KEBA: la visione su automazione e industria

KEBA: la visione su automazione e industria. Nel campo industriale e dell’automazione gli ultimi anni vedono l’ingresso delle tecnologie di ultima generazione – prima fra tutti l’IA – che, nonostante il grandissimo potenziale, vedono il loro sviluppo applicativo frenato

Nel campo industriale e dell’automazione gli ultimi anni vedono l’ingresso delle tecnologie di ultima generazione – prima fra tutti l’IA – che, nonostante il grandissimo potenziale, vedono il loro sviluppo applicativo frenato.

Date le premesse è più che logico chiedersi quali siano i fattori reali che tendono a rallentare il normale percorso verso l’industria più snella.

Aldo Bucci – General Manager di Keba ha offerto la visione dell’azienda in merito all’attuale scenario, andando ad analizzare non solo gli aspetti tecnici e pratici commerciali ma anche il sentiment del mercato.

  1. Parliamo di panorama industriale italiano: rispetto ai propositi e progetti di inizio anno, come Keba valuta l’andamento tecnologico e applicativo nelle aziende italiane? Quali sono gli aspetti che a tutt’oggi rappresentano ancora un punto debole?

Innanzitutto va fatta una considerazione importante: sicuramente il persistente alto costo del denaro e l’instabilità geopolitica stanno influenzando negativamente il settore e ciò ha ridisegnato una situazione differente rispetto alle previsioni di inizio anno. Di conseguenza, l’atmosfera di incertezza e in maggior misura la difficoltà nella pianificazione degli investimenti a lungo termine, si stanno rivelando il maggior freno ad una crescita solida e persistente.

Sebbene quanto descritto rappresenti un ostacolo, le aziende del settore manifatturiero proseguono il processo di adozione delle recenti tecnologie avanzate. Questo passo è di fondamentale importanza poiché consente di migliorare la propria produttività e competitività.

Sicuramente l’Intelligenza Artificiale (IA) è il trend tecnologico del momento. Per esempio uno degli utilizzi più comuni maggiormente applicati è l’ottimizzazione della supply chain e il miglioramento della gestione delle scorte, secondo un approccio basato sui dati. Anche nell’automazione della produzione l’IA consente di aumentare la qualità e la tracciabilità dei prodotti, riducendo gli errori e gli scarti. In particolare nell’automazione della logistica, dove la velocità di flusso delle merci è diventata un fattore indispensabile, attraverso l’utilizzo dell’IA possono essere identificati ed eliminati i colli di bottiglia presenti.

Altro aspetto estremamente rilevante, e anche uno dei più deludenti, riguarda l’andamento degli incentivi del Piano Transizione 5.0. Se possiamo affermare che il Piano Transizione 4.0 ha contribuito a creare le basi della trasformazione digitale dell’industria italiana, non possiamo dire altrettanto riguardo al Piano Transizione 5.0, il quale ha introdotto una maggiore complessità procedurale e requisiti molto più rigorosi per accedere agli incentivi. Purtroppo non possiamo fare altro che constatare come questa situazione non abbia iniziato a portare i risultati attesi.

  • Quanto è aumentata la domanda di automazione (anche spinta dalle tecnologie di ultima generazione) e qual è il grado di esperienza – parliamo di competenze vere e proprie – che le aziende sono riuscite ad acquisire? Quant’è la fiducia nelle nuove tecnologie e c’è qualche remora?

La domanda di automazione e di nuove tecnologie ha visto una crescita significativa soprattutto nel 2022 e 2023, mostrando invece segni di rallentamento nell’anno corrente.

Va anche preso in considerazione che, quando parliamo di intelligenza artificiale (IA), Internet of Things (IoT), cloud computing, c’è ancora un gap significativo per quanto riguarda le competenze digitali. Infatti sono molte le aziende – in particolar modo quelle medio-piccole – che non dispongono di figure interne specializzate e che pertanto si affidano a consulenti esterni per la transizione all’Industria 4.0 e 5.0. Senza dubbio, la fiducia nelle nuove tecnologie da parte delle aziende è sicuramente in crescita, tuttavia esistono ancora alcune remore. In questo particolare momento molte aziende sono prudenti nell’adottare tecnologie avanzate a causa della complessità e, come detto, della mancanza di personale qualificato. Inoltre, in aggiunta allo skill gap, ci troviamo di fronte all’incertezza economica e geopolitica. L’adozione delle nuove tecnologie è un percorso complesso che richiede tempo e disponibilità economiche, pertanto la situazione attuale contribuisce a creare una certa esitazione verso gli investimenti rivolti a progetti a lungo termine. 

  • Secondo Keba a che punto siamo in Italia con la formazione? Quali sono in particolare le skill mancanti? Quanto incide la mancanza di personale qualificato e in che misura si cerca di mitigare i possibili effetti ricorrendo all’automazione?

È oramai noto come la maggioranza delle PMI segnali difficoltà nel reperire personale adeguato alle proprie necessità. La mancanza di figure qualificate ha un impatto significativo sui risultati delle singole aziende e di conseguenza ciò si ripercuote sull’economia italiana. Ho letto recentemente che si stima addirittura un impatto del 2,5% sul PIL italiano.

