Ansaldo Energia e Covid-19

Ansaldo Energia gestire fase 2
Gestire la fase 2 tra test sierologici e alta tecnologia

Il caso di Ansaldo Energia è significativo per spiegare come, in una situazione così incerta e difficile, le aziende stiano cercando di reagire per creare le condizioni più veloci per garantire continuità operativa e ritornare, nella fase 2, a un’operatività piena in tempi relativamente brevi

Un recente articolo del Wall Street Journal, oltre alla Ferrari, cita proprio l’impianto genovese di produzione delle turbine, assieme ad altre aziende italiane, come case history per spiegare il modo in cui le imprese si sono organizzate.

Aziende che, in tempi molto rapidi, hanno posto in essere la sanificazione del sito, individuando tutti gli strumenti di processo, di informazione e di protocollo tecnologico necessario per garantire la piena sicurezza delle persone che ci lavorano e la continuità operativa.

Luca Manuelli, Chief Digital Officer di Ansaldo Energia e Presidente del Cluster nazionale Fabbrica Intelligente ha rilasciato di recente alcune dichiarazioni.

Per l’azienda genovese la situazione si è rivelata particolarmente complessa: “Siamo stati sfortunati – spiega Manuelli – perché da un lato abbiamo rallentato le nostre attività operative, ma dall’altro dovevamo pur sempre  garantire il supporto e la continuità operativa ai nostri clienti che gestiscono centrali elettriche nelle zone più critiche. Purtroppo, nel momento in cui eravamo pronti per ripartire ci siamo trovati fuori dalla lista Ateco. Ci siamo rimessi in moto grazie al sistema delle autorizzazioni prefettizie, perché i nostri clienti ci chiedevano garanzie sul supporto. Quindi abbiamo lavorato verso la data del 4 maggio per una graduale continuità operativa. Entro maggio saremo a pieno regime”.

Ingressi frazionati, test sierologici e alta tecnologia, sono le parole chiave per una corretta ripartenza

ANSALDO ENERGIA, quindi, ha creato un’unità di crisi, guidata personalmente dal Ceo Giuseppe Marino, per la gestione dell’emergenza.

Per la riapertura è stato sviluppato un protocollo che ha permesso di gestire questa situazione. “Le persone lavorano su tre turni in modo, ovviamente, da diversificare anche le modalità di accesso alla fabbrica. Una delle criticità principali erano gli spogliatoi, problema che è stato risolto noleggiando prefabbricati ad hoc che hanno permesso di aumentare la capacità di 250 posti con maggiore distanziamento. C’è poi il problema dei mezzi pubblici: avendo una buona capacità di parcheggi, in questa fase è stato caldamente incoraggiato l’utilizzo delle auto private.

All’ingresso della fabbrica viene effettuato uno screening della temperatura, e poi attraverso i test sierologici, introdotti in concerto con le ASL, le strutture sanitarie regionali e i sindacati, c’è la possibilità di intervenire immediatamente in caso di positività, con un protocollo attivato con il Policlinico San Martino di Genova che è in grado di restituire i risultati di un tampone in 48 ore, e quindi dare immediatamente tutte le informazioni necessarie”.

A questo si aggiunge anche il lavoro fatto sui temi dell’alta tecnologia legata alla prevenzione e alla sicurezza sul lavoro. “Noi avevamo già selezionato Smart Track, che è una spin-off genovese che si occupa di tecnologie wearable – prosegue Manuelli – che ha sviluppato un sistema che non solo permette la verifica del distanziamento nella fabbrica ma offre anche la possibilità, nel rispetto della privacy e delle normative del lavoro, di avere tutti i dati sulla tracciabilità delle relazioni che gli operai hanno nel corso della loro attività. Abbiamo così iniziato a costruire anche degli ambiti di ulteriore adattamento dalle nuove tecnologie, che ci permettono di superare questo livello di emergenza. Questo ci permetterà di arrivare, entro il mese di maggio, tra il 70 e l’80% della continuità operativa”.

