Due imprese industriali su tre investono nell’ innovazione. Nel triennio 2020-2022 oltre una impresa su due (il 58,6%) ha svolto attività di innovazione
Particolarmente incoraggiante è il dato relativo alle PMI: il 55,8% delle imprese tra 10 e 49 addetti ha intrapreso attività innovative, quota che passa al 74,3% nelle medie imprese (50-249 addetti) e all’84,7% nelle imprese con 250 addetti e oltre.
I dati del rapporto dell’Istat, raccontano uno scenario significativo.
L’Italia si conferma un Paese di innovatori: nel triennio 2020-2022 oltre una impresa su due (il 58,6%) ha svolto attività di innovazione.
Particolarmente incoraggiante è il dato relativo alle PMI: il 55,8% delle imprese tra 10 e 49 addetti ha intrapreso attività innovative, quota che passa al 74,3% nelle medie imprese (50-249 addetti) e all’84,7% nelle imprese con 250 addetti e oltre.
È l’industria il settore con la maggiore propensione all’innovazione (65,1%), seguita dai servizi (56,1%) e dalle costruzioni (46,7%).
I comparti più innovativi sono risultati l’industria farmaceutica, l’elettronica e la fabbricazione di autoveicoli, con oltre l’80% delle imprese che svolgono attività innovative.
Importanti anche i valori registrati nell’industria chimica e nella produzione di macchinari e di articoli in gomma e materie plastiche (dove innovano tre imprese su quattro).
Il 32,8% delle imprese ha introdotto almeno un’innovazione di prodotto nel triennio 2020-2022, mentre il 53% ha investito in processi nuovi o sostanzialmente migliorati: le innovazioni di processo più frequenti sono quelle relative ai processi e metodi di produzione (30,5%), seguite dalle innovazioni nei sistemi informativi (29,8%) e dalle innovazioni nell’organizzazione del lavoro e nella gestione delle risorse umane (29,7%).
Due imprese su 10 hanno, invece, investito nelle pratiche di marketing (22,6%), in nuove pratiche di organizzazione aziendale o nuove modalità nelle relazioni con l’esterno (19,9%) e in innovazioni dei sistemi contabili e amministrativi (19,6%).
Nel 2022 la spesa per le attività innovative è stata pari a 30,6 miliardi di euro, con una media di 5.400 euro per addetto. La voce principale di questa spesa è rappresentata dalla ricerca e sviluppo (R&S), che assorbe il 63% del totale.
Il ricorso alle agevolazioni fiscali riguarda il 29,7% delle imprese con attività innovative.
Le principali beneficiarie sono le grandi imprese: 48,1% contro il 27,1% delle piccole.
A livello settoriale è l’Industria a ricorrere di più alle agevolazioni (38,2% delle imprese con attività innovative contro il 22,5% nei Servizi e il 20,2% nelle Costruzioni).
Le sfide per il futuro: carenza di risorse e sostenibilità ambientale
Tra le principali sfide che le imprese italiane devono affrontare nel loro percorso verso l’innovazione, la carenza di risorse (finanziarie, di personale ecc.) è emersa come un ostacolo significativo per il 25,9% delle imprese.
Un aspetto interessante è il ruolo della sostenibilità ambientale: il 40,1% delle imprese che hanno innovato i prodotti o processi nel triennio 2020-2022 ha dichiarato di aver intrapreso azioni a basso impatto ambientale.
Nel 36,1% delle imprese l’implementazione di innovazioni si è tradotta in effetti ambientali positivi in fase di produzione e nel 28,5% in benefici ottenuti nella fase di consumo e utilizzazione dei beni e servizi.
Gli interventi più frequenti hanno riguardato il minor consumo di energia e la riduzione delle emissioni di CO2, sia nella produzione (20,4%) che nell’utilizzo/consumo dei beni e servizi (18,8%).
Meno frequenti sono state le iniziative volte alla sostituzione di materiali tradizionali con materiali meno inquinanti o pericolosi (15,6%) e alla riduzione dell’inquinamento in fase di produzione (15,2%) e consumo (13,8%).
Frequenze simili si registrano per l’adozione di pratiche volte al riciclaggio dei materiali e dei rifiuti e al riciclo dell’acqua (15,4%) o al riciclo dei prodotti a fine vita (13,1%).
Più limitato è l’impegno nella tutela della biodiversità sia in fase di produzione che da parte degli utilizzatori finali (5% delle imprese che hanno innovato).
Per abilitare questa innovazione che aumenta la flessibilità, Rockwell Automation ha collaborato con Analog Devices e ha utilizzato la sua tecnologia di controllo
Rockwell Automation: mette in moto la trasformazione digitale.
In risposta all’aumento dei costi dell’energia, alle tensioni geopolitiche e alle persistenti interruzioni della supply chain, gli operatori industriali stanno ora dando priorità agli investimenti che garantiscano resilienza, flessibilità e sostenibilità alle proprie attività.
Il sistema di trasporto intelligente MagneMover® LITE è la risposta smart di Rockwell Automation a questo ambiente sfidante in cui i produttori si vedono costretti a operare.
MagneMover LITE è un sistema di trasporto intelligente che offre un concetto modulare flessibile, in cui ciascun modulo è costituito da una sezione di motore lineare che si adatta a formare una varietà quasi infinita di configurazioni per affrontare qualsiasi esigenza industriale.
Supera i trasportatori a nastro e a catena tradizionali per le applicazioni OEM/in-machine e per i requisiti di movimentazione più impegnativi, offrendo nuovi livelli di ottimizzazione dei processi e di produttività. Infatti, rispetto a un sistema di trasporto tradizionale, Rockwell afferma che il MagneMover LITE possa aiutare i produttori ad aumentare i tempi di operatività di 10 volte, a risparmiare fino al 25% sul costo dell’energia e a risparmiare fino al 25%-30% sul tracciato dell’impianto, a seconda dell’applicazione.