Il mismatch delle skill riguarda principalmente il personale con competenze digitali avanzate, come ad esempio lo sviluppo software, l’analisi dei dati e la cybersecurity. Va detto che le difficoltà ci sono anche nella ricerca di personale destinato alla produzione che possieda specifiche competenze tecniche. Inoltre questo problema è aggravato dall’invecchiamento della popolazione italiana. Invertire questa tendenza è possibile attraverso un percorso di formazione, tuttavia il comparto industriale ha bisogno di una soluzione di più immediata applicazione. Di conseguenza, per mitigare queste criticità, le aziende più lungimiranti stanno investendo nell’automazione. L’adozione di tecnologie come l’intelligenza artificiale, i big data e la robotica sta crescendo, con il mercato dell’automazione industriale che ha raggiunto un valore record nel 2023, con potenzialità di crescita ulteriore negli anni a venire. Fermo restando che la presenza umana nelle aziende sarà sempre un valore aggiunto, bisogna constatare che l’automazione non solo aiuta a compensare l’attuale carenza di personale, ma migliora anche l’efficienza e la produttività delle aziende.

  • Quali novità, sviluppi e nuovi prodotti, ma anche nuovi concetti di automazione state proponendo? Novità in arrivo per il 2025?

Il principale obbiettivo di KEBA è quello di continuare a sviluppare e promuovere la propria piattaforma di automazione Kemro X, le cui caratteristiche sono perfettamente riassunte nel motto “open, modular, easy-to-use”. Questo sistema completo e flessibile combina applicazioni, pacchetti tecnologici e componenti software e hardware dell’ampio portafoglio di prodotti e servizi KEBA. Il cuore della piattaforma Kemro X è un sistema operativo Linux basato su Debian. Linux è open-source ed è facile da eseguire, analizzare, condividere e modificare. Kemro X garantisce flessibilità e scalabilità: i clienti che iniziano ad utilizzare questa piattaforma possono decidere liberamente se integrare il proprio know-how o adottare i collaudati moduli software che KEBA ha sviluppato in decenni di esperienze applicative. Grazie a interfacce standardizzate come EtherCAT, Ethernet IP e Profinet, Kemro X consente una facile integrazione di prodotti terzi. Questo ci permette di rispondere alle esigenze dei singoli clienti, ma anche di offrire soluzioni complete in grado di soddisfare le necessità di molteplici settori industriali.

Automazione industriale: sempre più performante

La collaborazione tra costruttori di sistemi meccatronici con le tecnologie dell’automazione industriale e del digitale porta a risultati molto promettenti

Digitale, robotica, intelligenza artificiale, macchine collaborative sono alcuni dei temi complementari all’automazione industriale, che riaffermano sempre più l’importanza di saper combinare e integrare le tecnologie, anche provenienti da mondi diversi.

Sono tantissime le novità che vengono proposte, soprattutto in relazione ad altri domini tecnologici.

I produttori di macchine automatiche e i fornitori di sistemi meccatronici in generale questo lo hanno ben chiaro, così come sono consapevoli di avere un ruolo di “primi abilitatori” dei nuovi modelli di business.

Ciò che è emerso da recenti studi del Politecnico di Milano, è che la collaborazione tra costruttori di sistemi meccatronici insieme alle tecnologie dell’automazione e del digitale sta portando a dei risultati promettenti. Ma, anche se in misura diversa, le tecnologie dell’automazione industriale avanzata trovano casa in tutte le dimensioni di impresa, con aumento anche delle startup che si occupano di innovazione nel manifatturiero.

Automazione industriale avanzata, robotica collaborativa, strumenti digitali per l’analisi dei dati e intelligenza artificiale, sistemi di visione rappresentano le principali tecnologie che attirano l’attenzione e gli investimenti, in settori che vanno ben oltre il tradizionale manifatturiero, riaffermando sempre di più l’importanza di saper combinare e integrare le tecnologie, anche provenienti da mondi diversi.

Tra le nuove frontiere dell’impiego della meccatronica vi sono l’Agrifood, il Life Science e il settore dell’energia e dei trasporti, che sono visti dalle aziende come lo scenario di riferimento per i prossimi anni.

FONDAMENTALI SKILLS

Le aziende sono consapevoli dei limiti presenti nell’attuazione della rivoluzione 4.0 dovuti all’assenza di skills adeguate, ma anche dovuti alla difficoltà di creare dei team di lavoro assortiti tra competenze già presenti in azienda e competenze di nuova introduzione. Il tema dell’upskilling è riconosciuto da tutti come la sfida da affiancare agli investimenti.

Non a caso, formazione, condivisione delle competenze e tecnologia sono voci riconosciute dalle aziende intervistate come un trinomio da affrontare in modo equilibrato.

Il mondo dell’automazione industriale è fondamentalmente rivolto all’introduzione di tecnologie avanzate e sente sempre di più il bisogno di lavorare sulla filiera e sulle competenze.

La prima è fondamentale, perché se non esistono fornitori 4.0 e clienti 4.0 molti degli sforzi di innovazione non trovano un ecosistema fertile e pertanto sono destinati a rimanere degli accessori di lusso, ma con poca utilità.

Le seconde sono invece fondamentali nei processi interni per gestire e progettare l’innovazione, ma anche nei fornitori e nei clienti per poter utilizzare queste tecnologie al massimo delle loro possibilità.

GLI INVESTIMENTI

In tema di investimenti in attrezzature emerge una situazione di constante attenzione da parte delle aziende. Tra tutte, le imprese molto grandi negli ultimi anni fanno da traino agli investimenti: è infatti quest’ultima tipologia di organizzazione il mercato di riferimento delle aziende che si occupano di macchinari e di servizi per l’automazione industriale.