Lo Smart working, da emergenza a nuovo modello di sviluppo

 “L’altro miracolo che i miei colleghi hanno fatto – afferma il CDO di Ansaldo Energia – è stato quello di portare 2 mila persone in tutto il mondo in smart working. In questo caso si è potuto usufruire dell’infrastruttura tecnologica che era stata messa a punto all’epoca del crollo del ponte Morandi, quando eravamo riusciti a collegare in poco tempo circa 250 persone che, per motivi fisici e logistici, non riuscivano a raggiungere il posto di lavoro. Per noi è stato fondamentale maturare questa resilienza e poter utilizzare anche oggi questa tecnologia”. Un nuovo modello di lavoro, quindi, che potrà diventare strategico in tempi abbastanza brevi. “Abbiamo visto che, su certi processi, lavorare a distanza in maniera integrata genera diversi benefici – continua Manuelli – una produttività uguale, se non addirittura maggiore, un forte livello di motivazione, ma anche minori emissioni di CO2, che derivano dal minor traffico. Ansaldo Energia, quindi, farà tesoro anche di questa esperienza e, alla fine, avremo un modello ibrido nel quale accanto alle attività operative della fabbrica, perché alla fine il prodotto fisico, che siano turbine o centrali elettriche, deve essere prodotto, ce ne saranno altre che porteremo avanti da remoto”.

DISTANZIAMENTO SOCIALE

distanziamento sociale
Safety Bubble Device, il dispositivo per mantenere il distanziamento sociale

In vista della “fase 2” dell’emergenza Coronavirus e della riapertura delle attività produttive, VeSta, azienda marchigiana collegata all’incubatore milanese PoliHub, ha presentato Safety Bubble Device, un dispositivo elettronico portatile di protezione individuale che vibra o suona se non si rispetta il distanziamento sociale.

Il dispositivo – inseribile in un portabadge oppure cucito o applicato a coccarda su tute e gilet da lavoro – è capace di vibrare (o suonare) quando si trova al di sotto di una determinata distanza da un secondo device.

Se le persone non mantengono il distanziamento sociale di sicurezza previsto viene impostato il bracciale, attraverso un segnale elettrico, che rileva la situazione di rischio e avverte chi lo indossa. Il tutto per garantire una maggiore sicurezza delle persone, soprattutto nei luoghi chiusi: al lavoro, soprattutto, ma anche al supermercato e sui mezzi di trasporto.

Safety Bubble Device è anche in grado di immagazzinare le informazioni di “contatto” tra dispositivi nel pieno rispetto della privacy, senza necessità di registrare nominativi e senza tracciare i percorsi.

Nel caso un dipendente segnalasse la sua positività al Covid-19, i dati delle collisioni verrebbero trattati dall’Autorità Competente, unica in grado di risalire a tutti i contatti avuti per informare, nel rispetto dai dati sensibili, le persone interessate. Il dispositivo può essere tarato per distanze differenti da dispositivo a dispositivo e, se richiesto, può anche segnalare un innalzamento della temperatura corporea.

Spiagge alternative
Spiagge alternative

Da AHSI Soluzioni multidisciplinari per il laboratorio

Bioquell Pod1

Parola d’ordine: BIO-decontaminazione. E’ partita in AHSI S.p.A. Soluzioni multidisciplinari per il laboratorio la fase di Bio-decontaminazione da Covid-19 grazie all’aiuto di alcuni collaboratori volontari e ai sistemi Bioquell con l’utilizzo di perossido di idrogeno.

Bioquell Pod4
Bioquell Pod4

Pronti a ripartire in modo graduale in un ambiente dopo la bio-decontaminazione a tutela e nel rispetto della salute di tutti. Ricordiamo che Bioquell a livello mondiale, ha effettuato diverse centinaia di bio-decontaminazioni in ambienti per ridurre ed eradicare le contaminazione da SARS e MERS-CoV.

Anche Ahsi sul territorio Italiano ha contribuito nel corso degli ultimi dieci anni con successo all’eradicazione completa di patogeni in ambienti Ospedalieri, Ambulanze e degenze collaborando con diverse Eccellenze Ospedaliere ed Enti di Ricerca, garantendo i 6 Log.

NASCE DA UNA STARTUP ITALIANA LA SANIFICAZIONE 4.0

SANIXAIR sanificazione 4.0

Si chiama Sanixair la startup italiana ad alta innovazione tecnologica – creata da un pool di imprenditori con esperienza ventennale nei settori delle energie rinnovabili, tecnologie ambientali ed efficientamento energetico – che ha messo a punto un sistema ingegnerizzato di sanificazione in continuo dell’aria, attivo h24.