Per abilitare questa innovazione che aumenta la flessibilità,Rockwell Automation ha collaborato con Analog Devices e ha utilizzato la sua tecnologia di controllo del movimento Trinamic®, che include la soluzione TMC2130A, per implementare appieno la funzionalità di motion control di MagneMover LITE.
La precisione e le capacità diagnostiche di questa soluzione hanno permesso a Rockwell Automation di fornire tutta l’architettura e le funzionalità necessarie in MagneMover LITE. Il risultato è un sistema che sta aprendo nuove porte alla necessità, da parte dei produttori, di avere un’operatività più flessibile ed efficiente dal punto di vista energetico.
In sintesi
Azienda
Rockwell Automation è leader mondiale nell’automazione industriale e nella trasformazione digitale, che unisce l’immaginazione delle persone al potenziale della tecnologia, per espandere ciò che è umanamente possibile e rendere il mondo più produttivo e sostenibile. Con sede centrale a Milwaukee, nel Wisconsin, Rockwell Automation ha una forza operativa di circa 28.000 persone che risolvono problemi e si dedicano ai propri clienti in oltre 100 Paesi del mondo.
Obiettivo
Consentire ai clienti di raggiungere i propri obiettivi operativi e di produttività, permettendo loro di spostare carichi leggeri in modo rapido ed efficiente.
Sfida
Implementare completamente le funzionalità di controllo del movimento di MagneMover LITE e fornire la prossima generazione di operazioni di automazione industriale efficienti. Per ADI ciò ha significato fornire un circuito integrato con la precisione e le capacità diagnostiche necessarie affinché MagneMover LITE funzionasse come da specifiche.
Soluzione ADI
Soluzione integrata TMC2130A – con capacità diagnostiche per adattare in modo intelligente le prestazioni in uso e la flessibilità di controllare due motori con un unico circuito integrato – che si integra perfettamente nella funzionalità di controllo del movimento di MagneMover LITE.
Rockwell Automation magnemover lite
Movimento intelligente
Posizionamento accurato (non sono necessari fermi meccanici), movimento bidirezionale, movimento fluido, tracciamento continuo del carrello e reportistica.
Ottimizzazione del processo
Gli strumenti di simulazione e configurazione semplificano la progettazione e l’ottimizzazione del sistema.
Tracciabilità completa
Identificazione univoca di ciascun carrello e della sua posizione in ogni momento, con una reportistica completa per la tracciabilità dei dati e la possibilità di assegnare priorità all’instradamento dei singoli trasportatori.
Layout flessibili
I layout del sistema possono essere orientati in diversi modi, per adattarsi allo spazio.
Adatto a molteplici applicazioni
Applicabile alla produzione farmaceutica, al riempimento sterile e asettico, al confezionamento di alimenti e bevande, all’automazione di laboratorio, all’immagazzinamento, al settore automobilistico, ai dispositivi medici e alla produzione di prodotti di consumo.
Facile da pulire e manutenere
Lavabile con un grado di protezione IP65. Poche parti mobili significano meno manutenzione.
“Rockwell sapeva di dover collaborare con un’azienda dotata di una tecnologia di controllo del movimento all’avanguardia e ADI era la scelta perfetta. Grazie all’utilizzo della tecnologia di Motion Control Trinamic di ADI, il sistema MagneMover Lite di Rockwell è in grado di funzionare con precisione e flessibilità, esattamente come previsto”.
Anuj Mahendru, Global Industry Director, Semiconductor and High Tech, Rockwell Automation
Il controllo di movimento Trinamic di ADI porta Rockwell Automation a un livello di efficienza piú elevato
La realizzazione di questa soluzione richiede un controllo del movimento di precisione per lo spostamento bidirezionale, l’arresto e l’avvio intelligente dei carrelli dei materiali, la sincronizzazione del movimento con gli altri macchinari presenti nello stabilimento e una risposta dei motori di trazione che si adatti in modo efficiente alle dimensioni del carico. Rockwell Automation ha collaborato con Analog Devices e la sua tecnologia di controllo del movimento Trinamic per creare un altro livello di efficienza nell’automazione industriale. Il TMC2130A è un driver ad alte prestazioni per motori stepper bifase e include due funzionalità molto interessanti:
StealthChop™ Voltage Chopper
Il sofisticato StealthChop Voltage Chopper di Trinamic garantisce un funzionamento praticamente silenzioso, combinato ad una maggiore efficienza e ad una coppia del motore migliorata.
Tecnologia CoolStep™
CoolStep di Trinamic è un controllo di corrente sensorless, dipendente dal carico, che aziona i motori alla potenza minima necessaria per le condizioni di carico effettive, riducendo il consumo energetico dei motori stessi e la generazione di calore – parametri critici per migliorare l’efficienza e adattare le prestazioni a esigenze mutevoli.
Implementando queste funzionalità nel sistema MagneMover LITE, Rockwell Automation sapeva che avrebbe avuto a disposizione la tecnologia per fornire un sistema AHMS ad alta efficienza energetica, in grado di effettuare un Motion Control di precisione, richiesto dai produttori alla ricerca di una flessibilità sempre maggiore.
ADI ha apprezzato così tanto il magnemover lite che lo sta utilizzando anche internamente
ADI è rimasta talmente colpita dalla funzionalità di MagneMover LITE che lo sta implementando nei propri stabilimenti di Beaverton, Oregon e Limerick, Irlanda.
Rockwell Automation distribuirà negli stabilimenti ADI oltre 2 km di binari MagneMover LITE, utilizzabili per il trasporto e l’immagazzinamento, che consentiranno a ADI di ridurre lo spazio utilizzato, una caratteristica preziosa per le operazioni di fabbrica.