Cresce sempre di più la spesa in ricerca e sviluppo verso l’innovazione di processo, che rappresenta la spina dorsale dell’automazione, e la parte più significativa degli investimenti avviene in questo contesto per uso interno, per i propri processi ed efficienze, piuttosto che per i propri prodotti. Mentre le richieste di prodotti intelligenti e smart sono molto alte per i prodotti destinati all’export o commissionati da grandi imprese, ma sono basse per il mercato interno. Ma tutto ciò non rallenta l’innovazione, che utilizza le nuove tecnologie per spingere prodotti e processi migliori, con un grande sforzo di sensibilizzazione da mettere in atto nei confronti dei propri clienti.

STRATEGIE 4.0

L’automazione industriale oggi rappresenta di fatto l’insieme delle tecnologie abilitanti delle lavorazioni e dei processi eccellenti, con forti contaminazioni da parte delle tecnologie digitali.

Gli utilizzatori vedono in queste tecnologie una forte opportunità per il rilancio della competitività sia per lo sviluppo di prodotti nuovi, ma soprattutto per l’implementazione di produzioni efficienti e ad alta redditività.

Particolarmente interessante è il livello d’implementazione della strategia 4.0.

Le aziende ne riconoscono pienamente i vantaggi e l’impatto sui mercati di riferimento.

In modo particolare, ci si sofferma sulla dimensione di processo; ancora molto deve essere fatto in tema d’innovazione di prodotto. Le imprese lamentano una difficoltà implementativa che molto spesso procede per tentativi, con fallimenti e insuccessi che rendono complesso percorrere questa strada, e chiedono ai fornitori d’automazione maggior supporto nell’integrazione di tecnologie, e all’intera filiera più integrazione tra fornitore, produttore e cliente.

Ciò che emerge è che l’Italia delle imprese dell’automazione industriale ha imparato molto in fatto di Industria 4.0, ma è ben conscia delle difficoltà implementative e delle azioni necessarie a livello di sistema.

IPACK-IMA a Fiera Milano dal 3 al 6 maggio

Ipack Ima srl è tra i maggior organizzatori di fiere B2B per il processing e packaging, tra cui IPACK-IMA e MEAT-TECH

La partnership tra l’operatore fieristico leader a livello europeo e l’associazione industriale di riferimento per il comparto packaging ha una forte valenza strategica, a conferma della vocazione di ulteriore sviluppo e internazionalizzazione della fiera.

Grazie inoltre alla rete di relazioni internazionali di UCIMA ed al supporto che le aziende associate forniscono, le manifestazioni organizzate riescono a soddisfare le attese di tutti i clienti internazionali.

Con oltre 74.000 visitatori, IPACK-IMA è l’evento di riferimento a livello internazionale per i professionisti del mercato e luogo d’incontro privilegiato per i buyers dell’industria food e non food. Un appuntamento imperdibile a Milano, che segnerà la vera ripartenza per tutti i settori rappresentati.

Un’offerta completa, trasversale, rivolta a tutta l’industria del largo consumo e beni durevoli.

Una fiera di sistema dedicata a tutte le fasi di lavorazione della filiera produttiva: dal processo al confezionamento, dal design ai materiali innovativi, dall’etichettatura al fine linea, dall’automazione alla digitalizzazione.

I settori merceologici presenti a IPACK-IMA 2022:

  • Macchine per il confezionamento primario
  • Macchine per l’imballaggio secondario
  • Macchine per l’imballaggio da trasporto e per il fine linea
  • Sistemi di etichettatura, codifica, marcatura
  • Apparecchiature ausiliarie per il confezionamento
  • Produzione di imballaggi
  • Stampa su imballaggi
  • Imballaggi primari e secondari, chiusure, erogatori
  • Imballaggi da trasporto e protettivi
  • Etichette
  • Materiali per l’imballaggio
  • Macchine e Apparecchiature Ausiliarie per il processo
  • Materie prime, ingredienti e additivi
  • Sistemi e attrezzature di movimentazione sulle linee di processo e confezionamento
  • Sistemi e componenti per l’automazione e Robotica
  • Servizi per l’industria e attività conto terzi
  • Enti, Stampa Tecnica, Associazioni

Le tecnologie e i materiali esposti sono classificati in otto BUSINESS COMMUNITY che rappresentano i rispettivi mercati di destinazione.

Grazie alle community individuate, gli interessi di espositori e visitatori si combinano in maniera semplice e immediata.

Le BUSINESS COMMUNITY sono state arricchite sulla base delle esigenze dei visitatori: otto target affini agevoleranno l’individuazione di tecnologie e materiali offrendo concrete occasioni di incontro con i propri fornitori abituali, oltre all’identificazione di nuove soluzioni applicabili a tutti i processi produttivi.

Opportunità di specializzazione industriale e trasferimento tecnologico per lo sviluppo di nuove idee: un’esperienza di visita unica per gli operatori alla ricerca dell’eccellenza.

Industria italiana delle tecnologie: nuove opportunità dal Brasile

imptrese italiane tecnologie in Brasile

Il focus sulle nuove opportunità delle tecnologie in Brasile, fa parte di un più ampio percorso di promozione internazionale strutturato in attività virtuali a seguito della pandemia

Una cinquantina di Aziende hanno preso parte al Webinar di approfondimento “Brazil: business opportunities for electrical engineering & electronic companies”, organizzato da Ice Agenzia con il supporto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, dell’Ambasciata d’Italia in Brasile e in collaborazione con Anie, la Federazione che rappresenta l’industria Elettrotecnica ed Elettronica italiana.

L’incontro ha rappresentato la prima tappa della missione virtuale rivolta al Brasile ed è stato occasione per approfondire le opportunità che il Paese offre nei settori dell’Elettrotecnica e dell’Elettronica, con particolare focus sui mercati dell’Energia e delle Energie Rinnovabili.