Il sistema sfrutta di base la tecnologia della fotocatalisi, la stessa utilizzata dalla NASA per la sanificazione degli ambienti destinati alle missioni aerospaziali, aggiornata e implementata dal reparto R&D di Sanixair, combinandola con altre tecnologie, come la ionizzazione ed i rivestimenti murari fotocatalitici, per creare soluzioni integrate e flessibili, progettate su misura in funzione del contesto in cui si rende necessario l’intervento.

Si tratta dunque di una soluzione personalizzabile, in grado di generare all’interno di qualsiasi edificio costantemente un ambiente caratterizzato da aria microbiologicamente sicura, il cui corretto funzionamento e mantenimento è controllato da remoto con un sistema IoT sviluppato in collaborazione con Microsoft. Grazie alla costante raccolta ed elaborazione dei dati, il sistema di sanificazione ambientale.

SANIXAIR esempio di fotocatalizzatore
SANIXAIR esempio di fotocatalizzatore

Sanixair è in grado di lanciare alert in tempo reale in caso di eventuali anomalie e di affrontare con un approccio predittivo la delicata questione della qualità dell’aria negli ambienti chiusi, in cui la maggior parte delle persone trascorre l’85% del tempo.

Il risultato è una soluzione sempre operativa e pienamente efficace, grazie all’alto contenuto di innovazione tecnologica, rivoluzionaria rispetto ad un mercato che si basa prevalentemente su soluzioni shock di igienizzazione chimica periodica, che spesso per essere attuate impongono l’interruzione delle attività per diversi giorni.

Il sistema Sanixair, una volta installato, funziona in continuo e non necessita di interventi straordinari o invasivi.

Rispetto al mercato, che si basa ancora su un sistema tradizionale di vendita del servizio, la startup italiana ha introdotto inoltre una formula di noleggio del servizio, che permette una migliore accessibilità e sostenibilità economica da parte delle attività.

SANIXAIR sistema principio fotocatalisi
SANIXAIR sistema principio fotocatalisi

Per agevolare una ripresa serena delle attività nei luoghi di aggregazione sociale (centri commerciali, musei, cinema, discoteche, teatri, palestre, hotel, resort, centri congressi e SPA) dopo l’interruzione imposta dall’emergenza Covid-19, attraverso la campagna “Riparti Italia”, Sanixair rimborserà i primi 2 mesi di canone alle grandi strutture che nei mesi di aprile e maggio chiederanno l’installazione del sistema di sanificazione.

LINK: Sanixair; sanificazione in continuo dell’aria; Riparti Italia

Flir: nuove termocamere

Flir A400-A700 skin temp screening with thermal LOW
Per misurare la temperatura a distanza

Flir Systems ha presentato le termocamere fisse Flir A400/A700 Thermal Smart Sensor e Thermal Image Streaming, per il monitoraggio di apparecchiature, linee di produzione, infrastrutture critiche e per lo screening di temperature cutanee elevate

Le nuove termocamere Flir

Queste termocamere intelligenti e altamente configurabili sono utilizzabili per il monitoraggio di temperatura accurato e senza contatto in un’ampia gamma di applicazioni: controllo di processi produttivi, sviluppo prodotti, monitoraggio delle emissioni, gestione dei rifiuti, manutenzione di impianti e miglioramento delle politiche per l’ambiente, la salute e la sicurezza (EHS).

Inizialmente, per la soluzione Flir A400/A700 Thermal Smart Sensor verrà data priorità alle organizzazioni impegnate sul fronte Covid-19.

Le capacità di streaming multi-immagine, edge computing e connettività Wi-Fi offerte da questa serie contribuiscono a velocizzare il flusso dei dati e a prendere decisioni più rapidamente, migliorando la produttività e la sicurezza dei professionisti in qualsiasi applicazione.

Attualmente Flir è in fase di beta testing di una soluzione software per lo screening di temperature cutanee elevate completamente integrata con le sue termocamere certificate dalla Food and Drug Administration degli Stati Uniti.

La soluzione per queste termocamere è stata progettata per aumentare rapidamente l’accuratezza, la facilità d’uso e la velocità delle procedure di screening esistenti. Flir annuncerà la sua soluzione nel secondo trimestre del 2020.