Nel complesso, questo sistema modulare di nuova generazione di Rockwell Automation può offrire vantaggi fondamentali a ADI, che lo ha scelto perché può contribuire a:
Ridurre il trasporto interno
Creare efficienza nella movimentazione dei materiali
Consentire l’implementazione del sistema in aree precedentemente impossibili
Scalare l’implementazione di pari passo con la crescita della fabbrica.
Inoltre, prima ancora di installare un solo pezzo di binario, Rockwell Automation e ADI hanno creato insieme un modello digitale di come l’AHMS si integrerebbe nella fabbrica.
Questo ha permesso a ADI di avere una prospettiva unica su come l’AMHS di Rockwell Automation si collegherebbe a tutti i sistemi di programmazione, spedizione e MES di ADI, il tutto prima che iniziasse l’installazione, dando a ADI delle informazioni uniche su come le prestazioni di precisione dell’AMHS migliorerebbero la produttività e gli utili futuri.
“Prevediamo che l’implementazione della tecnologia dei carrelli indipendenti nei nostri stabilimenti migliorerà la produttività degli operatori di quasi il 20%. La tecnologia MagneMover consentirà agli operatori di concentrarsi su altre attività invece di consegnare manualmente i lotti attraverso la fabbrica. Si tratta di un enorme guadagno di produttività!”.
José J. García, Managing Director, Wafer Fab Sustainability and Autonomous Enterprise, Analog Devices
Con Rockwell Automation magnemover lite si è “sul binario giusto” verso una produzione efficiente
In generale, Rockwell Automation e ADI hanno obiettivi di trasformazione manifatturiera/digitale, molto simili: migliorare la qualità della vita rendendo il mondo più produttivo e sostenibile con la prossima generazione di produzione intelligente. Questa relazione reciprocamente vantaggiosa con queste soluzioni tecnologiche all’avanguardia – il MagneMover LITE di Rockwell Automation e il Trinamic Motion Control di ADI – è la dimostrazione che due grandi aziende possono collaborare e offrire processi di produzione più efficienti, che migliorano la produttività e riducono al minimo l’impatto ambientale.
Analog Devices ti aspetta a SPS Norimberga 2024 per trasformare il futuro del settore industriale presso il Padiglione 5, Stand 110.
Si svolgerà a Parma dal 28 al 30 maggio 2024 la dodicesima edizione di SPS Italia, la manifestazione dedicata all’automazione e al digitale per l’industria intelligente e sostenibile. Tra i focus di questa edizione AI, Additive Manufacturing, Industria 5.0, green manufacturing e competenze
Tra le novità l’area dedicata all’Education e una competizione per start-up e PMI innovative. In arrivo anche il secondo Position Paper del Comitato Scientifico con focus proprio sull’AI.
A fine maggio nel quartiere espositivo di Fiere di Parma sei padiglioni presentano le soluzioni all’avanguardia per il comparto manifatturiero dell’Industria intelligente.
Nei padiglioni 3, 5 e 6 si concentrerà la proposta di tecnologie di automazione, mentre nei padiglioni 4, 7 e 8 ci sarà il District 4.0, il percorso con demo funzionanti di robotica e meccatronica, Industrial IT & AI, Additive Manufacturing, con focus anche su sostenibilità e formazione.
Al tema della Sustainable Innovation è dedicato il padiglione 4, con un’area dedicata alle soluzioni per la transizione green e l’energy efficiency dell’industria intelligente.
Nelle immediate adiacenze l’area dedicata alla stampa 3D industriale, due ambiti con ampie potenzialità nella riduzione degli sprechi e la salvaguardia del pianeta.
“Anche quest’anno l’interesse verso SPS Italia continua a crescere: ad oggi registriamo una crescita delle adesioni del 6% rispetto lo scorso anno”, commenta Greta Moretto, Marketing, Communication & Domestic Events Director.
“La crescita delle adesioni è per noi un segnale della capacità di questa manifestazione di cogliere i trend di grande trasformazione dell’industria. Quest’anno il focus sarà su interactive AI in manufacturing, new business model & servitization, green manufacturing, upskilling & reskilling, Industry 5.0 e collaborative automation”, aggiunge Daniele Lopizzo, Show Director.
I trend più importanti per le aziende saranno affrontati anche con la collaborazione dei partner, come Anie Automazione, che sarà presente con uno stand istituzionale nel District 4.0.
A SPS Italia l’associazione presenta l’Osservatorio dell’Industria Italiana dell’Automazione 2024, il documento che illustra i dati del settore e traccia un quadro delle tendenze di mercato registrate dal 2023 fino ai primi mesi dell’anno in corso con previsioni sull’andamento complessivo del 2024. Durante la fiera sarà inoltre presentata e distribuita la nuova Guida realizzata dall’Area Interconnessione e Controllo di Anie Automazione.
Non solo prodotti, sistemi e soluzioni, ma tanto spazio anche per i contenuti al centro dei dibattiti nelle arene Industry, Tech e Next, dove si discuterà dei principali trend del sistema industriale: intelligenza artificiale, Industry 5.0, sostenibilità, per citarne alcuni.
Tanti contenuti anche sull’additive manufacturing nel seminario Discover 3D Printing, secondo il format ideato da ACAM – Aachen Center for Additive Manufacturing e Formnext.
SPS Italia prosegue il suo impegno non solo verso il miglioramento continuo del programma espositivo e convegnistico della fiera, ma anche sul fronte del miglioramento dell’esperienza per visitatori ed espositori.
Dopo l’introduzione dei percorsi di visita guidati nell’undicesima edizione, che permettevano ai visitatori di ottenere indicazioni su come muoversi all’interno della fiera direttamente sul proprio smartphone (grazie all’app di SPS Italia), la novità di quest’anno è un chatbot che sarà a disposizione di visitatori ed espositori.