Il Webinar si è aperto con l’introduzione dell’Ambasciatore d’Italia in Brasile, Francesco Azzarello, e della Responsabile Relazioni Internazionali di Anie, Mariarosaria Fragasso. A seguire, moderati da Ferdinando Fiore, Direttore dell’Ufficio Ice di San Paolo, si sono tenuti i panel tecnici a cura delle associazioni locali Abinee, Absolar e Abeeolica, che hanno fornito una panoramica dei settori elettrotecnico ed elettronico con un focus specifico sul segmento fotovoltaico ed eolico.

Enel Green Power Brazil e il Gruppo Terna hanno portato ai partecipanti presentando la propria esperienza di successo sul mercato brasiliano. Il webinar si è concluso con un intervento a cura dello Studio Legale Guarnera Advogados, incentrato sugli aspetti legali e doganali che le imprese italiane devono tenere in considerazione nell’approccio al mercato.

A questo evento seguirà, nelle prossime settimane, l’organizzazione di una giornata di incontri B2B in modalità virtuale sulla piattaforma Smart 365 di ICE Agenzia; è prevista la partecipazione di 10-15 imprese italiane del settore e una delegazione di operatori brasiliani selezionati dall’Ufficio Ice di San Paolo.

Lo scenario

L’Industria Anie è composta da settori tecnologicamente avanzati e altamente specializzati, che rappresentano 84 miliardi di euro di fatturato totale e 500.000 addetti.

L’incidenza dell’export sul fatturato totale è strutturalmente superiore al 50% e le imprese esportatrici sono il 40% sul totale, il doppio rispetto alla media manifatturiera.

Negli ultimi anni, prima della crisi Covid-19, a fronte di una domanda interna più debole, le imprese Anie hanno rafforzato il presidio sui mercati esteri e hanno fortemente diversificato a livello geografico i mercati di destinazione, cogliendo opportunità di crescita al di fuori della tradizionale area europea. Oltre 200 sono i Paesi esteri raggiunti dalle esportazioni elettrotecniche ed elettroniche italiane e fra i primi trenta mercati di destinazione del settore oltre il 60% sono oggi extra UE.

Nel 2020 l’andamento dell’Elettrotecnica ed Elettronica italiane si inquadra in un contesto macroeconomico critico dove, alla forte debolezza della domanda interna, si è unita una frenata anche delle esportazioni.

Sulla base dei preconsuntivi elaborati dal Servizio Studi Anie, si stima che gli effetti negativi della pandemia abbiano portato complessivamente il fatturato aggregato dei settori Anie su livelli inferiori del 7,3% rispetto al 2019, con perdite sul mercato interno ancora più ampie.

Le stime sull’evoluzione futura del settore vedono un ritorno sui livelli pre Covid solo nel 2022, nell’ipotesi di contenimento del rischio pandemico e di una ricaduta positiva sul sistema industriale del sostegno che potrà venire dai programmi europei.

L’evoluzione del Paese

Il Brasile rappresenta il primo mercato di destinazione dell’export italiano di Elettrotecnica ed Elettronica in America latina.

L’importante processo di trasformazione energetica e gli incentivi che il Paese riserva all’innovazione aprono interessanti opportunità per le imprese italiane.

Dopo la battuta d’arresto registrata nel 2020 per effetto dell’emergenza sanitaria, nel 2021 si attende un incremento del PIL del Paese pari al 3,5%.

Questo Paese ha bisogno di importanti interventi di ammodernamento della dotazione infrastrutturale (si stima che per soddisfare questo fabbisogno dovrebbe essere dedicato annualmente il 5% del PIL).

Guardando al mercato dell’Energia, il settore si caratterizza per una rapida crescita sia nell’ambito delle fonti tradizionali, sia di quelle rinnovabili, in linea con il Piano nazionale di espansione al 2023.

Energia termica industriale: recupero e conversione

Il progetto I-Therm di Synesis ha concepito due tecnologie di recupero del calore per temperature di esercizio comprese tra i 200 e i 1.350 °C e ha sviluppato due tecnologie per la trasformazione del calore in elettricità

L’obiettivo del progetto I-Therm di Synesis, lanciato nel 2015 e nella sua fase conclusiva allo scorso dicembre, era quello di dimostrare tecnologie e processi orientati ad un efficiente e conveniente recupero di calore negli impianti industriali, nel range di temperatura tra 70°C e 1000°C, nonché l’integrazione ottimale di tali tecnologie con sistemi di generazione di energia esistenti o con elettricità generata dal recupero di calore in eccesso.

Il progetto ha ricevuto fondi dal programma di ricerca e innovazione Horizon 2020 dell’Unione Europea.

Synesis dunque ha partecipato al progetto con il ruolo di system integrator, focalizzandosi su aspetti relativi al controllo e al monitoraggio dei sistemi sviluppati.

I sistemi di controllo e monitoraggio sono stati sviluppati adottando la tecnologia IEC-61499, uno standard in continua evoluzione che Synesis supporta dalla sua prima comparsa, collaborando con attori della ricerca e dell’industria durante numerosi progetti di ricerca e implementazioni pilota.

A seguito delle severe condizioni di lavoro caratteristiche di questi contesti industriali, e funzionalità di monitoraggio remoto sono considerate un requisito essenziale, in quanto permette l’osservazione continua del comportamento del sistema e la possibilità di intercettare, o talvolta anche di prevedere, possibili anomalie.

