifica da parte delle società coinvolte di due tipi di azioni, definite dai commi 2 e 5 dell’art. 2 del Decreto Legge 21/2012:

  1. Tutte le delibere, atti od operazioni adottati da una società che detiene uno o più degli attivi strategici devono essere notificati alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, qualora tali atti ineriscano a modifiche della titolarità, del controllo o della disponibilità degli attivi; al cambiamento della loro destinazione, comprese le delibere dell’assemblea o degli organi di amministrazione aventi a oggetto la fusione o la scissione della società; al trasferimento all’estero della sede sociale; al mutamento dell’oggetto sociale, allo scioglimento della società, alla modifica di clausole statutarie, al trasferimento dell’azienda o di rami di essa in cui siano compresi detti attivi o l’assegnazione degli stessi a titolo di garanzia.
  2. Deve essere notificato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri anche l’acquisto a qualsiasi titolo, da parte di un soggetto esterno all’Unione Europea, di partecipazioni in società che detengono attivi strategici, di rilevanza tale da determinare l’insediamento stabile dell’acquirente in ragione dell’assunzione del controllo della società.

Come si è detto, il Governo può (entro 45 giorni lavorativi) impedire, chiedere modifiche o dettare condizioni a queste operazioni, nel caso in cui riconosca in esse una “situazione di minaccia effettiva di grave pregiudizio per gli interessi pubblici” su due fronti: la sicurezza e il funzionamento delle reti e degli impianti e la continuità degli approvvigionamenti.

I nuovi settori strategici

Dallo scorso 8 aprile si sono aggiunti numerosi settori strategici a quelli originariamente protetti dai poteri speciali dello Stato. Il Governo ha infatti incluso tutte le aree indicate dal Regolamento Ue 2019/452 che, secondo la relazione illustrativa del Decreto Liquidità, sono così identificati:

  • Settore Idrico
  • Sanità: biomedica, biosanitario, settori di approvvigionamento
  • Trattamento e archiviazione dei dati
  • Accesso e controllo delle informazioni sensibili, compresi i dati personali
  • Infrastrutture elettorali
  • Finanza, credito, assicurazioni
  • Aerospazio e nucleare: infrastrutture e tecnologie
  • Strutture sensibili
  • Investimenti in terreni e immobili per le strutture sopraelencate
  • Intelligenza Artificiale
  • Robotica, semiconduttori, cybersicurezza
  • Nanotecnologie e biotecnologie
  • Approvvigionamento di fattori produttivi critici, tra cui l’energia e le materie prime, compreso l’agroalimentare e la sicurezza alimentare
  • Infrastrutture e produzione di energia
  • Trasporti
  • Media
  • Stoccaggio dell’energia quantistica e nucleare

 

I nuovi strumenti del Golden Power

Innanzitutto, per le aziende operanti in questi settori (e quelli già inclusi nello scudo del Golden Power: energia, trasporti, comunicazioni, 5G), la protezione dall’acquisto di partecipazioni tali da assumere il controllo della società è estesa agli acquirenti provenienti dagli Stati membri dell’Unione Europea fino al prossimo 31 dicembre 2020.

Inoltre, si introduce l’obbligo di notifica alla Presidenza del Consiglio anche per i “non controlling investments” da parte di società provenienti da Stati al di fuori dell’Ue, se sono di valore pari o superiore a 1 milione di euro: nello specifico, è necessario notificare anche le acquisizioni “che attribuiscono una quota dei diritti di voto o del capitale almeno pari al 10%, tenuto conto delle azioni o quote già direttamente o indirettamente possedute”. Ma il caso dell’acquisizione è un evento che nella storia di un’impresa accade raramente. Diverso è il discorso dell’operatività aziendale. Oltre a difendere le società di questi settori da eventuali tentativi di scalate ostili, il Golden Power, come si è detto, impone alle aziende che detengono “asset strategici” in questi settori, di notificare al Governo qualunque atto implichi una modifica della titolarità, del controllo o della disponibilità o della destinazione degli asset.