I nuovi blister in PLA (acido polilattico): per Sacar un importante passo avanti verso la completa sostenibilità
Sacar, azienda specializzata nell’allestimento di settori espositivi per ferramenta e componentistica d’arredamento, ha ottenuto la prestigiosa Certificazione “OK Compost Industrial”, rilasciata da TŰV (Technischer Überwachungsverein) Italia, uno tra i più autorevoli Enti europei in tema di sicurezza, qualità e ambiente, per aver realizzato i contenitori della minuteria metallica e di altre categorie merceologiche utilizzando il PLA (acido polilattico), una bioplastica ottenuta dalla trasformazione di zuccheri presenti nel mais e in altri materiali naturali, quindi totalmente compostabili. Per l’azienda brianzola rappresenta un prestigioso riconoscimento, che le riserva una posizione di assoluta leadership nel proprio settore, anche sotto il profilo della sostenibilità e del rispetto dell’ambiente. “Per noi si tratta di una grande soddisfazione e di uno step importante nella storia della nostra realtà” commenta Marco D’Adda, Responsabile Commerciale e Ricerca & Sviluppo Sacar” perché si collega alla nostra scelta etica aziendale di ridurre il più possibile l’utilizzo della plastica. E, poiché siamo i soli a utilizzare blister in materiale compostabile, possiamo orgogliosamente affermare di avere questo vantaggio competitivo rispetto ai nostri concorrenti”. Il processo per ottenere questo riconoscimento è stato molto impegnativo, in linea con l’autorevolezza dell’Ente che l’ha rilasciato: le pratiche sono iniziate nel 2021 e le procedure sono durate più di un anno, un percorso davvero molto lungo che ha richiesto all’azienda tempo e numerose risorse. “La Certificazione” spiega Marco D’Adda, “conferma il fatto che tutti i materiali utilizzati per la confezione sono compostabili, inclusi gli scarti di produzione: è stato quindi necessario fornire la documentazione relativa sia alla vaschetta, sia al top sia al ribbon (ossia il nastro per termo-stampante). Si tratta di materiali che sono acquistati da aziende a loro volta certificate, ma TŰV richiede una regolarizzazione in tal senso anche da parte di Sacar”. Nelle procedure di Certificazione, coordinate da Marco D’Adda, sono state coinvolte numerose figure aziendali, responsabili delle varie funzioni, in base alle rispettive competenze. “Questo riconoscimento” conclude “non è che il più recente passo di un percorso di impegno ecologico partito nel 2010 con la realizzazione della nuova sede interamente concepita in funzione del basso impatto ambientale”.
SACAR Presente sul mercato da oltre 50 anni, l’azienda è specializzata nell’allestimento di settori espositivi per ferramenta e componentistica d’arredamento, dedicati a centri self service per bricolage e fai da te. È focalizzata sulla qualità del prodotto e del servizio al cliente, dal momento dell’ordine alla consegna. Con le sue circa 8.000 referenze, collaboratori e partner qualificati, e un portfolio clienti nazionali, è leader nel suo settore di riferimento.
La nuova sede di Meda (MB) si sviluppa su oltre 5.000 metri quadrati dotati di impianti energetici a basso impatto ambientale, macchinari d’avanguardia e magazzino elettronico. Uno showroom accogliente con monitor e didattiche fotografiche presenta la gamma completa dei prodotti Sacar.
L’attuale focus dell’azienda è rappresentato dall’attenzione per la salvaguardia dell’ambiente, per questo da oltre 15 anni ha ridotto al minimo i consumi energetici, ha dotato l’immobile di pannelli solari, e utilizza ormai il PLA (acido polilattico) per il confezionamento e l’imballaggio della maggior parte dei prodotti di minuteria e ferramenta. www.sacardue.it
Vanzetti Engineering ha aumentato la fornitura di pompe criogeniche alternative ad alta pressione VT-3 per il mercato navale, in risposta all’evoluzione tecnologica dei motori offrendo sostenibilità e maggiore efficienza
Vanzetti Engineering ha incrementato considerevolmente la propria fornitura di pompe criogeniche ad alta pressione per il settore navale, in risposta ad una accresciuta esigenza di questa tipologia di prodotto per i sistemi di alimentazione per motori navali. Dal 2021, infatti, il numero di ordini per il modello di pompe criogeniche alternative ad alta pressione VT-3 dell’azienda è cresciuto notevolmente, grazie ad una nuova tendenza del mercato nella direzione di sistemi ad alta pressione, soprattutto per le navi alimentate a metano di grandi dimensioni come portacontainers, bulk carriers, gas & chemical carriers e car carriers.
Come conferma Giancarlo Geninatti Crich, LNG Marine Sales Manager di Vanzetti Engineering: “sono sempre più numerose le nuove navi che utilizzano come sistema di propulsione i motori a metano e, in particolare, quelle con sistemi ad alta pressione, con un’inversione di tendenza rispetto a qualche anno fa, quando erano più diffusi quelli a bassa pressione”.
Motori più efficienti e sostenibili
Questo nuovo trend degli ultimi anni è legato all’evoluzione tecnologica dei motori in un’ottica di sostenibilità e maggiore efficienza. Oggi, infatti, le grandi navi montano motori a due tempi MAN MEGI ad alta pressione e che, quindi, necessitano di pompe criogeniche alternative VT-3, nelle diverse configurazioni Duplex, Triplex o Quintuplex.