Gli obiettivi

Flir ha progettato le termocamere A400/A700 in due configurazioni, per soddisfare al meglio le esigenze specifiche delle singole applicazioni. La configurazione Thermal Smart Sensor, consigliata per la misurazione di temperature cutanee elevate, incorpora strumenti di misurazione avanzati e allarmi con algoritmi di calcolo a bordo (edge computing), per supportare ed accelerare il processo decisionale in situazioni critiche.

La configurazione Thermal Image Streaming fornisce molteplici funzionalità di streaming termico per ottimizzare i controlli di processo, migliorare la garanzia di qualità e identificare potenziali guasti che potrebbero comportare il fermo di una linea di produzione.

La progettazione del proprio sistema su misura inizia con la selezione della configurazione tra Thermal Smart Sensor o Thermal Imaging Streaming, prosegue con la scelta del corpo macchina A400 o A700 in base alle risoluzioni richieste, e si completa con l’aggiunta dell’ottica e di una serie di funzioni opzionali specifiche per l’applicazione.

“Da oltre 40 anni, FLIR fornisce ai professionisti le tecnologie termografiche per migliorare non solo le capacità, ma anche la sicurezza sul lavoro -, afferma Jim Cannon, Presidente e CEO di Flir -.

In questo periodo in cui il mondo intero sta lottando per sconfiggere la pandemia globale Covid-19, a fronte della necessità di disporre di queste tecnologie per contribuire al contenimento del virus, Flir darà priorità alle consegne iniziali delle nuove termocamere A-Series ai professionisti che la impiegano per lo screening di temperature cutanee elevate a complemento di altri strumenti di screening di temperature corporee elevate”. Le termocamere Flir A400/A700 Thermal Smart Sensor e Thermal Image Streaming sono disponibili per l’acquisto in tutto il mondo presso i partner di distribuzione Flir.

COVID-19 e INQUINAMENTO ATMOSFERICO

coronavirus e inquinamento

Perché la Lombardia ha registrato così tanti morti e un’ondata epidemica così violenta? E perché in queste ultime due settimane i malati che vengono ricoverati sembrano soffrire di forme meno severe di Covid-19 e meno pazienti devono ricorrere alle terapie intensive?

Le variabili

Si tratta di due domande difficilissime per la scienza, soprattutto perché le variabili da considerare sono moltissime. Solo una volta che saranno disponibili i dati precisi sulla mortalità per tutte le cause (vedi i recenti riscontri Istat che documentano un aumento di mortalità del 20% in tutta Italia nel marzo 2020 rispetto allo stesso periodo negli anni 2015-19, con punte di 300-400% in alcune aree come Bergamo e Brescia, e più 49% a Milano) si potrà dire se la Lombardia ha avuto più morti di altre regioni italiane e europee a causa del Covid-19.

Lo studio di Harvard

Nella analisi delle possibili cause contano moltissimi fattori: la densità di popolazione, gli scambi internazionali, le attività industriali e molte altre valutazioni, ma una oggi è fortemente sotto accusa, l’inquinamento atmosferico. Può aver avuto un ruolo nel favorire la pandemia del Covid-19? 

Uno studio recente sviluppato da ricercatori dell’università di Harvard, diffuso in via preliminare e senza che sia ancora stato sottoposto a tutti i seri processi di valutazione delle pubblicazioni scientifiche, sostiene che esiste un legame fortissimo fra Pm2,5 e Covid-19, addirittura che per ogni aumento di 1 mcg/m3 si registrerebbe un incremento della mortalità del 15%, cosa che se fosse vera sarebbe davvero terribile e sorprendente.

I dubbi

Ma la metodologia utilizzata dagli autori presenta importanti lacune sul piano metodologico e epidemiologico e prima che questa ipotesi venga confermata deve essere passata al vaglio molto accuratamente. Che il particolato renda il sistema respiratorio più suscettibile alle infezioni e alle loro complicanze è un dato scientificamente noto, ma che questo sia vero per il Sars-CoV-2 non è provato così come non è accertata la eventuale dimensione del fenomeno.

Le risposte

Sempre da verificare è se la riduzione importante di certi inquinanti (ad esempio delle concentrazioni di NO2 che si sono abbassate del 40% a Milano) influisca anche sulla minor gravità dei malati che stiamo registrando in queste ultime settimane.