Per questo, Synesis ha sviluppato un duplice sistema in grado di monitorare i segnali a livello di driver, memorizzarli in un database locale e pubblicarli su un ulteriore sistema remoto, accessibile attraverso una interfaccia grafica basata su tecnologie web.

Tale disaccoppiamento dei differenti sottosistemi consente di controllare possibili criticità, causate da un lato dalle avversità degli ambienti industriali, dall’altro dalla latenza e possibile indisponibilità della connessione internet.

Tutte e quattro le tecnologie sono coadiuvate dal monitoraggio continuo dei parametri chiave di prestazione e dalla regolazione automatica in tempo reale. Il progetto ha inoltre aggiornato la serie di strumenti Einstein, che permette l’analisi rapida della fattibilità e degli aspetti economici del recupero e dell’utilizzo del calore residuo per l’inclusione delle tecnologie di I-Therm.

L’economizzatore a condensazione con tubi di calore (200-500 °C) del progetto è studiato per aumentare l’efficienza del recupero del calore proveniente da caldaie o altri fumi di combustione. Il dispositivo è in grado di recuperare il 10-25% in più di energia rispetto agli economizzatori senza condensazione ed è particolarmente adatto a scarichi “sporchi” acidi  presenti nell’industria petrolchimica, cementiera, vetraria, siderurgica e alimentare.

L’industria siderurgica potrebbe trarre enormi vantaggi dal sistema a tubi di calore piatti (Flat Heat Pipe System, FHPS), concepito per recuperare il calore radiante dal raffreddamento di prodotti su un nastro trasportatore a partire da una temperatura di 1.350 °C fino ad arrivare a 300 °C.

Il sistema a ciclo flash trilaterale (Trilateral Flash Cycle, TFC) è adatto alla conversione calore-elettricità da flussi di calore residuo a bassa temperatura (70-200 °C), presenti soprattutto nell’industria petrolchimica, metallurgica, della carta, della pasta di carta e di alimenti e bevande. Il sistema TFC favorisce un maggiore potenziale di recupero del calore e una produzione energetica superiore per unità di calore immessa rispetto ai sistemi tradizionali a ciclo Rankine a fluido organico. Infine, il ciclo di trasformazione calore residuo-elettricità a CO2 supercritica (sCO2) è una tecnologia unica, nonché il primo sistema completo a essere funzionante in Europa. Questa tecnologia interviene sul calore residuo ad alte temperature (400-1.000 °C) nell’industria siderurgica, cementifera, vetraria e petrolchimica. La produzione di energia elettrica delle tecnologie a TFC e a CO2 supercritica ammonta rispettivamente a 100 kilowatt elettrici (kWe) e 50 kWe.

Tre delle quattro tecnologie sono state selezionate dal Radar dell’innovazione della Commissione europea, che individua le soluzioni innovative più promettenti e le menti innovatrici che le hanno create, fornendo loro la consulenza di esperti affinché approdino sul mercato. Il suo obiettivo è quello di “creare un flusso constante di aziende tecnologiche promettenti capaci di trasformarsi nei futuri campioni industriali”. 

Nasce “Hi – Healthtech Innovation Hub” dall’Università Federico II di Napoli e Medtronic

healthcare

Promuovere l’innovazione e la crescita nel settore Healthcare in Italia per migliorare la salute delle nostre comunità e creare opportunità per i giovani e per le imprese

Nasce con quest’obiettivo HealthTech Innovation hub (HI), un polo dedicato allo sviluppo di Tecnologie per la salute presso il Centro Servizi Metrologici e Tecnologici Avanzati (CeSMA) del Complesso Universitario San Giovanni a Teduccio.

Grazie alla collaborazione tra l’Università Federico II di Napoli e Medtronic Italia, azienda di riferimento nel campo dei servizi e delle tecnologie per la salute, prende il via una collaborazione che intende promuovere le competenze e le esperienze del territorio a livello nazionale e internazionale.

L’invecchiamento della popolazione e le malattie croniche causano, ormai da anni, un aumento dei costi sanitari, minando la capacità di fornire cure adeguate a milioni di persone. La pandemia Covid-19 ha accelerato tutte le trasformazioni in atto, ribadendo l’importanza della centralità della cura e dell’assistenza come temi chiave per lo sviluppo del Paese.

Per rispondere a queste sfide, HealthTech Innovation hub intende creare un ecosistema di conoscenza aperta e condivisa che includa i giovani neolaureati, i centri di ricerca, le imprese e il territorio con l’obiettivo di accelerare l’innovazione al servizio della salute delle comunità creando opportunità e occupazione.

Tra i primi progetti di HI, il Master Make Napoli | Medtronic Advanced Knowledge Experience, un percorso formativo destinato a studenti laureati in materia scientifiche ed economico sociali, residenti nel Sud Italia.

ll nuovo Master Make Napoli pone particolare attenzione all’area delle tecnologie per la salute ed è fortemente integrato con il contesto produttivo e industriale nazionale e internazionale.

Gli studenti potranno approfondire temi e contenuti di frontiera che la pandemia in corso ha reso ancor più attuali e fondamentali per la crescita del nostro Paese. Vogliamo così sviluppare le competenze necessarie per comprendere, interpretare e guidare il futuro post-Covid.

Il Master postuniversitario Make rappresenta il primo passo di un più ampio e ambizioso progetto del HealthTech Innovation hub che intende promuovere la collaborazione con altri attori già presenti all’interno del Campus.

“L’Ateneo Federico II aggiunge un nuovo tassello al suo palmares di iniziative di promozione dell’innovazione e del trasferimento tecnologico a beneficio del tessuto industriale, economico e sociale del nostro Paese”, spiega Matteo Lorito, Rettore Università degli Studi di Napoli Federico II.