“Vanzetti Engineering è entrata nel mondo dell’alta pressione già nel 2019 con le prime referenze nel settore navale ma, se fino al 2020 il 90% delle pompe criogeniche vendute per questo mercato era costituito da pompe a bassa pressione (massimo 20 bar), dagli inizi del 2021 gli ordini di pompe ad alta pressione (massimo 350 bar) sono aumentati considerevolmente, al punto che oggi registriamo una percentuale del 50% di richieste di pompe ad alta pressione e del 50% a bassa pressione”, spiega Giancarlo Geninatti Crich.
Dal 2021 ad oggi Vanzetti Engineering ha fornito un numero elevato di skid VT-3 Duplex e Triplex, per un totale di oltre 30 navi con sistemi di alimentazione ad alta pressione, per clienti dislocati in varie aree geografiche, in particolare Cina, Corea, Singapore e Norvegia.
Sicurezza, affidabilità e ridotta manutenzione
Le pompe criogeniche alternative VT-3 di Vanzetti Engineering, evoluzione del precedente modello VT-55, sono disponibili nelle versioni Simplex, Duplex, Triplex o Quintuplex, a seconda della portata richiesta, con una pressione massima di 420 bar. Il modello VT-3 rappresenta la soluzione ideale in termini di prestazioni, sicurezza, affidabilità e bassa necessità di manutenzione e può essere fornito su skid, con tutti gli accessori tra cui sensori, strumenti e valvole utili per un controllo sicuro e affidabile della pompa.
Non si può fare transizione ecologica senza transizione digitale. Si tratta di un concetto molto importante, che deve arrivare alle aziende e ad imprenditori e manager, oggi e in futuro, più che mai chiamati a fare innovazione procedendo su un doppio binario: trasformazione Digital e Green insieme
Una questione centrale messa in evidenza anche da Marco Taisch, professore del Politecnico di Milano e Scientific chairman del World Manufacturing Forum, in occasione dell’Industry 4.0 360 Summit.
Il docente del Politecnico milanese, esperto in innovazione dichiara: “La transizione ecologica è un fortissimo driver anche verso la transizione digitale, dato che se si può fare Digital transformation senza sostenibilità, non si può certamente fare il contrario: non si può realizzare transizione ecologica senza sviluppare le risorse digitali che la favoriscono e agevolano la decarbonizzazione”.
Per questo è importante puntare a “un Made in Italy e una manifattura circolari e sostenibili, come indicato e previsto anche all’interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza”, afferma Taisch.
Il settore manifatturiero ha una grande responsabilità nell’ambito della sostenibilità, dato che consuma tra il 30 e il 35% dell’energia usata nel mondo, e produce circa un terzo (anche qui, circa il 30-35%) della CO2 mondiale. Ma, allo stesso tempo, il mondo manifatturiero è il più grande generatore di posti di lavoro, che comprende l’occupazione anche nell’indotto e in settori come i servizi, la logistica, i trasporti.
“La soluzione per realizzare un futuro più sostenibile non può quindi certo essere una sorta di ‘decrescita felice’, un ridimensionamento delle produzioni e delle attività, ma invece le imprese non possono più ritardare l’evoluzione verso digitale e sostenibilità”, fa notare Taisch.
È una sfida di sviluppo sostenibile che apre le prospettive e che richiede anche nuovi modelli di business, come la servitizzazione delle attività manifatturiere, che è anch’essa un abilitatore di maggiore sostenibilità.
In questo scenario, l’IoT diventa fondamentale anche per rendere al consumatore in modo trasparente come funziona la fabbrica, cosa succede all’interno in termini di produzione e inquinamento, quanto un’azienda è davvero sostenibile nelle sue attività e caratteristiche di produzione.
I dati e i numeri raccolti e monitorati dell’IoT possono raccontare e mettere in evidenza anche tutto questo: saranno i dati di produzione a dire quali sono davvero le aziende più green e sostenibili, e quelle che invece si rivelano più inquinanti e nocive all’ambiente e all’uomo.
Un ruolo tecnologico importante, anche in tema di sostenibilità, è quello svolto e che può svolgere l’intelligenza artificiale (IA), nella misura in cui può permettere maggiore efficienza, maggiore produttività, meno sprechi e conseguenze inquinanti.
Intelligenza artificiale, un potenziale da sfruttare bene
Il potenziale dell’IA “è altissimo”, dice Taisch, anche se “stiamo vivendo una fase di hype dell’intelligenza artificiale per l’entusiasmo che circonda una novità tecnologica. In ogni caso, la capacità di leggere e usare dati è sempre più fondamentale, non solo a livello di economia e imprese, ma anche in ambito pubblico e statale”.
Il programma Gaia-X “è la risposta dell’Europa a queste necessità, ed è una risposta importante, per non trovarci impreparati ed esposti sul fronte delle tecnologie più evolute, credo che anche l’Italia debba investire in maniera importante su questa piattaforma e su questa risorsa”.
Anche l’aspetto etico è centrale in questo scenario, “è importante mettere delle leggi e regolamentare, come sta facendo la Commissione europea”, osserva il docente del Politecnico milanese, “ma bisogna evitare che le regole diventino solo burocrazia e quindi lacci e vincoli per le nostre imprese rispetto a quelle di altri Paesi extra-Ue dove di vincoli ce ne sono di meno”.
Sviluppare le competenze, un impegno fondamentale
Il terzo pilastro per un’industria pronta per il futuro, insieme a sistemi intelligenti e manifattura circolare, è il capitale umano: “è un altro tema caldo e centrale, su cui dobbiamo investire sia in consapevolezza ma anche con azioni concrete”.
Secondo Taisch, la colpa del ritardo italiano non è solo delle istituzioni: “nel PNRR ci sono attenzione e risorse alle questioni delle competenze, della formazione e allo sviluppo degli Its, gli Istituti tecnici superiori, che però richiederà almeno cinque o sei anni per realizzarsi appieno”.