Un recentissimo studio italiano ha poi segnalato una correlazione tra concentrazioni di Pm10 e casi di Covid-19, ma anche qui i problemi metodologici della ricerca sono importanti e sono stati fortemente criticati da molti esperti nazionali e internazionali. Infine, a complicare le cose, va nella direzione opposta il rilievo di pochi casi di Covid-19 nella popolazione pediatrica mentre proprio questa è forse quella più suscettibile agli effetti dell’ inquinamento. Siamo quindi molto lontani dall’ avere risposte certe, se le future valutazioni scientifiche provassero una relazione solida tra inquinamento e Covid-19 allora forse avremmo un tassello delle tante risposte mancanti, ma al momento si tratta soltanto di nulla di più che un sospetto da approfondire con seri studi scientifici.

FONTE: Prof. Sergio Harari – Primario Divisione Pneumologia Ospedale San Giuseppe – Multimedica – Milano

LINK: Studio recente sviluppato da ricercatori dell’università di Harvard

(Corriere della Sera)

L’industria del Nord: riaprire per non spegnere il motore del Paese

Milano piazza del duomo

Appello delle Confindustrie regionali del Nord: a rischio gli stipendi di aprile se non si riparte. Intanto il decreto imprese (Dl 8 aprile 2020, n. 23) è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale ed entra quindi in vigore. Avviare una collaborazione tra autorità pubbliche, imprese e sindacati uscendo dalla logica dei codici Ateco.  Per definire un “crono programma” certo per avviare la Fase 2

Le confindustrie delle quattro regioni a maggiore vocazione manifatturiera, Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, indirizzano al Governo una proposta congiunta che ha come obiettivo il superamento del lockdown, blocco produttivo ormai non più sostenibile per le imprese.

La salute – si legge nel documento – è certamente il bene primario, e ogni contributo affinché si possano alleviare e contrastare le conseguenze dell’epidemia è cruciale. Se le relazioni economiche e sociali sono colpite già ora in modo grave, si deve tuttavia essere consapevoli che all’emergenza sanitaria seguirà una profonda crisi economica.
Riaprire in sicurezza le imprese è la strada maestra per evitare che questa crisi si trasformi in depressione. Se le quattro principali regioni che rappresentano il 45% del Pil – si legge nella nota – non riusciranno a ripartire nel breve periodo il Paese rischia di spegnere definitivamente il proprio motore e ogni giorno che passa rappresenta un rischio in più di non riuscire più a rimetterlo in marcia.

Lockdown significa continuare a non produrre, perdere clienti e relazioni internazionali, non fatturare. Con il risultato che molte imprese finiranno per non essere in grado di pagare gli stipendi del prossimo mese. La richiesta è quella di definire una roadmap per una riapertura ordinata e in piena sicurezza delle imprese che rappresentano il cuore del sistema economico del Paese.

Realizzando un percorso chiaro e decisioni condivise con una interlocuzione costante tra Pubblica Amministrazione, Associazioni di rappresentanza delle imprese e Sindacati che indichi le tappe per condurre il sistema produttivo verso la piena operatività delle imprese.

La salute è il primo e imprescindibile obiettivo: le imprese devono poter riaprire, ma è indispensabile che lo possano fare in assoluta sicurezza, tutelando tutte le persone. Le aziende sicure devono poter lavorare. Chi non è in grado di assicurare la sicurezza necessaria nei luoghi di lavoro non può dunque aprire.

L’obiettivo è quello di definire un piano di aperture programmate di attività produttive mantenendo rigorose norme sanitarie e di distanziamento sociale. Uscendo però dalla logica dei codici Ateco, delle deroghe e delle filiere essenziali a partire dall’industria manifatturiera e dai cantieri. È una logica non più sostenibile e non corretta rispetto agli obiettivi di sanità pubblica e di sostenibilità economica. Perché il criterio guida deve essere la sicurezza.

Le imprese si sono già dotate di alcuni importanti strumenti per modulare i propri comportamenti in questa difficilissima situazione, in primis il Protocollo di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro. Si tratta di un documento fondamentale, condiviso da tutti gli attori che deve trovare una rigorosissima applicazione, anche nei controlli, e costituire il principale riferimento.