“Il nuovo Hub HI Healthtech Innovation Hub, in sinergia con un grande player di levatura internazionale come Medtronic, mira ad essere una fucina di nuove soluzioni tecnologiche in ambito Healthcare, per meglio coniugare un nuovo paradigma di prossimità dei percorsi terapeutici, di interesse strategico se relazionato al corrente scenario emergenziale.

L’iniziativa è pensata in ottica ‘Open Innovation’, per attrarre altre imprese che credono e vogliono investire nell’iniziativa, e per stimolare e promuovere, grazie anche ad azioni formative mirate, nuove idee imprenditoriali…… Napoli è uno dei quattro Laboratori italiani con Milano, Mirandola e Lecce per lo sviluppo, la connessione e la libera circolazione delle idee e del talento al servizio dell’innovazione biomedicale”.

“Come tutti gli eventi traumatici, la pandemia rappresenta un grande acceleratore di processi in atto”, dichiara Gaetano Manfredi, Ministro dell’Università e della Ricerca.

“Il Covid ha fatto emergere punti di forza e di debolezza dei vari sistemi e ha fatto capire a tutti che ci sono delle priorità, come quella di mettere al centro la competenza come motore economico e di benessere collettivo.

Il campo della medicina ben si presta a questa percezione da parte della società, tutti ne comprendono il valore”.

SPECIALE LAB & CHEM WEB EDITION 2020 NORMACHEM: risolvere problemi chimico regolatori mantenendo business continuity

www.normachem.it

Specializzati nel fornire soluzioni di compliance chimico regolatoria per le aziende di tutto il mondo, assicurando la business continuity

L’ obiettivo di NORMACHEM https://www.normachem.it è quello di aiutare le aziende di qualsiasi settore industriale negli adempimenti normativi, riuscendo a convertire i diversi obblighi di legge in migliore competitività aziendale.

Partiamo dal “bisogno” per attivare il cambiamento.

Perché la chimica ci circonda, è ovunque attorno a noi: governa le innovazioni e le tecnologie più avanzate essendo essa stessa chiave dell’evoluzione e del cambiamento.

Per questo motivo dev’essere correttamente gestita e controllata, per garantire così il futuro dell’uomo e del mondo.

Questo è lo scopo di Normachem ma anche una precisa responsabilità  per garantire il futuro di tutti fornendo soluzioni ai problemi chimico regolatori focalizzandoci nel mantenere la business continuity dei nostri clienti.

Viene messa in campo tutta l’esperienza maturata e composta soprattutto da persone competenti e costantemente aggiornate in grado di conoscere i principi capaci di governare la chimica e le leggi che la disciplinano.

Normachem consiglia formule, processi e buone pratiche per garantire ai clienti la miglior soluzione nel mercato di domani.

Perché il cambiamento è la chiave del futuro. E per cambiare il mondo, è necessario conoscere le regole che lo muovono.

CHI E’ NORMACHEM

NORMACHEM è una società di consulenza che si occupa di valutazione del rischio chimico, REACH, CLP, ADR, salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, ambiente e normative di prodotto.

Normachem ha maturato la propria esperienza a fianco di aziende, enti di ricerca e istituzioni nazionali e internazionali, coniugando così l’aspetto di ricerca ed approfondimento normativo con l’applicazione in ambito produttivo delle disposizioni legislative.

L’ intelligenza artificiale sempre più utile all’healthcare

intelligenza artificiale healthcare

Il rapporto realizzato da Eit health e Mckinsey & Company, dal titolo “Transforming Healthcare with Ai: the impact on the workface and organizations”conferma la necessità delle competenze dell’intelligenza artificiale nel settore Healthcare

Lo studio ha evidenziato la necessità di attrarre, educare e formare una generazione di professionisti della sanità con una approfondita conoscenza dei dati, migliorando al contempo le competenze della forza lavoro attuale, per poter sfruttare appieno il potenziale di trasformazione dell’intelligenza artificiale.

 

Cosa dice l’Europa

D’altra parte secondo la European skills agenda (il documento presentato lo scorso 1 luglio dalla Commissione Europea, per migliorare la competitività sostenibile e garantire l’equità sociale), a oggi almeno l’85% dei posti di lavoro richiede un livello minimo di competenze digitali.

Nel 2019 solo il 56% degli adulti possedeva le competenze digitali di base.

Mentre tra il 2005 e il 2006, il 40% dei nuovi posti di lavoro erano in settori di alta intensità digitale.

Secondo lo studio di Eit & Mckinsey, le competenze digitali di base, la scienza biomedica e dei dati, l’analisi dei dati e i fondamenti della genomica saranno fondamentali, in vista dell’ingresso dell’intelligenza artificiale e del machine learning nel settore dei servizi sanitari.

 “Queste materie sono raramente insegnate in modo sistematico insieme alle scienze cliniche tradizionali. E così, incolpevolmente, il personale sanitario di oggi non è ancora pronto per l’adozione dell’Ai.

L’Europa è all’avanguardia nell’innovazione sanitaria e stiamo assistendo alla creazione di un numero crescente di soluzioni di Ai tangibili, di impatto e promettenti. Tuttavia dobbiamo coniugare lo sviluppo di nuove tecnologie, in grado di alleviare parte della pressione sui servizi sanitari, con la capacità di integrarle nell’erogazione delle cure. Ora è il momento di colmare queste lacune, in modo che l’Europa non rimanga indietro nell’applicazione dell’Ai” – ha dichiarato Jorge Fernández García, Direttore Innovazione di Eit Health e co-autore del rapporto.