Anche le aziende “hanno una parte di responsabilità nel campo del mancato o dello scarso sviluppo delle competenze”, e un ruolo “è anche dei lavoratori, che spesso hanno un atteggiamento conservativo e rinunciatario ad aggiornarsi e alla formazione costante”, conclude Taisch, “la formazione non è solo un diritto ma è anche un dovere del lavoratore”, perché “lavoratori più aggiornati e competenti abilitano aziende e fabbriche più efficienti e più produttive”, quindi in questo ambito “un po’ tutte le parti in causa hanno una parte delle responsabilità”.
Versalis è la società chimica di Eni, fortemente motivata a giocare un ruolo chiave nella transizione verso lo sviluppo di un modello di sostenibilità in crescita
Versalis basa le sue attività sull’integrazione dei principi di sostenibilità e circolarità nella gestione dei processi industriali e dei prodotti lungo l’intero ciclo di vita.
Le tre direttrici nell’ambito della sua strategia trovano fondamento
nell’innovazione e sono:
1) la diversificazione delle materie prime, tra cui le fonti
rinnovabili,
2) l’eco-design,
3) lo sviluppo di tecnologie di riciclo dei polimeri.
La Società interagisce con i mercati proponendosi con un portafoglio
prodotti orientato ad un mercato in continua evoluzione, facendo leva sulle
proprie competenze industriali, sulla ricerca e l’innovazione, sull’estesa
gamma di tecnologie proprietarie, su una rete di distribuzione capillare e
attività di assistenza post-vendita.
E’presente anche nella regione Asia-Pacifico, con uffici a Shanghai, a
Mumbai (India) e a Singapore.
Nella stessa area, con la joint venture LVE, costituita con la sudcoreana
Lotte Chemical, mira a promuovere lo sviluppo nel campo degli elastomeri. Ha
inoltre uffici commerciali a Houston (Texas) per rafforzare, grazie alla
controllata Versalis Americas, la sua presenza sul mercato locale, in
particolare nel campo degli elastomeri.
Mentre in Ghana, Congo e nel Medio Oriente è presente con la JV VPM insieme
a Mazrui Energy Service che ha un ruolo attivo nel settore Energy, con il portafoglio degli oilfield chemicals.
La chimica da fonti rinnovabili, un punto cardine nella transizione per la sostenibilità
La chimica da
fonti rinnovabili è parte importante della strategia di crescita di Versalis, rappresentando la via per un
più deciso indirizzo verso tecnologie in linea con i principi della bioeconomia e in sinergia con le
produzioni tradizionali.
Versalis è impegnata nella messa a punto di un modello che tiene conto
dell’intero ciclo produttivo in termini di uso di risorse rinnovabili,
di conseguente riduzione delle emissioni di CO2 e di
efficienza energetica.
L’impegno
nella chimica da rinnovabili si focalizza in particolare su nuovi processi
produttivi che utilizzano materie prime rinnovabili, come per esempio le
biomasse solide, per produrre intermedi e polimeri.
Attraverso la Business Unit dedicata Biotech, Versalis sta
sviluppando filiere e piattaforme tecnologiche che coprono vari ambiti (agronomico, biochimico e chimico) ed
ambisce a valorizzare l’integrazione con il territorio che fornisce le biomasse, offrendo allo stesso opportunità
di crescita.
Versalis svolge attività di ricerca sull’intera filiera della chimica
da fonti rinnovabili nei centri di Novara in scala laboratorio, e a
Rivalta Scrivia (Alessandria), per attività fino alla scala pilota della tecnologia di saccarificazione da biomasse
ligno-cellulosiche a zuccheri di seconda generazione (non edibili) e successiva
fermentazione a bioetanolo.
A Porto Torres, la ricerca è affidata al centro ricerche di Matrìca, joint venture con Novamont per la chimica da
fonti rinnovabili, a supporto delle produzioni specifiche del sito e di
vari altri progetti.
A Crescentino (Vercelli), Versalis è impegnata nel riavvio della produzione
di bioetanolo.
In piena emergenza sanitaria da covid-19, Versalis ha messo a disposizione
le proprie competenze e gli impianti di Crescentino per produrre una gamma di disinfettanti, denominata Invix, utilizzando come principio
attivo l’etanolo da materie prime vegetali.
Il disinfettante, sviluppato su formulazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e autorizzato dal
Ministero della Salute italiano, è un presidio medico chirurgico.
I centri di ricerca Versalis Biotech a Rivalta Scrivia (Alessandria) e a Novara
stanno lavorando per perseguire ulteriori sviluppi nella produzione di una
gamma completa di prodotti rinnovabili
per via fermentativa quali bio-oli per la bioraffineria, polimeri totalmente
biodegradabili (poliidrossialcanoati PHA), intermedi per bio-polimeri e
bio-chemicals, tutti da zuccheri di seconda generazione.
Green Deal è uno dei pilastri del mandato di Ursula von der Leyen: un piano europeo per il clima, che punta alla conversione economica, con l’obiettivo di rendere l’Europa “il primo continente a impatto climatico zero del mondo entro il 2050”, con un taglio delle emissioni del 50-55%
Si chiama “Green Deal” ed è il piano con il quale l’Europa punta a dare una direzione più
sostenibile alla propria economia.
È uno dei pilastri piantati dalla
presidente della Commissione Ursula
von der Leyen, che sin dal suo primo
discorso ufficiale ha posto l’obiettivo di rendere l’Europa “il primo continente a impatto climatico zero del mondo entro il
2050”, con un taglio delle emissioni del 50-55%.
I principi del Green Deal
L’impatto zero entro il 2050 è uno dei principi del Green Deal. Ce ne sono altri due: la crescita economica deve essere “dissociata dall’uso delle risorse” e “nessuna persona e nessun luogo” deve essere trascurato.