Per mettere le imprese in condizione di attuarlo le quattro Confindustrie regionali chiedono accessibilità ai dispositivi di protezione individuale, la velocizzazione dei percorso di autorizzazioni da parte dell’ISS per i dispositivi prodotti in deroga alle normative sanitarie, ma che dimostrino requisiti di protezione soddisfacenti, la messa in campo di misure di finanziamento a fondo perduto che supportino gli investimenti delle imprese nella sicurezza basato su alcune linee d’azione fondamentali: adozione di protocolli di sanificazione degli ambienti di lavoro; ripensamento degli spazi lavorativi per ridurre al minimo i contatti tra le persone; nuova mobilità da e per i luoghi di lavoro e all’interno dei siti produttivi; ricorso allo smart working.

Il piano di contenimento del virus dovrebbe essere realizzato in collaborazione tra Autorità preposte, imprese e sindacati, evitando dunque ogni contrasto. Condividendo con i Servizi Sanitari modelli di collaborazione in cui le imprese diventano luoghi in cui si attuano le politiche per la salute a partire dalle attività di screening preventivo sulle quali si attendono decisioni tempestive e univoche delle autorità competenti: con l’ausilio fondamentale di test sierologici validati o con programmi coordinati di “tamponi” sul territorio. Le imprese sicure, conclude la nota, sono tutte uguali.

VORTICE: asciugamani elettrici a lama d’aria VORT SUPER DRY UV

VORTICE SUPER DRY UV G - ambientato

Asciugare bene le mani è importante quanto lavarle bene.

Le mani bagnate favoriscono il trasferimento di batteri che è 500 volte più veloce che con le mani asciutte.

VORTICE, eccellenza italiana nel settore del Trattamento Aria, con gli asciugamani elettrici a lama d’aria VORT SUPER DRY UV dimostra il suo costante e continuo rispetto per il benessere delle persone e per l’ambiente.

VORT SUPER-DRY UV Bianco

Sono asciugamani equipaggiati di filtro HEPA che previene dai rischi di contatto con allergeni eventualmente presenti nell’ambiente e lampada germicida (UV) per una maggiore igiene  degli utenti e sono particolarmente adatti per un uso intensivo in ambienti commerciali quali i bagni di bar, ristoranti, palestre e autogrill.

L’uso è semplice ed efficace: è sufficiente inserire le mani nel dispositivo e si asciugano contemporaneamente entrambi i lati grazie a un doppio e potente getto d’aria calda, generato da un motore EC (brushless) che garantisce un ridotto tempo di asciugatura. L’apparecchio si spegne non appena vengono tolte e comunque si arresta automatica­mente dopo 25 secondi di funzionamento ininterrotto.

Un apposito tasto consente la disattivazione della resistenza elettrica quando le temperature dell’ambiente circostante sono elevate ed è quindi inutile che l’aria emessa venga riscaldata.

Sono 2 i modelli che si differenziano per il colore: bianco o argento.

Un Display luminoso posto nella parte alta dell’apparecchio visualizza il tempo residuo di funzionamento, lo stato di azionamento, lo stato di sterilizzazione filtro ed eventuali anomalie. Il grado di protezione da polveri e acqua è IPX4.

Coronavirus: arriva il Robot Pattugliatore per i controlli automatizzati

MIC-700 di Advantech

Il monitoraggio continuo è fondamentale nella lotta al #Coronavirus, come dimostrano i risultati ottenuti da Cina, Corea del Sud, Taiwan e Singapore.

Fra i vari strumenti messi in campo dalle autorità cinesi c’è il robot-pattugliatore sviluppato dalla società Guangzhou Gosucn Robot Co. Ltd. che gira per aeroporti, centri commerciali e altri luoghi pubblici affollati, controllando che tutti indossino le mascherine e misurando la temperatura corporea con un termometro a infrarossi.

In caso di necessità, il robot è collegato alla rete 5G per inviare segnalazioni alle autorità competenti.

Le capacità avanzate di questi piccoli “sorveglianti” sono supportate dall’edge computer MIC-700 di Advantech

Cura Italia, l’appello del Governo al mondo della tecnologia e della ricerca

Duotone TEMPLATE with Icons

Con l’iniziativa “Innova per l’Italia” il Governo chiede ad aziende, università, enti e centri di ricerca di fornire un contributo, attraverso le proprie tecnologie, per realizzare dispositivi per la prevenzione, la diagnostica e il monitoraggio per il contenimento e il contrasto del diffondersi del coronavirus

Il progetto è un’iniziativa congiunta del Ministro per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione Paola Pisano, del Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli e del Ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi, insieme a Invitalia e a sostegno della struttura del Commissario straordinario per l’emergenza Coronavirus Domenico Arcuri.