 

 

 

Le professioni sanitarie che hanno più bisogno di competenze Ai

Attualmente la diagnostica è l’applicazione principale dell’Ai nell’ambito del settore sanitario.

Tuttavia, nei prossimi 5/10 anni, gli operatori sanitari si aspettano che il processo decisionale clinico sia al primo posto nella lista delle applicazioni secondo il sondaggio dell’EIT Health e McKinsey & Company, che ha coinvolto 175 persone in prima linea nella fornitura di assistenza sanitaria, inclusi 62 decisori intervistati.

Gli autori del rapporto sottolineano che non solo è necessario attrarre, formare e trattenere un numero crescente di professionisti sanitari, ma si deve anche garantire che il loro tempo sia impiegato dove ha maggior valore aggiunto, ovvero nella cura dei pazienti.

Il ruolo dell’Artificial Intelligence

Basandosi sull’automazione, riporta una nota delle due società, l’intelligenza artificiale può rivoluzionare l’assistenza sanitaria. In che modo?

Contribuendo a migliorare la vita quotidiana degli operatori sanitari, permettendo loro di concentrarsi maggiormente sull’interpretazione delle immagini e quindi su come lavorare con i pazienti e i team clinici per personalizzare e migliorare ulteriormente l’assistenza.

L’intelligenza artificiale, inoltre, può migliorare la velocità della diagnostica e, in molti casi, anche la loro accuratezza.

Oltre all’aggiornamento delle competenze, un’altra esigenza identificata come fondamentale dai partecipanti allo studio è la maggiore partecipazione degli operatori sanitari nelle prime fasi dello sviluppo dell’IA.

Attualmente il 44% degli intervistati, selezionato per l’interesse negli ambiti dell’innovazione sanitaria e dell’IA, non è mai stato coinvolto nello sviluppo o nella diffusione di una soluzione di IA.

“L’Ai ha un enorme potenziale per migliorare la produttività e l’efficienza dei sistemi sanitari e renderli più sostenibili ma, cosa ancora più importante, ha il potenziale per fornire migliori risultati sanitari ai pazienti.

Può farlo in molti modi, dallo sviluppo di un maggior numero di cure preventive, alla possibilità per gli operatori sanitari di dedicare più tempo alla cura diretta dei pazienti.

Questo rapporto congiunto vuole essere una guida per i responsabili dei processi decisionali, in modo che possano definire le loro aspirazioni rispetto all’IA e sviluppare e implementare il giusto approccio per la loro organizzazione o il loro sistema sanitario” – ha commentato Angela Spatharou, Partner di McKinsey & Company, e co-autore del rapporto.

BIOCHEMICALS, bioplastica il futuro è biobased

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Nonostante il valore della plastica per la società attuale, vi sono preoccupazioni diffuse sui rifiuti abbandonati, la forte dipendenza dalle risorse limitate, nonché il livello delle emissioni di CO2

Si sta aprendo la strada ad un processo altamente efficiente per produrre 2,5-Furandicarboxylic acid (FDCA) come monomero per la bioplastica, il polietilenefuranoate (PEF). Derivato dagli zuccheri utilizzando la bio-fermentazione, FDCA ha il potenziale per sostituire l’acido terephthalico a base di olio nel PET e un’ampia varietà di altre materie plastiche.

Sostituendo l’acido terephthalico con FDCA, possiamo creare PEF, una bioplastica sostenibile che ha una struttura chimica simile a quella del PET. A differenza del PET, il PEF può essere prodotto al 100% biobased, aumentando le credenziali di sostenibilità in applicazioni chiave, come gli imballaggi.

La bioplastica PEF ha già attirato molta attenzione come materiale promettente in diversi settori, in quanto i produttori possono vedere il loro potenziale enorme impatto sul mondo.

I benefici sono chiari. Per gli alimenti e le bevande, ad esempio, il PEF consente ai consumatori di mantenere i prodotti più freschi per un periodo più lungo rispetto al PET, a causa delle proprietà “barriera” più elevate del materiale. Questo riduce anche la quantità di rifiuti alimentari. PeF è anche più forte del PET, consentendo un’ulteriore leggera ponderazione di un prodotto di imballaggio, risparmiando materiali e costi di trasporto.

La scelta di materie plastiche biobased come PEF, significa che si sta contribuendo alla transizione verso un’economia circolare. Non solo il PEF può essere riciclato in modo simile al PET, ma è anche completamente biobased, permettendoci di fare meno affidamento sulle risorse fossili e contribuire a ridurre le emissioni di anidride carbonica rispetto al PET – una grande notizia per il nostro pianeta.

Con questi vantaggi, non è difficile capire perché PEF sostituirà il PET nei prossimi anni.

Realizzare il CORBION

Il nostro sviluppo di FDCA e PEF viene introdotto in un buon momento, mentre cresce la consapevolezza sui benefici della bioplastica rispetto alle plastiche a base fossile.

In Corbion, sono entusiasti di essere in prima linea in questa innovazione e accolgono con favore i cambiamenti nel settore.

Attraverso i metodi biotecnologici unici impiegati, sono stati messi a buon uso gli 85 anni di esperienza, rendendo i blocchi di costruzione biobased e le materie plastiche disponibili in modo commerciale per i produttori di tutto il mondo. Lavorando insieme ai partner di tutta la catena del valore – dai fornitori di zucchero ai proprietari di marchi – si stanno cercando infinite possibilità per un pianeta più sostenibile.