Per raggiungere i suoi obiettivi, il progetto punta a “trasformare le problematiche climatiche e le sfide ambientali in opportunità in tutti i settori politici, rendendo la transizione equa e inclusiva per tutti”.
Il piano intende “promuovere l’uso efficiente delle risorse passando a un’economia pulita e circolare” e “ripristinare la biodiversità e ridurre l’inquinamento”.
Fondi e risorse per il Green Deal
Il Green Deal prevede azioni concrete: investire in tecnologie rispettose
dell’ambiente, sostenere l’industria nell’innovazione, introdurre forme
di trasporto privato e pubblico più pulite, più
economiche e più sane, decarbonizzare il settore energetico, garantire una
maggiore efficienza energetica degli edifici, collaborare con i partner
internazionali per migliorare gli standard ambientali mondiali.
Il sostegno finanziario e tecnico arriverà dall’Ue, con l’obiettivo di sostenere le persone, le imprese e le regioni “più colpite dal passaggio all’economia verde”. In sostanza, le risorse pioveranno sulle zone più inquinanti, per spingerle a imboccare la strada verde senza incontrare un collasso economico.
È il cosiddetto “meccanismo per una transizione giusta”, che contribuirà a mobilitare almeno 100 miliardi di euro per il periodo 2021-2027. Quelli messi sul tavolo direttamente dall’Europa sono 7,5.
L’importo assegnato all’Italia dovrebbe essere poco oltre i 360 milioni. Che però lievitano a 1,3 miliardi grazie a un co-finanziamento nazionale e a 4,8 miliardi se si considera la stima delle risorse mobilitate.
Il ruolo di Banca Europea ed Horizon
Una serie di correttivi punta a
convogliare risorse verso attività green.
La Banca Europea per gli investimenti aumenterà la quota che riserva ai progetti sostenibili dal 25 al 50% del totale. Horizon, il più sostanzioso programma della Commissione per finanziare innovazione e ricerca, dal 2021 destinerà un terzo delle proprie risorse al sostegno degli sforzi messi in campo dagli Stati per raggiungere i propri obiettivi su clima e ambiente.
Quest’anno l’appuntamento con la notte Europea dei
Ricercatori, spostato dal tradizionale ultimo venerdì di settembre al 27
novembre per l’emergenza Covid-19, sarà dedicato al tema della sostenibilità
L’iniziativa, che negli ultimi anni ha coinvolto
milioni di visitatori in centinaia di città, si prepara ad affrontare le sfide
comuni a tutti gli eventi dal vivo: pensare nuovi modi di coinvolgimento del
pubblico, conservando lo spirito di curiosità e partecipazione che lo ha
caratterizzato e fatto crescere in questi anni.
Il ruolo che la ricerca sta svolgendo
nella crisi globale in corso è cruciale così come è e sarà nei molti settori
messi in evidenza nei 17 obiettivi per la sostenibilità
lanciati dall’Onu nel 2015 e inseriti nell’agenda 2030.
“Crediamo che la Notte Europea dei Ricercatori 2020 debba svolgersi poiché
sarà importante mostrare al grande pubblico l’impatto positivo della ricerca scientifica su tutta la
società. La Notte porta la scienza e i ricercatori vicini ai ragazzi e alle
famiglie, può aiutare il dialogo con i cittadini e la condivisione di
speranza”, commentano gli organizzatori.
Tra i progetti italiani approvati dalla
Commissione il progetto SHARPER, coordinato dalla società di comunicazione
della scienza Psiquadro e classificato tra le eccellenze con il massimo del
punteggio tra i 100 progetti sottomessi da tutta Europa.
“La Notte europea dei ricercatori è un
tradizionale momento di condivisione di conoscenza che quest’anno assume un
rilievo particolare: questa pandemia – dichiara la vice ministra dell’IstruzioneAnna Ascani –
ha dimostrato che la collaborazione tra studiosi
e ricercatori, a livello nazionale e internazionale, è fondamentale per
vincere le sfide che ci aspettano.
E che il mondo della
ricerca può e deve entrare sempre più in contatto con i cittadini per aiutarli
a comprendere ciò che succede e dare loro strumenti per orientarsi e
riconoscere false credenze da informazioni scientificamente fondate.
I nostri enti di ricerca
sono in prima linea in questi giorni e hanno saputo essere un punto di
riferimento per le comunità scolastiche in questo periodo di sospensione delle
attività didattiche, mettendo le proprie professionalità e competenze a
servizio dei più giovani”.
“Apriamo le finestre sulla ricerca,
eccellenza del nostro Paese, – conclude la vice ministra – e lasciamo che
tutti, uomini e donne, possano guardare attraverso e trovare risposte utili per
affrontare un futuro di sviluppo sostenibile».
Gli organizzatori della Notte Europea dei Ricercatori si dicono fiduciosi: “Siamo
entusiasti del risultato raggiunto, che premia l’altissimo livello di
collaborazione tra mondo della ricerca e mondo della comunicazione in un
momento in cui questo connubio è strategico per tutti i cittadini”,
aggiunge Leonardo Alfonsi, coordinatore
nazionale del progetto.SHARPER affronterà
il tema del rapporto tra ricercatori e le sfide dei Sustainable Development Goals, tra le quali il diritto alla salute
e a una educazione di qualità per tutti, temi ancor più attuali nell’emergenza
della pandemia.
SHARPER si svolgerà in 12 città italiane:
Ancona, Cagliari, Catania, L’Aquila, Macerata, Nuoro, Palermo, Pavia, Perugia,
Terni, Torino e Trieste, con
il coordinamento dall’impresa sociale Psiquadro,
già al lavoro per immaginare nuove attività insieme al consorzio che comprende l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare –
INFN, il centro della scienza Immaginario Scientifico, l’associazione Observa
Science in Society e sei Università: La Politecnica della Marche, l’Università
di Cagliari, l’Università di Catania, l’Università di Palermo, l’Università di
Perugia e l’Università di Torino. Oltre 120 le istituzioni, i partner culturali
gli enti di ricerca coinvolti.