La tecnologia e l’innovazione in tutte le sue forme, attraverso processi, prodotti e soluzioni, può contribuire significativamente a rispondere all’emergenza, come si legge nella pagina di presentazione dell’iniziativa.

L’innovazione tecnologica può essere la leva per rispondere velocemente a una situazione di crisi che ha un impatto drammatico sull’Italia.

L’iniziativa invita aziende, università, enti e centri di ricerca pubblici e privati, associazioni, cooperative, consorzi, fondazioni e istituti a proporre il loro contributo in tre ambiti:

  1. Il reperimento, l’innovazione o la riconversione industriale delle proprie tecnologie e processi, per accrescere la disponibilità di:
    • dispositivi di protezione individuale, in particolare mascherine chirurgiche, mascherine FFP2/N95 con e senza filtro, mascherine FFP3/N99 conforme con Dir. 93/42 CEE, direttiva europea 89/686, e EN149:2001+A1:2009 o equivalenti;
    • produzione dei sistemi complessi dei respiratori per il trattamento delle sindromi respiratorie, inclusi tutti gli elementi che compongono il sistema complesso in cui i respiratori si inseriscono (valvole, display, …).
  2. Il reperimento di kit o tecnologie innovative che facilitino la diagnosi del Covid-19 in termini di:
    • tamponi e elementi accessori;
    • strumenti per la diagnosi facilitata e veloce, nel rispetto degli standard di affidabilità richiesta.
  3. Disponibilità di tecnologie e strumenti che, nel rispetto della normativa vigente, consentano o facilitino il monitoraggio, la prevenzione e il controllo del Covid-19 e l’elaborazione di nuove politiche e misure di governance sociale, in termini di:
    • tecnologie e strumenti per il monitoraggio, la localizzazione e la gestione dell’emergenza;
    • tecnologie innovative per la prevenzione e il controllo della diffusione del Covid-19 nelle sue diverse forme.

Per alcune tipologie di proposte, potrebbe essere richiesta la certificazione di attività e produzioni da parte di Università ed Enti di Ricerca i cui nominativi saranno inclusi in un elenco che sarà successivamente condiviso per dare supporto alle aziende rispondenti.

In particolare, per i punti 1 e 2 , in relazione al prevalente impatto sulla produzione industriale, le Università, gli Enti e Centri di Ricerca, per la loro rilevante funzione sociale, scientifica, tecnologica e di supporto territoriale, potranno supportare le attività di attestazione dei requisiti dei prodotti sviluppati dalla aziende.

Come partecipare

Saranno considerati solo i servizi e interventi che rispondano ai seguenti criteri:

  • I proponenti siano aziende (startup, PMI, grandi imprese), enti e centri di ricerca pubblici e privati, associazioni (che possono interagire con associati in grado di rispondere a queste esigenze), cooperative, consorzi, fondazioni e istituti, quindi non singole persone o professionisti.
  • Siano concrete proposte realizzabili in tempi compatibili con l’emergenza, pur senza alcun impegno od obbligo.
  • Possano mettere a disposizione, autocertificandosi, una componente significativa in termini di capacità produttiva e volumi per l’impiego sul territorio nazionale o a livello regionale in tempi brevi.
  • Sia esplicitato a quale ambito si desideri aderire tra quelle rientranti nelle categorie proposte nel form.
  • La proposta sia corredata da opportune informazioni che consentano di valutare in tempi rapidi l’effettiva applicabilità.
  • Siano indicati i tempi, le modalità e le possibili quantità per la realizzazione della proposta.
  • Siano validi per tutto il territorio nazionale o per una o più regioni.
  • La descrizione dell’intervento non sia redatta in tono promozionale.
  • Preferibilmente, sia previsto un “canale” specifico dedicato all’iniziativa per l’emergenza coronavirus, che includa il top management dell’azienda o Ente.

Tutte le aziende, le associazioni, le Università, gli Enti di ricerca e gli Istituti hanno la possibilità di aderire compilando il form dedicato pubblicato sul sito del Ministero. Le proposte verranno valutate dalla struttura del Commissario Straordinario, che deciderà se attivarsi per i passi successivi mettendosi in contatto con i soggetti proponenti. Un processo da affrontare in conformità alle evidenze scientifiche e alle necessità di certificazione nel rispetto degli standard necessari e delle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.