Collaborare con partner che la pensano allo stesso modo permette ai clienti di fare scelte consapevoli, in modo da poter sviluppare innovazioni e prodotti migliori e più sostenibili, basati su risorse rinnovabili. Utilizzando le tecnologie di base per rendere i prodotti esistenti ancora migliori per i clienti, oppure entrando in mercati adiacenti con le attuali linee di prodotti, oltre a sviluppare tecnologie rivoluzionarie che non sono mai state viste prima.

Corbion applica il suo processo di apertura della fase di innovazione, un processo di valutazione passo-passo delle tappe fondamentali e della redditività del mercato in ogni fase del progetto. Questo permette in ultima analisi di far progredire solo i migliori progetti dalla fase di laboratorio alla fase demo, fino alla produzione su scala industriale, risparmiando tempo e denaro preziosi. Ciò è particolarmente rilevante per i programmi di grandi dimensioni come l’acido 2,5-Furandicarboxylic (FDCA), un potenziale sostituto dell’acido tereoftalico purificato (PTA), utilizzato per creare PEF come nuova bioplastica per imballaggi come pellicole e bottiglie.

La joint venture 50/50 con Total per la produzione e la commercializzazione dell’acido polilattico bioplastico (PLA) è un esempio di stringente collaborazione. Insieme, viene commercializzata una resina PLA ad alte prestazioni che può essere utilizzata per creare bioplastiche per una vasta gamma di applicazioni, dagli imballaggi alimentari (degradabili) ai computer touchscreen e ai componenti automobilistici durevoli.

Si prosegue a lavorare su altri progetti di sviluppo a lungo termine, tra cui una joint venture con BASF per lo sviluppo di una forma biobased di acido succinico, un materiale di origine rinnovabile adatto ad applicazioni come le plastiche biodegradabili.

Rockwell Automation: nuova gamma di PC industriali con tecnologia Asem

Roxkwell e Asem tecnologia IoT

l lancio di questa famiglia di prodotti è la prima conseguenza industriale dell’acquisizione di Asem SpA avvenuta lo scorso maggio, il cui obiettivo era permettere a Rockwell di ampliare considerevolmente la propria capacità di risposta al mercato in termini di PC industriali (IPC), interfacce operatore (HMI) e soluzioni di accesso remoto sicuro Industrial IoT, grazie alle strutture di Asem e in particolare al suo centro di eccellenza per R&D e produzione in ambito HMI e PC industriali.

I prodotti sono stati specificamente progettati per resistere alle condizioni difficili presenti negli ambienti industriali, ivi comprese le applicazioni di lavaggio previste nei processi food e life science.

Tra le prime novità disponibili un’estesa gamma di monitor, box PC, panel PC, thin client e dispositivi per la connettività remota.

Seguiranno, nel corso del prossimo anno, nuove varianti di prodotto e opzioni di personalizzazione che arricchiranno ulteriormente l’offerta di Rockwell Automation per l’industrial computing.

I nuovi VersaView 6300

VersaView 6300 mette i dati a disposizione di chi deve prendere le decisioni al posto e al momento giusto, su dispositivi intelligenti, su macchine e su tutto l’impianto. Integra le capacità di IIoT Computing di Rockwell Automation e aiuta a incrementare la produttività e l’efficienza in una Connected Enterprise, in particolare nel punto di visualizzazione e aggregazione dei dati.

La famiglia VersaView 6300 prevede la disponibilità immediata di panel PC altamente scalabili, VersaView 6300P, che offrono ai costruttori di macchine una maggiore flessibilità in tutto ciò che è accessibile e gestibile tramite uno schermo; thin client ThinManager Ready VersaView 6300T; e box PC altamente configurabili, VersaView 6300B, oltre a prodotti per l’accesso remoto.

Commentando questo lancio di prodotti, Susana Gonzalez Emea President di Rockwell Automation, afferma: “Trasferire le capacità di Asem nel portafoglio di Rockwell Automation è stato decisamente entusiasmante così come lanciare la famiglia VersaView 6300.

L’Europa è nota per essere una fucina delle migliori tecnologie di industrial computing.

Tale capacità potenziata di fare, in Italia, ricerca e sviluppo e produzione di tecnologia di levatura mondiale rappresenterà un vantaggio per i clienti, in particolare per i costruttori di macchine, sia della regione Emea che di tutto il mondo”.

Renzo Guerra, Presidente e Ceo di Asem, dichiara: “La famiglia di prodotti VersaView oltre a beneficiare di tecnologia avanzata si porta dietro tutto il patrimonio, la qualità e l’innovazione sviluppati da Asem negli ultimi 40 anni. Ciò rappresenta un nuovo capitolo della storia di Asem, poiché dalla nostra sede di Artegna continueremo a supportare e sviluppare la nostra tecnologia informatica all’avanguardia per l’automazione industriale, per i nostri attuali clienti così come per raggiungere nuovi mercati in tutto il mondo”.

Bart Nieuwborg, product manager visualization di Rockwell Automation Emea region, afferma: “La famiglia VersaView 6300 sarà sul mercato nei prossimi mesi, tuttavia, sono già da ora disponibili tutti i dettagli e le specifiche tecniche per consentire ai clienti di introdurre queste nuove funzionalità nei loro investimenti attuali e futuri. Siamo orgogliosi di poter offrire ai nostri clienti capacità complete di personalizzazione tramite il centro di eccellenza per le soluzioni informatiche industriali, e ci entusiasma poter continuare a sviluppare la nostra offerta nei prossimi mesi così come in futuro”.