Tra questi, CNR, INAF e INGV, pronti a
reinventare le oltre 200 iniziative previste in modo da consentire la
partecipazione in sicurezza a cittadini di tutte le età.
Per conoscere il
programma nel dettaglio bisognerà aspettare l’evolvere della situazione a
livello nazionale e le indicazioni sullo svolgimento degli eventi dal vivo, ma
l’edizione 2020 della Notte Europea dei Ricercatori intende segnare il
passaggio a nuove forme di dialogo tra il mondo della ricerca e i cittadini.
Dialogo che sia dal vivo e in presenza che in formati a distanza e virtuali,
conserverà il carattere di immediatezza, informalità e approfondimento rigoroso
che in questi anni ha caratterizzato SHARPER.
Nonostante il valore della plastica per la società attuale, vi sono preoccupazioni diffuse sui rifiuti abbandonati, la forte dipendenza dalle risorse limitate, nonché il livello delle emissioni di CO2
Si sta aprendo la strada ad un processo
altamente efficiente per produrre 2,5-Furandicarboxylic acid (FDCA) come
monomero per la bioplastica, il polietilenefuranoate (PEF). Derivato dagli zuccheri utilizzando la bio-fermentazione, FDCA ha il potenziale per sostituire l’acido
terephthalico a base di olio nel PET e un’ampia varietà di altre materie plastiche.
Sostituendo l’acido terephthalico con FDCA,
possiamo creare PEF, una bioplasticasostenibile
che ha una struttura chimica simile a quella del PET. A differenza del PET,
il PEF può essere prodotto al 100% biobased, aumentando le credenziali di
sostenibilità in applicazioni chiave, come gli imballaggi.
La bioplastica PEF ha
già attirato molta attenzione come materiale promettente in diversi settori, in
quanto i produttori possono vedere il loro potenziale enorme impatto sul mondo.
I benefici sono chiari. Per gli alimenti
e le bevande, ad esempio, il PEF consente ai consumatori di mantenere i
prodotti più freschi per un periodo più lungo rispetto al PET, a causa delle
proprietà “barriera” più elevate del materiale. Questo riduce anche la quantità di rifiuti alimentari. PeF è anche
più forte del PET, consentendo un’ulteriore leggera ponderazione di un prodotto
di imballaggio, risparmiando materiali e costi di trasporto.
La scelta di materie plastiche biobased come PEF, significa che si sta
contribuendo alla transizione verso un’economia circolare. Non solo il PEF può
essere riciclato in modo simile al PET, ma è anche completamente biobased, permettendoci di fare meno
affidamento sulle risorse fossili e contribuire a ridurre le emissioni di
anidride carbonica rispetto al PET – una grande notizia per il nostro pianeta.
Con questi vantaggi, non è difficile
capire perché PEF sostituirà il PET nei prossimi anni.
Realizzare il CORBION
Il nostro sviluppo di FDCA e PEF viene
introdotto in un buon momento, mentre cresce la consapevolezza sui benefici
della bioplastica rispetto alle plastiche a base
fossile.
In Corbion, sono entusiasti di essere in
prima linea in questa innovazione e accolgono con favore i cambiamenti nel
settore.
Attraverso i metodi biotecnologici unici impiegati, sono stati messi a buon uso gli
85 anni di esperienza, rendendo i blocchi di costruzione biobased e le materie
plastiche disponibili in modo commerciale per i produttori di tutto il mondo. Lavorando
insieme ai partner di tutta la catena del valore – dai fornitori di zucchero ai
proprietari di marchi – si stanno cercando infinite possibilità per un pianeta più sostenibile.
Collaborare
con partner che la pensano allo stesso modo permette ai clienti di fare scelte
consapevoli, in modo da poter sviluppare innovazioni e prodotti migliori e più
sostenibili, basati su risorse
rinnovabili. Utilizzando le tecnologie di base per rendere i prodotti
esistenti ancora migliori per i clienti, oppure entrando in mercati adiacenti
con le attuali linee di prodotti, oltre a sviluppare tecnologie rivoluzionarie che non sono mai state viste prima.
Corbion applica il suo processo di apertura della fase
di innovazione, un processo di valutazione passo-passo delle tappe fondamentali
e della redditività del mercato in ogni fase del progetto. Questo permette in
ultima analisi di far progredire solo i migliori progetti dalla fase di laboratorio alla fase demo, fino alla produzione
su scala industriale, risparmiando tempo e denaro preziosi. Ciò è
particolarmente rilevante per i programmi di grandi dimensioni come l’acido
2,5-Furandicarboxylic (FDCA), un potenziale sostituto dell’acido tereoftalico
purificato (PTA), utilizzato per creare PEF come nuova bioplastica per imballaggi come pellicole e bottiglie.
La
joint venture 50/50 con Total per la produzione e la commercializzazione
dell’acido polilattico bioplastico (PLA) è un esempio di stringente
collaborazione. Insieme, viene commercializzata una resina PLA ad alte
prestazioni che può essere utilizzata per creare bioplastiche per una vasta gamma di applicazioni, dagli imballaggi alimentari(degradabili) ai computer touchscreen e ai componenti
automobilistici durevoli.
Si
prosegue a lavorare su altri progetti di sviluppo a lungo termine, tra cui una
joint venture con BASF per lo
sviluppo di una forma biobased di acido
succinico, un materiale di origine rinnovabile adatto ad applicazioni come
le plastiche biodegradabili.